DDR calcio

Il calcio nella D.D.R.

L’8 maggio 1945 il feldmaresciallo Wilhelm Keitel nel quartier generale del maresciallo Žukov a Berlino firmò il documento di resa incondizionata della Germania. La Seconda Guerra Mondiale era terminata, lasciando spazio ad un conflitto che non sembra ancora finire. Subito dopo la fine dello scontro mondiale, le potenze vincitrici si confrontarono per la gestione dell’immediato dopoguerra.

resa germania nazista
Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel firma la resa della Germania

Con gli accordi di Potsdam furono decisi i confini dell’Europa futura e soprattutto, fu decisa la spartizione della Germania e di Berlino in quattro aree, amministrate dalle tre potenze vincitrici a cui si aggiunse la Francia. Tutte le forze alleate, però, erano concordi che presto sia il Paese che la città sarebbero state riunite. Con il degenerare degli scontri tra USA e URSS, però, la situazione a Berlino divenne sempre più tesa. Il 24 giugno 1948 i sovietici cercarono di forzare gli alleati occidentali ad abbandonare la città, imponendo un blocco di terra sui settori occidentali, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari. Gli alleati per rifornire la loro parte di città di cibo e altri beni risposero con un ponte aereo che durò 462 giorni. Alla fine del 1949 il mondo si svegliò con una nuova geografia: Repubblica Federale di Germania a ovest (BRD) e a est la Repubblica Democratica Tedesca (D.D.R.) con Berlino Ovest, un’exclave della BRD.

Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via ma rimanga con noi

Erich Mielke, Ministro per la Sicurezza della DDR

Il 13 agosto 1961 la situazione degenerò ancora di più con la costruzione di un muro alto più di 3 metri che attraversava tutta la città di Berlino, seguendo i confini dei due blocchi. Una mossa dettata dalla volontà dei sovietici di evitare esodi di massa verso l’Ovest. Così in questo contesto di spie, delatori, polizia in borghese, suicidi e censure, il calcio nella nuova Germania socialista prese forma e lo fece legandosi indissolubilmente ad un personaggio: Erich Mielke, capo della STASI.

Erich Mielke

Berlinese, durante l’avanzata nazista scappò in Russia dove rimase fino alla guerra civile spagnola in cui partecipò attivamente agli scontri tra le fila delle brigate internazionali. Ritornò in Germania alla fine del conflitto mondiale. Inutile dire che, da comunista convinto, scelse di rimanere nella parte sovietica che gli affidò il compito di riorganizzare la polizia. Più di tutto però, Mielke, appassionato di calcio, divenne uno dei promotori della nascita della DDR-Oberliga, la Serie A della Germania Est.

Il Sozialistischen Einheitspartei Deutschlands (SED, Partito Socialista Unificato Tedesco) si mosse subito per dare un’impronta netta alla Oberlinga. La prima novità fu lo scioglimento dei vecchi club, considerati troppo borghesi; vennero tutti trasformati in società polisportive con ragione sociale legata ad aziende ed enti pubblici. Così dalla VFB Lipsia, prima vincitrice del campionato tedesco, nacquero il Rotation, la squadra dei poligrafici, e il Lokomotive, quella dei ferrovieri; il Dresdner SC, vincitore dell’ultimo torneo tedesco prima dell’occupazione alleata, venne trasformato nella SG Friedrichstadt e nel 1950, al termine di una sconfitta contro la formazione dei metalmeccanici di Zwickau, venne azzerato di nuovo per dare vita al Tabak Dresda, dal marchio di un’industria tabacchiera locale; e poi, fu la volta del Chemie (industria chimica), Aufbau (industria edilizia), Stahl (industria metallurgica) e Wismut (miniera).

La crescita del movimento calcistico della DDR fu ostacolata dai continui scontri e giochi di potere degli uomini di comando del partito. Il potere ambisce sempre a se stesso. Come le definirà Manfred Ewald, ministro dello Sport, i club non erano altro che: “corti medievali con principi e giullari“. Nel 1954 una squadretta di un piccolo villaggio di montagna di 8mila abitanti, l’Empor Lauter, si trovò piuttosto sorprendentemente al comando dell’Oberliga. Il presidente del Rostock nonché capo dei sindacati, Harry Tisch, ingelosito, ne decretò la fine. I giocatori vennero trasferiti su un treno alle cinque di mattina per evitare eventuali moti di ribellione da parte della gente del luogo e condotti a Rostock, dove si sarebbero uniti alla sua squadra che venne ribattezzata Empor Rostock e poi, Hansa Rostock.

