COLOMBIA ’86, IL MONDIALE FANTASMA

Colombia ’86, il mondiale fantasma

Come preserviamo il bene pubblico, come sappiamo che il rifiuto è imperdonabile, annuncio ai miei compatrioti che la Coppa del Mondo 1986 non sarà disputata in Colombia, previa consultazione democratica sui nostri veri bisogni. Non si è compiuta la regola d’oro, per cui il Mundial dovrebbe servire alla Colombia, e non la Colombia alla multinazionale del Mondiale. Qui ci sono altre cose da fare, e non abbiamo il tempo per affrontare i capricci della Fifa e dei suoi partner. García Márquez ci compensa pienamente la vetrina che perdiamo con la Coppa del Mondo.

Era il 25 ottobre 1982 e con questo discorso alla nazione di Belisario Betancur Cuartas la Colombia divenne la prima ed unica nazione a rifiutare un Mondiale. Un sogno infranto per milioni di colombiani che per la prima volta nella loro storia potevano essere protagonisti di una competizione sportiva. Ma come si arrivò a tutto questo? Come è stato possibile annullare un Mondiale appena 4 anni prima della sua realizzazione?

Belisario Betancur Cuartas
Belisario Betancur Cuartas annuncia la decisione di annullare il Mondiale

Gli intrighi tra Senior e Havelange

L’ufficialità della Colombia come organizzatrice del Mondiale del 1986 avvenne il 9 giugno 1974. Fu una scelta che destò non poche perplessità. La Colombia non aveva mai organizzato nessun evento sportivo e la sua nazionale di calcio aveva partecipato solo una volta ad un mondiale, quello del ’62, venendo subito eliminata. Ma la Colombia poteva contare su uomo d’affari di Barranquilla, presidente della Federcalcio colombiana e patron dei Millonarios, la squadra di Bogotà,  Alfonso Senior Quevedo. Senior negli anni 50 fu protagonista di un clamoroso scontro con la FIFA, portando ad uno scisma che durò fino al 1957, anno in cui il calcio colombiano ritornò ad essere riconosciuto ufficialmente. L’intraprendente e sognatore Senior nel 1966 appoggiò la candidatura alle presidenziali colombiane di Carlos Lleras Restrepo, con l’obiettivo di avanzare la candidatura per i Mondiali,  tema che diede una svolta alla campagna elettorale di Lleras, portandolo a vincere le elezioni. Una volta entrato a Palacio de Nariño però, Lleras fece poco e il fascicolo passò nel 1974 al suo successore, Misael Pastrana Borrero. La candidatura colombiana sembrava avere la strada spiantata anche grazie all’intervento di Joao Havelange, alla ricerca di voti delle federazioni meno potenti per scalzare Stanley Rous dal trono di presidente della FIFA.  Per Havelange un mondiale in un Paese come la Colombia era la carta vincente per la vittoria.

alfonso senior quevedo
Alfonso Senior Quevedo

Una grande illusione

Con l’appoggio di Havelange, che nel 1974 divenne presidente della FIFA, e gli intrallazzi di Senior la Colombia ottenne l’investitura ufficiale per organizzare il mondiale. Aveva 12 anni di tempo per poterlo fare. Il problema fu che il Paese era in uno stato talmente disastrato (mancavano infrastrutture, autostrade, aeroporti) che non ci provò nemmeno a prepare il tutto. Inoltre, la situazione peggiorò quando 2 mesi dopo la sua elezione Pastrana fu sfiduciato e perse il potere. Questo causò una situazione di caos in tutto il territorio colombiano, permettendo lo sviluppo dei cartelli criminali della cocaina che qualche anno dopo diventeranno protagonisti della scena mondiale calcistica.  Ma mentre il Paese era bloccato, la macchina propagandistica continuava senza sosta tant’è che durante il mondiale spagnolo del 1982 si potevano vedere cartelloni promozionali di Colombia ’86, sponsorizzati per la maggior parte da enti privati come il Banco de Colombia.

Lo scontro con la FIFA

Proprio durante il mondiale spagnolo in un incontro con Senior, Havelange iniziò a preoccuparsi seriamente. Il potente presidente della federazione colombiana lo informò dello status quo, annunciando che l’unica possibilità per potercela fare era quella di tornare ad una competizione a 16 squadre e non più a 24. Ormai era chiaro che il mondiale stava saltando.  Ai primi di ottobre dello stesso anno il vice di Havelange, Hermann Neuberger, recapitò al governo di Bogotà una sorta di ultimatum con le attività imprescindibili da dover realizzare con urgenza. Tra queste c’erano: 12 stadi, di cui 2 da 80mila posti, 4 da 60mila e gli altri da 40mila; un moderno hub di telecomunicazioni nella capitale; la libera circolazione di tutte le monete internazionali; collegamenti stradali e ferroviari tra tutte le sedi iridate e aeroporti adeguati in ogni città mondiale.
La risposta della Colombia arrivò il 25 ottobre con il discorso di Belisario Betancur Cuartas, il discorso delle “99 parole del no”.

Messico o USA

Per la prima volta nella storia si doveva organizzare un mondiale in poco più di 3 anni. La FIFA riaprì il bando, si candidarono il Canada, il Brasile (che si ritirò quasi subito), il Messico e gli USA. Quest’ultime due sembravano essere le candidature più forti. Gli americani pur di aggiudicarsi la gara mossero Henry Kissinger e testimonial come Pelè e Beckenbauer. Si votò a Zurigo il 20 maggio 1983. Nonostante la candidatura statunitense era palesemente la proposta più allettante, ebbe la meglio all’unanimità il Messico, che diventò la prima nazione ad aver organizzato due mondiali, dopo quello del 1970. Il merito  fu di un altro faccendiere amico di Havelange, Guillermo Canedo e dei soliti voti del terzo mondo che sempre di più avevano peso nel consiglio della FIFA.

Nonostante il terribile terremoto del 1985 che sconvolse la costa messicana causando ingenti danni e circa 10.000 vittime, il mondiale messicano fu un grande successo. Per i colombiani invece, fu una grande vergogna solo in parte dimenticata con l’organizzazione della Copa America nel 2001. Molti però, a Bogotà aspettano ancora il loro completo riscatto e la possibilità di cancellare dalla memoria quel mondiale fantasma.

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