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L’Africa, i giocatori e le cavie

Anche se il mondo del calcio é formalmente fermo, sulle colonne dei giornali se ne continua a parlare. Gli argomenti in ballo nelle ultime settimane sono molti: taglio degli stipendi, rinvio di campionati e coppe, Europei rimandati a data da destinarsi, ecc. Quello che invece, colpisce é che proprio in queste ore si debba parlare di razzismo, di discriminazione. Certo non direttamente legata al calcio, ma se possibile questo rende ancora più penosa la faccenda. E per una volta dobbiamo ringraziare proprio la popolarità dei nostri idoli in scarpini se la notizia ha preso il verso giusto, ovvero l’alzata di scudi. A fare scalpore sulle prime pagine dei quotidiani non solo sportivi é la notizia della discussione avvenuta tra due medici francesi presso l’emittente LCI, canale di notizie molto popolare oltralpe. In particolare, le parole di uno dei due il dottor Jean Paul Mira dell’ospedale di Cochin che con grande leggerezza ha dichiarato che sarebbe favorevole alla sperimentazione in Africa del vaccino contro il Coronavirus. “Anche se può sembrare provocatorio” – il presentatore ha letto una dichiarazione del il Dottor Mira riguardo al nuovo vaccino – “io dico che potremmo andare in Africa a testare il nuovo vaccino. Li non hanno mascherine, non hanno trattamenti e neanche le attrezzature per la rianimazione, potremmo andare lì a testarlo”.

Benvenuti in Occidente dove i bianchi si sentono talmente superiori che razzismo e stupidità sono all’ordine del giorno.

Non contento dell‘affermazione già di per sé agghiacciante, ha aggiunto un esempio probabilmente peggiore della dichiarazione stessa: “É un po’ come quando testammo il vaccino contro l’AIDS sulle prostituite perché sapevamo che loro non si sarebbero protette ed erano comunque più a rischio”. Le disgraziate parole di Mira hanno persino trovato in diretta l’assenso di Camille Locht, direttore del Dipartimento della ricerca all’Istituto nazionale di salute e medicina (INSERM). Non c’è voluto molto perché le affermaazioni rimbalzassero sulla rete e soprattutto sui giornali di mezzo mondo, scatenando un’infinita catena di reazioni, per fortuna, per lo più disgustate, tra cui nelle ultime ore una denuncia da parte del deputato socialista Rachid Temal. Ma é stato il mondo del calcio a chiamare la più forte levata di scudi. Il primo a commentare la notizia é stato l’attaccante senegalese Demba Ba che in un tweet ha ripreso lo stralcio di trasmissione con un commento molto duro: “Benvenuti in Occidente dove i bianchi si sentono talmente superiori che razzismo e stupidità sono all’ordine del giorno. TEMPO DI INSORGERE”. Al già chiaro messaggio di Demba Ba ha fatto seguito il ben più esplicito commento di Samuel Eto’o, eccentrico centravanti rimasto nei cuori interisti per il triplete: “Questi sono figli di puttana”.

Non c’è voluto molto tempo perché un altro gigante del calcio internazionale facesse sentire la sua voce, Didier Drogba. Questa volta però, lanciando un messaggio importante è sottile, quello del razzismo e della falsa informazione. “É totalmente inconcepibile continuare a mettere in chiaro che l’Africa non è un test da laboratorio. Bisogna denunciare queste parole umilianti, false e soprattutto piene di un razzismo profondo”. Le parole del giocatore ivoriano contengono un messaggio importante anche per il dopo emergenza e aprono su un vecchia questione legata al mondo del calcio. Il razzismo negli stadi marchiato troppo presto come stupido e da ignoranti non trova forse modo di rianimarsi proprio in parole come quelle del Dottor Mira? Non é un assist perfetto alla mentalità colonialista di molti tifosi che “applaudono il loro negro” e deridono quello degli altri? (Vedi la dichiarazione del capo ultras Verona dopo il calcio in tribuna di Balotelli). Sottilmente il Covid-19 sta facendo regredire tutto ciò che conosciamo come buon costume, politically correct, ad un età lontana nel tempo, complice la paura di essere toccati personalmente da una tragedia di così vasta proporzione. L’idea di usare un continente così vasto e sovraccarico di problemi per cercare di salvarci la pelle fa venire i brividi, facendo tornare immagini alla mente di chi sperimentava qualche tempo fa senza remora alcuna sugli esseri umani.

Ma c’è un’altra questione che su questo sito abbiamo già dibattuto diverse volte. Chi sono i calciatori? Sono gladiatori che in virtù dello stipendio galattico devono compiacere il nostro divertimento a qualunque condizione? Ha ragione Rooney, bianco inglese, nel dire che i giocatori sono cavie? Peggio ancora bisogna seguire la pista indicata proprio da Eto’o quando dice che bisogna correre come un negro per guadagnare come un bianco e poi sparire? Fa impressione questo discorso perché viene sollevato dai calciatori, per natura narcisi ed egocentrici con degli stipendi da capogiro, ma ahimè é la stessa dinamica per cui gli immigrati nel nostro Paese dovrebbero fare i lavori più umili e necessari (vedi raccogliere i pomodori) e poi scomparire nel nulla la notte o la domenica o durante l’emergenza Covid-19. Come nel libro di Lansdale la nostra società si sta rivelando permeabile ad ogni forma di cannibalismo appena sono stati messi in discussione alcuni punti cruciali della nostra esistenza.

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