Questo continuo gioco di potere determinò, come è facile immaginare, un livello calcistico mediocre e di conseguenza, una nazionale orgogliosamente perdente. Per questo nel 1966 Ewald decise di attuare una rivoluzione: creare undici società di calcio, svincolate dalla logica della polisportiva, in cui sarebbero stati raggruppati i migliori calciatori del Paese che avrebbero poi, costituito l’ossatura della nazionale. Fu la svolta. L’Oberlinga vide il fiorire di talenti che diedero nuova linfa al campionato e alla nazionale. Tra gli altri: Hans Jürgen Dörner, Klaus Sammer (papà di Matthias) e Dieter Rieder della Dinamo Dresda, e Jürgen Sparwasser, Martin Hoffmann, Jürgen Pommerenke e Joachin Streich, il miglior marcatore di tutti i tempi della Oberliga nonché il recordman di presenze (102) e reti (55) in nazionale, del Magdeburgo.

Mondiale 1974, l’acme della nazionale dell’Est. Ai gironi la squadra fu sorteggiata nello stesso gruppo dei cugini dell’Ovest. Erich Honecke, segretario generale del Partito, era furibondo, non voleva che la sua nazionale giocasse quella partita, comprensibile vista la differenza di qualità delle rose. Era convito che i sorteggi fossero stati truccati, ma Mielke pensò che quella potesse essere un’ottima occasione per mostrare il valore della DDR così convinse il suo capo.

Sparwasser accalappiò il pallone con la sua testa, se lo portò sui suoi piedi, corse di fronte al tenace Vogts e, lasciandosi persino Höttges dietro, lo piantò alle spalle di Maier in rete.

Günter Grass

La partita si giocò al Volksparkstadion di Amburgo nella Germania Federale, davanti a 60.200 spettatori. Fino al 78′ fu una delle più brutte del torneo, poi Sparwasser con un gran gol, consegnò una vittoria storica alla sua nazionale. La D.D.R. concesse 8.000 visti turistici per quell’incontro – molti di quegli spettatori non tornarono più indietro. Purtroppo, la rappresentativa dell’Est non andò molto lontano in quel Mondiale che, ironia della sorte, fu vinto da Beckenbauer e compagni.

19 marzo 1979. La Dynamo Berlino, la squadra di Mielke, era di ritorno da un’amichevole contro il Kaiserslautern. Prima di rientrare oltre la cortina, il pullman della squadra si fermò e Lutz Eigendorf, eludendo gli Informelle Mitarbeiter (collaboratori “informali”), fuggì. Eigendorf era il prodigio del calcio della D.D.R., la risposta socialista a Beckenbauer, il futuro della nazionale e della Dynamo Berlino. La sua fuga scatenò la vendetta della STASI.

Il Kaiserslautern aveva già un accordo con il giocatore, ma quando fece un’offerta d’acquisto alla Dynamo, Mielke si oppose con fermezza. Eigendorf venne squalificato per un anno, avendo violato i protocolli della FIFA, ma finita la squalifica fu libero di giocare per i Diavoli Rossi tedeschi. L’Ovest finalmente! Iniziò a godersi tutte quelle libertà che dall’altro lato del muro erano vietate. Amava spendere, ma soprattutto, amava andare in tv a raccontare senza filtri la vita nella D.D.R. Il 5 marzo 1983 la sua Alfa Romeo si schiantò contro un albero. Aveva 27 anni. Dopo la caduta del Muro e l’apertura degli archivi della Germania Est, venne ritrovato un dossier in cui si ipotizzava l’omicidio del calciatore.

Lutz Eigendorf morte
La morte di Lutz Eigendorf

Ma Mielke voleva vincere. Dal 1970 al 1978 la sua squadra rimase a mani vuote, perciò come suo solito, iniziò a tramare. In principio furono i giocatori, i più talentuosi venivano portati direttamente a Berlino, sponda Dynamo; poi fu il turno degli arbitri. Ogni giacchetta nera sapeva bene che la sua carriera nazionale ed internazionale dipendeva da una commissione che faceva capo alla STASI, così anche i fischi si fecero unidirezionalirigori inventati, reti annullate e cartellini mostrati a comando. Dal 1979 al 1988 la Dynamo Berlino vinse 10 titoli consecutivi rendendo l’Oberlinga un campionato farsa, sempre meno interessante e seguito. La fine era ormai prossima.

La caduta del Muro mise fine ad un deperimento sempre più evidente del calcio tedesco dell’est, fatto di corruzione, accuse di doping e defezioni di giocatori che sempre più numerosi passarono dall’altra parte. La transizione dell’Oberlinga nella Bundesliga, il campionato dell’Ovest, determinò la scomparsa di diversi club. Le uniche due squadre ammesse furono la Dinamo Dresda e l’Hansa Rostock. La prima dichiarò la bancarotta nel 1995, la seconda, la squadra del capoluogo del land più spopolato e derelitto della Germania post unitaria, visse una discesa nella mediocrità senza fine. Ora galleggia nella seconda divisione e i suoi tifosi intonano il coro “Ridateci il muro“.

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