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The English Game, la serie TV che racconta la nascita del calcio

Venerdì 20 Marzo sarà trasmessa sulla piattaforma internazionale Netflix la prima serie televisiva dedicata al mondo del calcio, si intitolerà The Enghish Game. Già questo di per sé, potrebbe essere una bella notizia per noi amanti del calcio, ma c’è dell’altro. The English Game é stata scritta da un certo barone Julian Fellowes, non vi dice molto? Alle vostre signore sarà noto come l’autore di Downton Abbey, serie televisiva fortunatissima e dalle ambientazioni mozzafiato. Certo essendo il signor Fellowes barone e quindi di discendenza aristocratica, viene facile immaginare come alcuni delle location usate per le riprese della serie siano probabilmente proprietà dello stesso. Fortuna sua. Ma cosa ha attirato Julian Fellowes nel mondo del calcio? Cosa lo ha spinto a scrivere una serie televisiva di uno sport tanto popolare ed esasperato sui media mondiali? La risposta é semplice: la storia. Alle domanda di un giornalista inglese sul perché Fellowes abbia deciso di narrare proprio la nascita del calcio, Rory Aitken tra i produttori di The English Game, ha risposto precisando che il calcio é visibile sette giorni su sette in qualunque media e per questa ragione parlare di sport é inutile o molto difficile. Aggiungendo però che si può narrare un’epoca, cogliere un contesto storico, un movimento della società, una ridefinizione sociale attraverso il racconto del storia del calcio. Ed in effetti a vedere le prime immagini e le prime sinossi di The English Game, si intuisce che é un contesto storico ricco di cambiamenti e ribaltamenti sociali quelli da cui attinge la serie televisiva prodotta da Netflix.

The English Game narra infatti della visione di Arthur Kinnaird, inventore del calcio moderno, di rendere il football una forma di spettacolo di grande successo. L’intuizione che il calcio si smarchi dal rugby (inizialmente erano concepiti come uno sport unico e spurio), che si basi unicamente sull’utilizzo dei piedi e che il passaggio sia la chiave fondamentale di questa nuova disciplina sono tutte idee che dobbiamo ad Artur Kinnard, nella serie tivù interpretato da Edward Holcroft (Kingsman: The Golden Circle). Ad interpretare invece Charles Alcock, amico e rivale di Kinnaird, sarà Kevin Guthrie che abbiamo già visto in Animali fantastici. I due personaggi fra incontri e scontri ci porteranno sui primi campi di calcio regolamentari. Ma attorno ai dei protagonisti troveremo un contesto sociale molto interessante. L’ambientazione storica é quella dell’Inghilterra Vittoriana, cioè quel periodo storico che va dagli anni ‘30 dell’Ottocento fino alla fine del secolo, epoca fortemente influenzata dal carisma della Regina Vittoria. Periodo di crescita culturale e scientifica che vide svilupparsi però, attraverso l’aumento demografico del Paese, un grande divario fra le parti sociali che permisero, tra le atre cose, il proliferare dello sfruttamento del lavoro minorile.

Regina Vittoria
La Regina Vittoria è stata regina dell’impero britannico dal 1837 fino al 1901

