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La colazione dei campioni, ovvero a tavola con le stelle del calcio

Michael Pollon nel suo Il dilemma dell’onnivoro del 2006 sollevava una questione davvero interessante e contemporanea: se l’alimentazione é la cosa più naturale e antica del mondo perché oggi é diventato un problema? Partendo dall’analisi della società americana, Michael Pollan poneva la questione alimentare in termini di gusto, appagamento e felicità, contrapponendo a questa triade di valori il salutismo esasperato di una parte della cultura a stelle strisce. Il giornalista e saggista americano ricordava nelle prime pagine del suo libro come l’amministrazione Carter nel 1977 dichiarò guerra alla bistecca rossa, salvo poi qualche anno più tardi virare l’anatema verso i carboidrati provenienti da pane, pasta e pizza. Il problema americano era l’obesità ma di rimando anche l’efficienza, ricercata anche a tavola in una società ossessionata dal ridurre tutta l’esistenza umana al raggiungimento di risultati sempre più alti, sempre più oltre-umani.

michael pollan il dilemma dell'onnivoro

Ma se a livello macroscopico la questione appare mal posta, a livello personale la dieta può in effetti essere una discriminate importante nella carriera di uno sportivo. Le abitudini da bar dei calciatori anni Ottanta sono ormai un ricordo, ora la maggior parte di loro seguono regimi alimentari molto severi e orientati ad esaltarne le caratteristiche e a preservarne la salute. Come mai queste scelte alimentari si siano fatte così presenti nel calci degli ultimi anni é facile da capire con un solo colpo d’occhio. Il calciatore veniva considerato fino a pochi anni fa un atleta di serie B rispetto a chi praticava atletica o pugilato.

Negli anni però i calciatori hanno visto aumentare spropositatamente la mole di impegni e quindi, la velocità dei recuperi. Pensate ad una squadra, come molte in Europa, che si trova a competere in Champions League, campionato nazionale, coppe nazionali a cui vanno ad aggiungersi per molti calciatori gli impegni internazionali con le proprie Nazionali. É evidente che messa in questi in questi termini la questione non può più essere affidata al “dono di natura”, anche l’alimentazione deve essere oggetto di studio e ricerca. Aggiungiamo alla questione un altro aspetto, gli infortuni. É ovvio che in una carriera importante e che punti a livelli alti, conseguentemente a stipendi da favola, la possibilità di ridurre gli infortuni e quindi assicurare la continuità diventa una sfida di prim’ordine. Per questo molti giocatori si rivolgono autonomamente a scienziati dell’alimentazione per poter migliorare il proprio rendimento anche a tavola.

Mona Nemmer ha avuto carta bianca su qualunque scelta e così si è potuta concentrare nel portare in ogni momento della giornata della vita dei Reds i suoi tre cardini filosofici: pasti sempre freschi e immediatamente disponibili in ogni momento, personalizzazione della dieta in base alle caratteristiche personali e al momento di lavoro a cui si sta partecipando, alimentazione fresca e controllata anche fuori dal campo.

Il primo caso che volevo segnalarvi in realtà non è una scelta individuale, bensì il lavoro a tutto campo dell’allenatore del momento, Jürgen Klopp. L’allenatore tedesco campione del mondo per club, dopo un anno alla guida del Liverpool volò in Germania per reclutare la nutrizionista, ex sua collega al Bayern Monaco, Mona Nemmer. In brevissimo tempo la nutrizionista tedesca ha conquistato dapprima l’intera squadra e i dirigenti dei Reds, poi la stampa internazionale (New York Times le ha dedicato ampi servizi non a caso), poi il mondo del calcio nella sua totalità. La sua ricetta segreta? Mona Nemmer non é una mera nutrizionista, ha un approccio olistico alla salute della squadra. Riassumendo molto la faccenda, che a mio avviso diventerà un libro molto presto, Mona Nemmer ha avuto carta bianca su qualunque scelta e così si è potuta concentrare nel portare in ogni momento della giornata della vita dei Reds i suoi tre cardini filosofici: pasti sempre freschi e immediatamente disponibili in ogni momento, personalizzazione della dieta in base alle caratteristiche personali e al momento di lavoro a cui si sta partecipando, alimentazione fresca e controllata anche fuori dal campo.

