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Il calcio post Covid é una battaglia sui diritti televisivi

Come e perché il calcio si sia fermato, con tutte le polemiche annesse e connesse di cui vi abbiamo tenuti aggiornati nelle scorse settimane, ormai è chiaro se non lapalissiano. Invece, sul perché si scende in campo ora e chi lo ha davvero deciso questo ritorno, non solo si può investigare, ma si può anche, a voler esser un po’ dietrologisti, fare qualche considerazione un po’ più generale. Che il mondo del calcio non stravedesse per scendere in campo é cosa quantomeno assodata, i calciatori in primis si erano già fatti il film di una vacanza iniziata a Marzo e che si sarebbe conclusa ad Agosto coi ritiri. Le società tutto sommato non potendosi assicurare gli introiti del botteghino non è che proprio ambissero a tornare in campo a porte chiuse. Certo qualche squadra, l’esempio italiano della Lazio é lampante in questo senso, tutto sommato in campo ci voleva tornare. Secondi, con una rosa decisamente più in forma della squadra in vetta alla classifica, col titolo di outsider, gli uomini di Pippo Inzaghi bene fanno a chiamare in causa la sventura come gli Ateniesi nel 430 A.C., sconfitti solo dalla peste. Infatti il loro presidente, per chi se lo fosse dimenticato, era tra quelli in prima fila a chiedere un rientro veloce che scongiurasse l’assegnazione del campionato a bocce ferme, placato poi nel suo entusiasmo da alcuni giudici sportivi ed esperti sanitari. Ma non sono stati i presidenti, i calciatori e neanche i tifosi a voler ritornare a giocare, ma le piattaforme che reclamavano i loro diritti. Con questa chiave di lettura però, accediamo ad un altro livello di discussione, ovvero chi gestisce i diritti sul calcio e come lo gestisce.

Buona parte infatti, degli eventi sportivi europeo sono stati gestiti da Sky con alcune piccole eccezioni o coabitazioni a livello nazionale e questo influisce sui poteri di forza e di contrattazione. Il colosso di Murdoch del resto, ha una politica abbastanza spiazzante sui diritti televisivi. Per quanto sia disposta a cedere volentieri vantaggio agli avversari sulle competizioni europee (vedi Champions League) pare coltivi più interesse per i campionati nazionali. Caso emblematico fu quello italiano della Champions trasmessa da Mediaset Premium, oltre a situazioni simili accadute in Germania, Austria e Inghilterra dove la competizione più prestigiosa europea viene snobbata da molti anni. Probabilmente nella logica dei pacchetti, a Sky si sono accorti da tempo che fare un investimento di centinaia di milioni di euro per assicurarsi gli eventi europei non sia così profittevole come assicurarsi un campionato nazionale per intero. Quest’anno però il lockdown ha provocato un danno di 2 miliardi di euro a livello europeo. Le leghe di tutta Europa si sono in quasi tutti i casi accordati per un rientro in campo a Giugno che salvi qualche centinaia di milioni di euro, nonostante il ricavo dal botteghino sia ormai sfumato per intero. In Italia la ripartenza del campionato é prevista dal 20 Giugno e questo porterebbe a ridurre i danni di circa 80 milioni di euro a fronte dei più di 200 nel caso del blocco definitivo, richiesti da Sky e Dazn. Stessa situazione quella spagnola che, pur ripartendo, perderà comunque almeno 370 milioni di euro, cifra che, come ricordato da Javier Tebas, presidente della Liga, andrà a colpire anche il Paese, essendo il calcio una voce del Pil pari all’1,5%.

Di sicuro, quelli che hanno registrato il maggior danno economico sono i grandi dominatori inglesi che dal blocco andrebbero a perdere almeno 370 milioni di euro oltre ad un enorme indotto legato al merchandising, tour promozionali, ecc. A comporre il prezzo più alto per le squadre inglesi ci sono diversi fattori, tra cui la struttura più complessa del campionato e l’incertezza sui dati dei tamponi che al momento hanno rivelato 12 positivi su 2.752 tamponi effettuati in tutta la Lega. Va detto però, che i soldi sborsati dalle emittenti televisive in Inghilterra sono assolutamente incomparabili con quelli spesi dalle stesse in altri Paesi. Caso a sé invece fanno Francia e Germania, da cui scopriremo alcuni dati interessanti per una riflessione sul calcio in tivù che vedremo nei prossimi anni.  In Francia il servizio di distribuzione di contenuti televisivi é affidato alla francese Canal + e al gruppo internazionale BeIN Sport che, dopo aver subito un class action da due avvocati (Maîtres Vincent Durand e Pierre-Henri Julliard) a difesa degli abbonati, hanno raggiunto un accordo con la Ligue 1 e 2 che ha permesso di limitare i danni alle società francesi, nonostante lo stop definitivo sia arrivato già il 28 Aprile. Caso decisamente a parte e che ci lascia immaginare come potrebbe essere il futuro del calcio anche nel nostro Paese è quello della Germania, dove la Bundesliga é ripartita già il 16 Maggio.  Avvantaggiata da una “situazione Paese” migliore come controllo dell’epidemia, i tedeschi si sono potuti permettere di ripartire con maggior anticipo. Fin ad ora, sempre meglio ricordarlo, uno dei Paesi al mondo che ha affrontato con maggiore concretezza e scarso panico la situazione di emergenza. Ma il caso tedesco diventa ancora più interessante per la battaglia che sotto le ceneri si sta armando tra due grandi colossi economici: Sky Deutschland e Amazon. Se infatti, come da noi del resto, lo sport era praticamente monopolio delle gruppo guidato da Murdoch e dalle varie televisioni nazionali (fa caso a sé Mediaset come detto), Amazon ha intravisto ampi spazio di sviluppo nella concessione dei diritti televisivi sportivi internazionali calcistici e non solo.

amazon prime premier league

Quali analisi abbiano fatto i tecnici americani che probabilmente guardano al calcio come noi guardiamo alle abitudini alimentari Inuit, non è dato saperlo, fatto sta che i conti sono tornati e difficilmente Amazon mollerà la preda. Dopo alcuni tentativi nella Bundesliga, ora Amazon, dopo la decisione di trasmettere le ultime partite di Premier League in maniera completamente gratuita, ha acquistato i diritti televisivi di molte partite della Champions League e fa sapere che i risultati ottimi avrebbero convinto la società americana ad scendere in campo in modo sempre più capillare nel sport europeo. La concorrenza intanto ha già generato in Germania un rilancio della proposta calcistica televisiva, dove Sky ha trasmesso in chiaro la “Sky Konferenz Bundesliga”, un programma che attraverso anticipazioni e retroscena accompagna i tifosi verso la visione della partita. Certo una piccola esca, ma non era mai accaduto che Sky regalasse qualcosa. Ma all’orizzonte spuntano altri giganti interessati allo sport europeo. Come fatto trapelare dalla stessa UEFA, anche Disney+ starebbe valutando di entrare nel mercato europeo. Ricordiamo in questo caso che la casa di produzione americana famosa per le animazioni, in America controlla Espn, network specializzato nello sport.

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