borg mcenroe

Deleuze, Borg e McEnroe. La rivoluzione del tennis.

Gilles Deleuze in Pourparler riflette sulla modernità, mettendo in discussione alcuni capisaldi della cultura moderna. Nella sua riflessione analizza soprattutto il rapporto tra creazione, riflessione e imitazione. Il filosofo per Deleuze non dovrebbe essere un riflessivo, bensì un creativo, anche se a volte può essere un imitatore. Possono essere imitatori gli scrittori, in generale gli artisti. Agli sportivi invece, Deleuze concede un primato: lo sport moderno ha perso il punto d’origine del movimento. Per il filosofo francese infatti “tutti i nuovi sport – il surf, il windsurf, il deltaplano…- sono del tipo: inserimento in un’onda preesistente. Il punto di partenza non è più’ l’origine, è una sorta di messa in orbita.” Questa mancanza di riferimento preciso segnerebbe per Deleuze un approccio moderno alla modernità, un passo verso la creazione e non l’imitazione. Modernità che sembrerebbe non riguardare la filosofia e la letteratura, colpevoli di non riuscire più’ a “produrre da sé il movimento“. Parlando del ricurvamento della filosofia su se stessa, Deleuze sentenzia con una massima dai mille significati intrinsechi: “Se non riesce a creare nulla, che altro può fare se non riflettere su?” E mentre l’energia dei nuovi sport, più figli della tecnica che della filosofia, impazza, è la letteratura a morire per mano di un gruppo di assassini. Anche qui la definizione è chirurgica e iperbolica: il complotto degli imitatori. La riproducibilità del best seller, la classifica dei più venduti della settimana, hanno ucciso i creatori e spalancato le porte agli imitatori. Ma proprio mentre il saggio di Deleuze si fa duro e spietato, ecco uscire due figure dal mucchio selvaggio disegnato: sono due ragazzi con i capelli in disordine e delle racchette alle mani. Per la precisione sono Bjorn Borg e John McEnroe.

Che lo stato di rivoluzionari ben si addicesse ai due tennisti più amati di sempre non è certo cosa nuova, ma le motivazioni con cui Deleuze li definisce tali sono molto interessanti e offrono spunti di riflessione importanti. Nell’analizzare la storia degli sport moderni Deleuze fa notare come essi hanno sempre dei rinnovamenti che provengono da un unico campo, lo stile. È sempre lo stile secondo Deleuze a far compiere allo sport dei progressi nella sua prassi. “Certo gli sport presentano una scala quantitativa contrassegnata dai record, basata sui perfezionamenti delle apparecchiature, la scarpa, l’asta…ma ci sono anche mutazioni qualitative o idee che sono questioni di stile.” Riflessione preziosa se si analizza l’evoluzione dello sport. Si pensi al calcio che, oltre alle formalizzazioni che ne hanno cambiato l’assetto, ha giovato dell’apporto di calciatori che grazie al proprio approccio ne hanno modificato l’aspetto. Ovvio pensare al calcio degli inizi, ma è lecito pensare in età contemporanea anche a Ronaldo e Ibrahimovic che con i loro corpi hanno creato un altro spazio all’interno del rettangolo di gioco.

I miglioramenti tecnici hanno il loro effetto solo se accolti e selezionati in un nuovo stile”, equivale a dire che come per la scrittura l’uso di una nuova sintassi sposta l’evoluzione delle letteratura, lo stile personale degli sportivi cambia la fisionomia degli sport. È l’individuo per Deleuze a guidare l’evolversi degli sport. È qui il punto preciso in cui entrano gli inventori, i creativi dello sport che Deleuze definisce “gli intercessori qualitativi“.

Il tennis diventa per il filosofo il campo prescelto per una riflessione approfondita su stile e innovazione. Qui la figura di Borg diventa centrale, Borg ha inventato un nuovo stile che apriva ad una sorta di proletariato. Facile ritrovare la figura del tennista svedese anche in questa breve definizione. L’approccio innovativo di Borg fu evidente, prima ancora che in aspetti più’ tattici, nella sola impugnatura della racchetta. Tenere la racchetta a due mani fino all’arrivo di Borg era considerata una postura addirittura pericolosa per la colonna vertebrale, fu lo stile e l’oggettivo guadagno che ne derivava in termini agonistici a trasformare quell’imprecisione personale in una delle tecniche moderne del tennis ora addirittura insegnata dai maestri di tennis come uno dei fondamentali. Una tecnica impura, mutuata dall’hockey da un giovanissimo Borg, e riportata in tutt’altro ambito per aumentare potenza e precisione del colpo da fondo campo. Proletariato vuol dire questo nel linguaggio di Deleuze, portare istanze derivanti da altri ambienti meno eleganti nel palco buono del tennis. Ma come sappiamo Borg non cambierà solo il modo di tenere la racchetta per sempre, cambierà anche lo spazio del tennis imponendo il gioco dalla linea di fondo campo. Trasformando il tennis da un sport gentile ad un sport di fatica e dallo sforzo fisico immane. Cambierà lo spazio, ma cambierà anche il tempo.

Ma c’è un altro innovatore che Deleuze designa come uno “stilista”, naturalmente è John McEnroe. Per l’alter ego e amico di Borg le principali innovazioni sarebbero due: una di ordine più strettamente postulare e una di ordine morale. Se il tennista americano per Deleuze ha il merito di aver portato nel tennis le “posture egizie” (il suo servizio) è in campo morale che McEnroe ha stravolto le regole con la sua rinomata rabbia non solo agonistica, che viene definita “dostoevskijana”. Non è difficile immaginare il giovane McEnroe nei panni di un Ivan Karamazov, rabbioso e romantico, malato e lucido. Le personalità dei due iconici tennisti hanno trasformato il loro sport in qualcos’altro, ma proprio come due eroi della tragedia greca ne hanno anche subito il lato oscuro. Deleuze avverte che i due avrebbero potuto essere battuti e superati da degli epigoni iper specializzati, ma nessuno avrebbe potuto togliere loro il primato dell’invenzione. “Le federazioni sportive mostrano una considerevole ingratitudine nei confronti degli inventori che le hanno fatte vivere e prosperare” riflette Deleuze, dichiarando però anche l’irriducibilità di queste figure: “lo sport passa per questi inventori, che costituiscono ogni volta l’inatteso, la nuova sintassi, le mutazioni.” E in questo che si distinguono le personalità sportive ed in particolare quelle dei Borg e McEnroe: la storia dello sport non potrà mai prescindere dai suoi grandi protagonisti che con il loro stile ne hanno mutato per sempre il corso.

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