Nicola Ventra

#Onetoone: Nicola Ventra

«Il Governo deve aiutare le squadre, servirebbe un ministero dedicato al calcio che possa contribuire a salvaguardare gli interessi delle grandi squadre, ma non a discapito delle piccole», sostiene Nicola Ventra, un nome sempre più di peso nel calcio portoghese. Fin da bambino il suo desiderio è quello di lavorare nell’industria del calcio. Ci ha provato prima come giocatore e poi, capito di non avere il talento per sfondare, ha scelto la strada del dirigente. Del resto, Nicola ha fatto del calcio la sua missione di vita. Un giorno di fine estate, in procinto di decidere cosa fare dopo la maturità, arriva l’aiuto di Italo Cucci. Durante la trasmissione de La domenica sportiva il noto giornalista raccontò del figlio, indirizzato anch’egli verso una carriera nello sport, allievo dell’Università di Teramo. Un’illuminazione per Nicola che invano aveva cercato un posto simile. Così da Melfi, in Basilicata, si trasferisce in Abruzzo. Finita la triennale, decide di partecipare al programma europeo Erasmus Placement e sceglie come meta la capitale del calcio europeo e mondiale, Londra. E nella capitale londinese la sua carriera ha un’impennata.

nicola ventra

Ho lavorato fianco a fianco con Franco Baldini alla Football Association (FA) ai tempi di Capello allenatore della nazionale inglese.

Il dirigente romano lo prende sotto la sua protezione e grazie a lui Lillino, come lo chiamano affettuosamente i suoi familiari, riesce ad imparare tanto. Così finito l’erasmus torna in patria per terminare gli studi e riparte subito per Londra. Obiettivo: specializzarsi nel mondo del management sportivo.

Questa esperienza del master mi ha aiutato tantissimo perché il calcio è ancora un sistema prevalentemente chiuso. La possibilità di entrare in contatto con operatori del settore è stata per me fondamentale.

Da qui si trasferisce a Porto dove inizia la sua carriera come consulente, anche se sua moglie (portoghese) avrebbe voluto rimanere a Londra. Ma in terra lusitana Nicola inizia a farsi un nome tanto che diventa un habitué della trasmissione sportiva “Sport TV”, il più importante referente mediatico a livello sportivo del Portogallo. E da dicembre è General Manager del Club Desportivo de Tondela, squadra di media-bassa classifica della Primeira Liga acquistato dall’Hope Group Football Asset Management.

Con grande piacere ho accettato l’offerta dell’Hope Group. Si tratta della prima holding ufficiale del calcio che gestisce altri club oltre il Tondela: 2 club in Cina, il Granada e il Parma.

Com’è strutturato l’Hope Group?
Hope Group punta a un modello gestionale condiviso delle sue diverse squadre. Una galassia sportiva che vuole creare una sinergia sia sul fronte commerciale che sullo studio delle partite e lo scouting, garantendo maggiore efficienza. In tutto questo il direttore sportivo Antonio Cordon riveste un ruolo centrale.

nicola ventra

Come avviene operativamente la relazione tra le squadre e la holding?
Io mi occupo di tutto quello che riguarda l’aspetto gestionale del club: dalla parte amministrativa a quella più commerciale, come per esempio la ricerca di sponsor. Facciamo meeting mensili con il Gruppo in cui analizziamo tutti gli aspetti anche quelli puramente sportivi.

Come ti sembra il calcio portoghese?
È una realtà molto interessante. A differenza degli altri Paesi non c’è un limite di giocatori stranieri perciò è diventato negli anni un vetrina per molti talenti, in particolar modo, per quelli sudamericani. Poi, il Portogallo è un posto tranquillo in cui si può crescere senza troppa ansia a differenza dell’Italia.

A proposito di Italia, cosa ne pensi dello stato di salute del nostro “Sistema Calcio”?
Il Governo deve aiutare le società, altrimenti non si cresce mai. Non puoi pretendere di competere con Paesi che sono avanti a noi anni luce senza avere un governo compatto che da un lato permetta una redistribuzione più equa dei profitti e dall’altro renda stabile e sicura la crescita dei nostri club più importanti ed evitare il proliferare della violenza come è accaduto in Inghilterra.

In che senso?
Dopo il periodo della Tatcher e il fenomeno degli hooligans in cui ogni partita era una guerra, l’Inghilterra ha cambiato completamente pelle. Con il supporto del Governo per la tutela e la sicurezza negli stadi ha iniziato a vendere all’estero i diritti delle partite gratuitamente. Questa è una cosa che in pochi conoscono, ma per 3 anni la Premier League non ha guadagnato nulla dai diritti TV esteri. Poi, una volta “assuefatti” gli appassionati di tutti il mondo, l’Inghilterra è andata a riscuotere ed oggi è il campionato più bello e ricco del mondo.

Quindi, conoscendo la nostra situazione torneresti in Italia?
Certo! Il mio obiettivo è fare un ottimo lavoro qui al Tondela e spingere i vertici del Gruppo ad affidarmi la gestione del Parma. Mi sono dato 3 anni.

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