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Non siamo in guerra, ma spiegatelo a Son

L’emergenza Coronavirus é da molti percepita, ingiustamente, come una guerra. É anche se il paragone é disgraziato, per qualcuno invece lo stop dovuto all’emergenza si è trasformato in una chiamata alle armi, anche se per fortuna solo a titolo di addestramento. Il signore in questione é Heung-min Son, meglio conosciuto come il più forte calciatore coreano di sempre e tra i migliori asiatici di ogni tempo. Lo statuario attaccante in forza al Tottenham dal 2015 ha infatti battuto molti record, oltre ad essere a tutto oggi il giocatore asiatico più pagato di sempre, ma non è riuscito a scampare dal servizio militare obbligatorio per ogni cittadino coreano. Possiamo solo immaginare quale sia lo stato d’animo del Paese asiatico che vive di fianco al dittatore più imprevedibile del mondo contemporaneo, quindi viene facile dedurre il perché di una legge così dura sul servizio militare imposto ad ogni cittadino in salute. É cronaca solo di qualche anno fa la fuga di centinaia di profughi nord coreani disposti alla morte pur di scappare dal “Paese migliore al mondo”. Molti di loro sceglievano la via cinese, finché non é stato chiaro che il governo di Pechino in accordo col Kim Jong, prima sfruttava i profughi e poi li rispediva in patria volentieri. Tranne le donne, molti di essere rimanevano nei confini cinesi per essere vendute come mogli ai contadini sul confine cino-coreano.

A causa di questa amara consapevolezza, ormai da anni molti profughi cercano la fuga verso la Corea del Sud, spesso gettandosi letteralmente a mare sperando di essere raccolti dalla parte occidentalizzata del Paese. Questo é solo una delle tante storie che spiega come in Corea del Sud non si dorma tranquilli, consapevoli di avere un vicino decisamente troppo ingombrante ed imprevedibile che dal 1950 minaccia la loro sopravvivenza con un potenziale atomico. Per questo tutti i cittadini tra i 18 e i 28 anni devono sottoporsi all’addestramento militare e considerasi coscritti in caso di guerra per un preciso comma della Costituzione della Repubblica di Corea che recita all’articolo 39: “Tutti i cittadini hanno il dovere di difesa nazionale alle condizioni stabilite dalla legge”. Legge che vuol dire passare 21 mesi nell’esercito o nel Marine Corp, oppure 23 mesi nella marina o 24 mesi nell’aeronautica. Quasi due anni di addestramento militare per una popolazione che conta 50 milioni di abitanti registra un esercito di coscritti di circa 6 milioni di uomini. Questa militarizzazione del Paese ha portato la Corea a riconoscere solo lo scorso anno il diritto di obiezione di coscienza. Qualcosa naturalmente sta cambiando, l’incontro del 27 Febbraio tra Donald Trump e Kim Jong, oltre ad essere sembrata una convention di parrucchieri anni ottanta, avrebbe portato ad un rilassamento tra le due Coree che avrebbe persino fatto auspicare ad un alleggerimento dei rispettivi contingenti militari. Se per Pyongyang alleggerimento vuol dire soprattutto ridurre il potenziale nucleare, per la Corea del Sud equivarrebbe a dire la rinuncia al servizio militare obbligatorio. Regola, quella della leva per tutti, ormai sentita come un obbligo non necessario e lontano dalle esigenze della dinamica ed iper competitiva società coreana, in modo particolare tra i giovani, che spesso non sentono neanche più i nord-coreani come dei nemici ma più come degli sfigati.

Per ora la distensione non c’è stata e la Corea del Sud continua a richiamare i propri giovani in patria per completare la preparazione militare, senza guardare nome, cognome o professione del cadetto. Così Son che aveva scampato il periodo di leva nel 2018 grazie alla vittoria della Corea del Sud ai Giochi Asiatici, uno dei pochi motivi per essere esente dal servizio miliare, qualche giorno fa ha scoperto di doversi fermare in patria, dove era andato per un’operazione al gomito, per completare l’addestramento militare visto che il suo impegno lavorativo (giocare in Premier League) era rimandato a causa del Coronavirus. La società del Tottenham poco poteva e nulla ha fatto anche perché il governo coreano ha spiegato che in caso di ripresa del campionato Son potrebbe interrompere l’addestramento per riprenderlo in seguito. Il calciarore inizierà la preparazione militare il 20 Aprile dall’isola di Jeju, isola da cui partì la rivolta coreana contro l’Impero Giapponese invasore e che grazie all’aiuto degli alleati russi e americani portò alla nascita delle due Coree subito dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Il gesto di Son, eroe in patria con i suoi successi in Europa, é quindi intriso di un forte senso nazionalistico. Forse lo sforzo di Son potrebbe essere l’ultimo, in un paese giovane che sta cambiando immagine è che vuole dimenticare il conflitto in casa.

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