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Gli investimenti di terze parti nel calcio: TPO e TPI

Se sei nato nel barrio o comunque all’estrema periferia di una megalopoli del Sudamerica, il campo da calcio più vicino a te è, spesso, a molti chilometri di  distanza. Più facile, quindi, giocare sull’asfalto delle strade, con gli amici, usando le  sedie vuote appoggiate ai muri come porte e immaginando che i panni colorati stesi alle finestre siano il pubblico del Maracanà. Inutile nasconderselo, per una grossa fetta del mondo, il calcio è ancora oggi uno sport per ricchi e le spese per l’equipaggiamento e per i trasporti non sono alla portata di tutti. Anche per questo motivo, in paesi come Brasile, Argentina, Colombia (ma non solo) si è diffusa da decenni la prassi di finanziare ed investire sui giovani talenti del calcio locale. Prassi che, anno dopo anno, è ormai entrata di diritto nel sistema sportivo giovanile e professionistico di queste nazioni, fino a diventare parte integrante del tessuto sociale. Questo principio ha fatto sì che nascesse e proliferasse il fenomeno delle TPO, acronimo attraverso il quale si individuano le Third Party Ownership, ovvero le partecipazioni di terze parti. Ma chi sono le terze parti e cosa si intende per partecipazioni?

fifa tpo

Come le terze parti entrano nel calcio.

Per terze parti di un trasferimento si intende qualsiasi soggetto che non sia né la squadra che cede il calciatore, né quella che lo acquisisce. Possono essere terze parti, quindi, sia le persone fisiche (come, ad esempio, i parenti dei giocatori), sia quelle giuridiche (come i fondi di investimento o, perché no, altri club). In tutti i casi, lo scopo di tali soggetti è quello di investire su un giocatore e di guadagnare, una volta che il suo valore sarà aumentato, dal suo futuro trasferimento. Ma ci sono dei rischi. Non sempre, difatti, i giovani su cui si è investito si rivelano poi dei campioni, pertanto, gli investimenti iniziali non vengono sempre ripagati. Anzi. Statisticamente sono davvero molto pochi quei giocatori che, per un motivo o per l’altro, riescono a mantenere le aspettative, diventando, quindi, dei campioni. Questo porta alcuni investitori a finanziare (e, indirettamente, gestire) diverse decine o centinaia giocatori per volta. Anche su questa considerazione, la FIFA ha ufficialmente bandito le TPO a livello mondiale con la circolare n. 1464 del 22 Dicembre 2014. Dopo vedremo, nel dettaglio, perché. Diciamo, però, che anche dopo tale bando le TPO non sono affatto scomparse, anzi con il tempo si sono distinti e diffusi diversi meccanismi di guadagno. In particolare, oggi si distingue tra TPO e TPI. Se della prima abbiamo già detto, con la seconda un gruppo privato riesce a diventare addirittura socio del club rispetto ad una singola operazione di trasferimento. In concreto. Su un calciatore coesistono diritti di due tipi: quelli federativi e quelli economici. Diciamo, anzitutto, che i destinatari di TPO e TPI possono essere solo i secondi e non i primi. I diritti federativi difatti, possono appartenere unicamente alle società sportive e in nessun caso a soggetti terzi mentre quelli economici possono anche essere ceduti a soggetti terzi, persino (come abbiamo visto) esterni rispetto al mondo sportivo.

TPO sì o TPO no.

Come è evidente, nel movimento calcistico mondiale degli ultimi anni si è aperto un
acceso dibattito sull’ammissibilità o meno delle TPO e delle TPI sul quale questo articolo non cerca di fornire delle risposte definitive (atteso che anche la FIFA non ha ancora raggiunto un orientamento del tutto netto), quanto stimolare una discussione costruttiva sul tema. TPO e TPI fanno bene o fanno male al calcio?
Per alcuni, metodi di investimento come quelli di cui si è discusso, rappresentano un fenomeno assolutamente negativo che va estirpato ad ogni costo. In primo luogo, tali pratiche fomentano una vera e propria tratta internazionale di giovanissimi che abbandonano il loro paese natale, la loro famiglia e i loro affetti più stretti, spesso senza alcuna garanzia di successo abbagliati solamente dalla possibilità di diventare calciatori professionisti. Sempre i detrattori di TPO e TPI sostengono, poi, che tali soggetti siano divenuti tanto potenti da ricoprire un ruolo ben diverso da quello per cui sono nati, finendo per esercitare un’indebita ingerenza sulla progettualità sportiva di un club (soprattutto, nel momento in cui si debba decidere se un giovane talento debba essere venduto o meno). Ma nonostante tale rischio (a parere di chi scrive, concreto), l’attività delle TPO è estremamente remunerativa e, pertanto, il fenomeno è tuttora diffusissimo tanto per volontà delle terze parti quanto per la volontà di moltissimi club. Difatti, per altri, (es. caso DOYEN) TPO e TPI non sono solo operazioni positive per il calcio, ma, addirittura strutturalmente necessarie al suo sviluppo. Un caso su tutti. Anzi due. Durante la finestra estiva di calciomercato del 2006, arrivano a Londra, sponda West Ham, due giovani argentini che, per gli addetti ai lavori, sono dei predestinati e che, in effetti, contribuiranno presto a scrivere pagine importanti della storia del calcio mondiale degli ultimi anni: Carlos Tevez e Javier Mascherano. Il primo giocherà in Inghilterra e in Italia; nelle due di Manchester e alla Juventus, prima di ritornare al Boca e concludere la carriera in Cina. Il secondo diverrà ben presto una colonna portante del Barcellona, col quale vincerà tutto, in Spagna e in Europa. Ebbene, questi due giocatori sono arrivati al West Ham proprio attraverso un meccanismo di TPO e alcuni fondi che hanno investito su di loro sin da piccoli e che, al momento del loro trasferimento internazionale, detenevano una parte dei loro diritti economici. Sono proprio casi come questi che forniscono argomenti validi a chi sostiene che le TPO e TPI siano vitali per il calcio, soprattutto per le squadre più piccole, le quali fanno pieno affidamento sui fondi provenienti dalle TPO per fare mercato e sviluppare i loro vivai giovanili. Al di là del bando tuttora vigente alla luce della circolare sopra menzionata, attualmente, sono molto diffuse delle metodologie per superare i divieti esistenti (ad esempio, se la terza parte agisce come intermediario nel trasferimento) e che rendono assai probabile, nei prossimi anni, un nuovo futuro intervento della FIFA sulla questione.

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