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Edi Rama, l’Italia e l’Albania

Edi Rama é salito agli onori della cronaca mondiale grazie ad un discorso toccante dedicato al nostro Paese, messaggio basato su alcuni assiomi che in altri periodi sarebbero sembrati perfino patetici. Fratellanza, memoria, reciprocità, parole che se le avessimo scritto qualche mese fa su qualunque giornale italiano avrebbero causato il sopracciglio alzato nella maggioranza dei lettori. Oggi dopo la tragedia senza fondo che sta travolgendo l’Italia, quelle parole dette mentre una delegazione di medici albanesi si apprestava a portare il proprio lavoro qui da noi, suonano come una sinfonia di Mahler in mezzo alla disperazione. Ma se in quelle semplici parole da un lato c’è la forza della solidarietà universale, dall’altra c’è un terreno coltivato da anni in cui il discorso di Edi Rama ha potuto trovare un appoggio. Un fil rouge tra due popoli, rafforzato da un Presidente lungimirante e fuori dagli schemi che in un’intervista a Tuttosport non nasconde la propria ammirazione per il nostro Paese: “Ricevo con onore e umiltà gli apprezzamenti dall’Italia. Noi albanesi ci sentiamo parte del vostro Bel Paese. Il nostro gesto non è semplicemente solidarietà tra popoli, ma familiarità tra due vicini che vivono nello stesso cortile”.

É proprio dalla figura del Presidente albanese che dobbiamo partite se vogliamo capire come Italia e Albania siano legate a doppio filo in un percorso di modernizzazione che passa anche attraverso lo sport. In molti hanno sottolineato come Edi Rama da quando é comparso negli anni Novanta sulla scena politica albanese abbia svecchiato e letteralmente distrutto l’immagine di un Albania vetusta e abbandonata alle faide famigliari, agendo soprattutto su due principi cardini: legalità e bellezza. Come gli riconobbe anche Vittorio Sgarbi qualche anno fa, Edi Rama é un portatore di bellezza, un’amante della bellezza, e persino un creatore di bellezza. Ma quello di Edi Rama per l’arte non è solo un amore platonico, infatti prima di gettarsi nell’agorà politica il Premier albanese é stato un apprezzato artista plastico, autore di opere e performance. Nel 2017 presentò un’opera a Venezia durante la Biennale: sotto forma di wallpaper si potevano ammirare una selezione delle sue creazioni pittoriche nel workshop artistico di Olafur Eliasson. Opera che non lasciò indifferenti i critici e che ebbe molta risonanza sui nostri canali nazionali. Ma sua opera più importante da artista, ma anche la più divertente per sua stessa ammissione, Edi Rama la compiuta da Sindaco di Tirana dove ha scelto insieme al suo staff di ridisegnare la città puntando sul colore e sulla modernità. Palazzi colorati, edifici pubblici restaurati e in parte ricostruiti, lotta all’abusivismo edilizio e al racket della droga. Tirana come laboratorio della nuova Albania.

E lo sport diventa centrale nella immagine che Edi Rama ha dell’Albania, soprattutto marchiato Italia. Sentendo il ben noto discorso del Premier avrete notato un italiano praticamente perfetto, frutto di anni di lavoro in Italia come artista ma anche come giocatore di basket. Due attività che permetteranno a Edi Rama di diventare in occasione degli incontri della EuroLeague, il traduttore di una delle squadre più forti di sempre del basket italiano, la Scavolini del 1988 allenata da Valerio Bianchini. L’allenatore italiano sul suo profilo social ha raccontato ancora ieri la bellezza di quell’incontro con un ragazzone che parlava perfettamente italiano e inglese (in quella Scavolini c’erano Cook e Daye) e che rassicurava tutti dicendo che era anche lui un giocatore. Valerio Bianchini ricorda anche di quando Edi Rama, muovendo i primi passi nella politica albanese, subì diversi agguati da cui pare sia sempre uscito illeso grazie al suo fisico da cestista. Lo ricorda come pivot il cui sogno era imitare le gesta del nostro straordinario Dino Meneghin. Passione quella del basket ben visibile nelle scelta di usare sneakers rigorosamente Adidas anche durante gli incontri ufficiali, tanto da fargli guadagnare i complimenti di Emmanuel Macron.

Non solo basket però, Edi Rama non nasconde la propria ammirazione per Andrea Agnelli e la squadra bianconera e usa volentieri il calcio come metafora politica. Se deve esprime un concetto di mentalità vincente, Edi Rama parla della Juventus e della capacità della squadra torinese di puntare sempre alla vittoria, grazie alla dedizione verso il lavoro. Ma é con una metafora dedicata al Coronavirus che possiamo capire la strategia politica social-liberista del Premier albanese,«contro il virus bisogna essere come il Milan di Sacchi – ha detto durante l’intervista a Tuttosport – ognuno a coprire una zona e tutti ad attaccare in massa il virus». E se il legame tra Italia e Albania certo non si esaurisce nella personalità di Edi Rama e nelle sue mille vite, altrettanto vero è sicuramente che la sua visione così aperta sul futuro non poteva non far incrociare ancora il destino dell’emergente penisola balcanica con i nostri migliori ingegni.

Così da dieci anni a questa parte lo scambio tra Italia e Albania é diventato ancora più intenso e rapido soprattutto, in ambito sportivo. Da un lato i giocatori albanesi sono entrati nel campionato italiano in un numero davvero notevole, dall’altro sono molti gli italiani che hanno deciso di portare le proprie maestranze sui campi sportivi oltre mare. Sono molti i casi, ma di certo il più eclatante è quello di Edoardo Reja che stava guidato la nazionale albanese verso gli Europei 2020, prima che fosse annunciato il rinvio dei Giochi. Tutta sotto la luce dello stile italiano l’avventura albanese verso gli Europei del resto, dove la parola stile stile non è certo casuale, visto che la squadra allenata da Reja ha inaugurato in occasione di Albania-Francia lo scorso 19 Novembre l’avveniristico Stadio di Tirana, anch’esso a marchio italiano. Porta infatti la firma, dell’architetto fiorentino Marco Casamonti dello studio Archea Associati, la nuova Arena Kombëtare. Definire stadio questa struttura é decisamente riduttivo rispetto al respiro con cui é immaginato. Parliamo infatti di un’opera che sorge sulla vecchia arena progettata durante il fascismo da un altro italiano, Gherardo Bosio, e che pur salvaguardando l’imponente entrata in stile razionalista, si estende per un’area di 50mila mq completamente reinventati. L’impatto con le immagini dell’Arena Kombëtare è fortissimo sia per l’imponenza dell’opera che per la figura nello spazio. Opera che grazie ai suoi avveniristici impianti tecnologici é subito entrata nell’annovero delle strutture contemporanee che ambiscono a riscrivere la storia dell’architettura. Ma l’ambizione del progetto risiede anche nella sua sostenibilità economica dovuta ad un mirato lavoro di sponsorizzazione dell’opera oltre che nella scelta di ospitare nell’anello esterno dello stadio un grattacielo di trenta piani con all’interno un albergo lussuoso e negozi dei marchi internazionali più importanti. Non piovono quindi, su un deserto arido le parole di Edi Rama, bensì le troviamo a corollario di un rapporto fatto di fitti scambi, qualche volta di solidarietà, qualche volta di vero e proprio rispetto e amore culturale ed intellettuale.

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