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Mike Tyson torna sul ring

Il bad boy della boxe, il violento e spesso fuori dalle righe Iron Mike tornerà a combattere per beneficenza il 12 settembre all’età di 54 anni. Affronterà Roy Jones jr, altra leggenda della boxe, il primo pugile in 106 anni ad aver cinto le cinture di campione del mondo dalla categoria dei medi ai massimi.

Un’esibizione tra vecchie glorie dunque, che ha più il sapore di un’operazione di riabilitazione che di un amarcord. Perché in tutto questo tempo, dal lontano 1986 quando Tyson divenne il più giovane campione del mondo ad oggi, abbiamo imparato ad amarlo. Ci siamo affezionati a questo ragazzone di Brooklyn, abbiamo seguito le sue vicende personali che lo hanno avvicinato a noi. Il cattivo del ring si è scoperto essere un uomo pieno di fragilità che ha pagato a caro prezzo ogni sua mossa sbagliata. Ogni volta ne combinava una e sempre, atteggiandosi da bambino sbruffone, veniva punito. Ed è così che lo vediamo oggi, come un piccolo ragazzo di periferia che cerca di redimersi da un passato e un contesto più grande di lui.

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Un giovante Mike Tyson pronto per lo scontro

Già all’età di 13 anni aveva frequentato il carcere minorile 39 volte. Vivendo a Brownsville (il quartiere più malfamato di Brooklyn, ndr.) senza un padre e con la madre perennemente ubriaca, la violenza è la sola forma di adattamento e sopravvivenza soprattutto, per una persona introversa come lui. Si, perché dietro le sue guasconate si nasconde l’animo timido e fragile di una persona solitaria. Da bambino, quando veniva sbeffeggiato dai ragazzi del quartiere con nomignoli come “Big head Mike” (Mike il testone), “Dirty Mike” (Mike lo sporco) e “Littlle fairty boy” (piccola fatina) per la sua voce sottile e la parlata blesa, trovava conforto nell’allevare i piccioni. Lo faceva in un edificio abbandonato e quei pennuti erano gli unici suoi amici. Ma un giorno la piccola fatina si trasformò nel violento e aggressivo Mike. Il motivo? Uno dei bulli del quartiere prese uno dei suoi piccioni e gli staccò la testa. Mike lo picchiò con tutta la forza che aveva. Da allora nessuno osò più prenderlo di mira. Era nato, Iron Mike. 

Da lì un’escalation di violenza che lo ha portato prima ad unirsi ad una gang, la “The Jolly Stompers” (Gli allegri picchiatori), e poi al riformatorio dove conobbe Bobby Steward, un ex pugile professionista (categoria mediomassimi) che lo affidò a uno dei più grandi trainer della storia, Cus D’Amato. L’italoamericano lo crebbe sia pugilisticamente che umanamente, decidendo di adottarlo.

Così eccolo, Mike Tyson dopo 50 incontri vinti su 58 disputati e sopratutto, a 15 anni dal suo ultimo incontro, è pronto a indossare i guantoni. Il “più feroce lottatore ad aver mai messo piede su un ring”, come lo hanno descritto in molti, proprio non riesce a stare lontano dal quadrato. Sembra che si trovi più a suo agio lì che altrove. Tra abusi di cocaina, accuse di stupro, divorzi, altri guai con la giustizia, la morte di sua figlia di 4 anni, la vita vera, quella fuori dal ring, non sembra essere adatta a lui. Ha persino aperto un ranch in California dove coltiva marijuana. “Ne fumo circa 40 mila dollari al mese”, ha confessato qualche mese fa. Ma è un pugile, un combattente, non un imprenditore né un attore o star televisiva.

Ci sono persone giuste per un posto preciso. Lì danno il meglio di loro, lì ed in nessun altro luogo. Metteteli da un’altra parte e sembreranno goffi, inadatti, spaesati. Mike Tyson è adatto solo e soltanto al ring. La vita è troppo grande per lui. La boxe è l’ambiente che ha fatto riemergere anche  il suo lato fanciullesco, autoironico. “Mi sento come se tre ragazzi mi prendessero continuamente a calci nel sedere, il mio corpo è molto deteriorato”, ha dichiarato a dei giornalisti.

Molti video che ha pubblicato su Instagram raccontano di un pugile con ancora grande voglia e tanta potenza. Ancora ferocemente vitale. Non sappiamo come finirà l’incontro, ma poco importa. Quello che conta, dietro tutta la pubblicità, il clamore mediatico, le fanfare a festa è aver capito senza ombra di dubbio che Mike Tyson è nato pugile e morirà pugile. Nulla di più, nulla di meno. E l’incontro siamo sicuri che, come ammesso da lui stesso sul suo sito, Legends Only League,: “Sarà fantastico”. 

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