La letteratura dell’epoca ci dà una buona fotografia dell’atmosfera che si respirava in Inghilterra in quel periodo, descrizione che ci torna utile per parlare del contesto in cui il calcio nacque e fu formalizzato. Charles Dickens che nella sua opera condensa descrizione e denuncia dell’epoca vittoriana, ci fornisce una buona partenza per un viaggio nell’Inghilterra di fine Ottocento. Oliver Twist incarna il personaggio tipico di un’Inghilterra fortemente divisa in classi, una società in cui i bambini spesso abbandonanti a se stessi dovevano trovare da soli la propria strada fra criminalità, sfruttamento e qualche divertimento per la strada. In quel contesto di povertà nascerà la pratica di tirare calci ad un pallone, pratica spuria che scimmiottava il ben più altolocato gioco del rugby. Mani, piedi, spallate sembrano essere solo un modo di sfogare le energie seguendo un pallone. Ma il gioco, spurio com’era, arriva a coinvolgere non solo i ragazzi di strada, ma anche i figli degli altolocati aristocratici che frequentano le buone public school. Val la pena di ricordare che public school certo non erano delle scuole pubbliche, ma semplicemente si distinguevano dagli altri istituti perché chiunque pagasse la retta poteva accedervi, a differenza delle scuole locali o delle scuole religiose. Le public school erano il luogo in cui i figli delle borghesia medio-alta accedevano per avere un formazione qualitativamente alta e aperta a nuovi valori culturali. Fu in una di queste scuole che i giochi di strada si incrociarono con una nuova ideologia pedagogia definita Athleticism che vedeva negli sport di squadra una metodo per insegnare la coesione sociale e i valori del coraggio e del sacrificio. La scuola era, nomen omen, la Rugby School fondata nel 1567. Questo istituto nato inizialmente per accogliere i ragazzi delle famiglie più povere, diventò a metà Ottocento un importante punto di riferimento per le ricche famiglie di tutto il Regno Unito, accogliendo oltre che persone di ogni estrazione sociale anche idee nuove e progressiste. Fu in questo contesto che Thomas Arnold preside della scuola intuì la potenzialità educativa dei giochi di squadra e li trasformò. Da semplici attività ricreative prive di una guida adulta diventarono attività organizzate e inserite nel programma educativo a pieno titolo. Naturalmente a questa intuizione fece seguito la formalizzazione delle regole di molti giochi che diventeranno popolari tra cui, appunto, il foot-ball. Ma in questo contesto non solo le regole del gioco furono formalizzate, furono definiti spazi di gioco, quindi campi, atteggiamenti e modalità di svolgimento. Per avere un’idea di quando era forte l’ideologia nascente dell’Athleticism basterebbe leggere qualche pagina del romanzo Tom Brown’s Schooldays di Thomas Huges, libro in cui si narrano le imprese eroiche di uno studente proprio della Rugby School che grazie alle sue doti sportive riesce ad emergere in un contesto avverso.

Lord Arthur Kinnaird
Lord Arthur Kinnaird

E dalle pagine del libro di Huges sembra uscito il protagonista di The English Game, nonché padrino del calcio moderno, Arthur Kinnaird. Personaggio ammantato di un’aurea mitica, Kinnaird viene ricordato come studente che spiccava per capacità in quasi tutti gli sport conosciuti a metà dell’Ottocento. Fu lui insieme al rivale e amico Charles Alcock a formalizzare ulteriormente il gioco della palla coi piedi e fondò la FA Cup, ancora oggi una delle più importanti competizioni inglesi per il calcio professionistico. Nel raccontare Kinnaird e Alcock, The English Game mostra la società vittoriana nelle sue contraddizioni e nelle sue però, irraggiungibili vette di lusso e avanguardia. La nascita del calcio diventa il mezzo per raccontare un’epoca contraddittoria, ma anche ricca di cambiamenti sociali. Un’epoca in cui anche il football rappresentò a suo modo il terreno di gioco di diritti ed idee che sarebbero sfociate, per esempio, nell’allargamento del suffragio e quindi alla nascita delle suffragette. Pensate infatti che il filosofo John Stuart Mill depose la prima interrogazione al parlamento inglese in favore del suffragio femminile nel 1965. La nascita del calcio apre la visuale quindi su un periodo storico che tanto ha dato alla letteratura, al cinema e alla nostra idea di modernità. Probabilmente attraverso The English Game molti potranno avvicinarsi ad un periodo storico che ha visto fiorire i migliori talenti della lettura inglese tra cui vale la pena di ricordare Oscar Wilde, Emily Brontë e l’inventore della letteratura d’avventura per ragazzi, Sir Robert Luis Stevenson.

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