Brevemente. Una delle più grandi innovazioni logistiche della Nemmer é stata quella di istallare una cucina e un piccolo bar direttamente nello spogliatoio dove i calciatori subito dopo la partita o durante l’intervallo possono consumare frutta fresca, succhi o frutta secca. Questa pratica taglia il consumo di “confortevoli” veloci come le caramelle che con il loro impatto di zuccheri, rischiano di aumentare la possibilità di infezioni e quindi di infortuni. L’altra scelta fondamentale é quella della personalizzazione. In una squadra come il Liverpool dove ci sono giocatori provenienti da ogni parte del cosmo con abitudini diverse (anche religiose se pensiamo a Salah) la scelta di adattare l’alimentazione alle caratteristiche individuali diventa fondamentale. Non tutti mangiano le stesse cose, non tutti sono soddisfatti dalle stesse scelte. Ma c’è un altro elemento ancora più interessante della personalizzazione della dieta e riguarda la vita fuori dal campo. Mona Nemmer da quando si é insediata a Liverpool fa preparare pasti freschi per le famiglie dei calciatori, permettendo così di assaporare ai propri atleti ricette gustose, ma profondamente salutari, anche lontano dall’ambiente di lavoro accompagnati dai propri cari. Una scelta a tutto campo quella di Klopp e della Nemmer sui cui risultati direi che c’è pochissimo da discutere. Il caso del Liverpool é sicuramente quello più interessante e completo se si affronta il tema dell’alimentazione nel calcio, ma non è l’unico. Almeno due casi sono interessanti da analizzare. Uno quello di Lionel Messi e l’altro, ovviamente, quello del eterno rivale Cristiano Ronaldo.

Mona Nemmer da quando si é insediata a Liverpool fa preparare pasti freschi per le famiglie dei calciatori, permettendo così di assaporare ai propri atleti ricette gustose, ma profondamente salutari, anche lontano dall’ambiente di lavoro accompagnati dai propri cari.

L’asso argentino, ormai tre anni fa, decise di affidare la propria alimentazione al medico italiano Giuliano Poser di Pordenone, cercando soprattutto di uscire da quello che era stato un tunnel di infortuni legati quasi sempre alle contrazioni muscolari. Messi, ricordiamolo, che superò durante l’infanzia problemi legati allo sviluppo é da sempre molto attendo alle risposte che il suo corpo gli fornisce. Ma con quale ricetta il dottor Poser ha conquistato la Pulce? La kinesiologia applicata, ovvero piccolissimi cambiamenti alimentari e un ritorno alla tradizione italiana. In estrema sintesi Poser chiede di preferire cibi biologici, quindi coltivati senza pesticidi che sono per il corpo veleno, adeguare il consumo di carne al proprio corpo (pensate che Messi é argentino), usare olio fresco, acqua e un consumo proporzionato di sale. Piccoli consigli in apparenza, ma fondamentali se applicati con continuità. In rete il dibattito su Poser é molto acceso, ma il medico friulano ha dalla sua risultati poco contestabili. Vedere gli ultimi tre anni di Messi per conferma.

Chiudiamo con una curiosità su Cristiano Ronaldo, uomo ormai convintosi di poter superare l’uomo come neanche Bergson avrebbe mai pensato di poter fare. Pare che ormai da alcuni anni il portoghese segua una dieta basata su pochi alimenti freschi, cucinati con grande semplicità ed una piccola grande trasgressione: il cioccolato fondente. Ronaldo ha un altro segreto per la ricerca della salute perfetta e riguarda il sonno, infatti il portoghese dormirebbe ogni giorno per 8 ore al giorno, anche se non di fila ma suddivise in 3 piccoli pisolini durante il giorno. I risultati? CR7 é alto 1,87, pesa 84 chili ed ha una massa muscolare pari al 50%, un vero e proprio portento se paragonato ai suoi colleghi. Ronaldo che primeggia sicuramente anche in modestia, ha paragonato la sua età biologica a quella di un ventitreenne assicurando che riuscirà a giocare fino a 41 anni. Viene da credergli.

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