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Non si può fermare lo sport: il nuovo spot Nike tra Black Lives Matter e Covid-19

“Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato.” Con questa frase Stanley Kubrick coronava la sua visione del cinema, ovvero la commistione di altissima tecnica al servizio dell’idea, dell’immagine, o se vogliamo della parte visionaria di ogni pugno di noi. Vedere immagini che probabilmente anticiperanno il futuro. Dev’essere stata questa l’idea che ha guidato alla realizzazione del nuovo spot della Nike, impregnato di spirito derivato dal movimento Black Lives Matter che appare anche sulle magliette di una squadra femminile in un frame. Questa deve essere stata l’ambizione che ha guidato l’agenzia pubblicitaria americana Wieden+Kennedy quando ha affidato la regia dello spot Nike a Oscar Hudson, giovanissimo regista visionario famoso per molti videoclip di successo tra cui quelli per Radiohead e Bonobo. Che la casa di abbigliamento sportivo di Portland ambisse ad un concept forte per la nuova campagna promozionale era cosa risaputa per chi segue le vicende che legano sport e finanza (bastava aver seguito la questione del ritiro del marchio dalle sponsorizzazioni dei Redskin), ma dove sarebbe andata a parare la comunicazione Nike non era immaginabile.

Così, entrando a piè pari nella discussione contemporanea sui diritti civili e sulla rappacificazione storica tra etnie, Nike sfoggia un piccolo gioiello di tecnica e pensiero proprio mentre il BLM continua a fare passi da gigante nella propria rivendicazione. Un piccolo gioiello perché la comunicazione della Nike riesce a toccare tutti i temi caldi che in questo momento attraversano la società con grande leggerezza, lanciando un messaggio stratificato di positività e coraggio nell’affrontare le sfide, siano esse politiche, sanitarie, sociali o fisiche. La regia di Hudson nella sua semplicità dell’idea iniziale (uno schermo diviso a metà in cui le azioni che partono nel primo schermo si risolvono nel secondo riquadro) coglie perfettamente lo spirito del voiceover che non a caso parte con una frase dal grande valore sociale, Non siamo mai soli, facendo quasi da riverbero al coro dei tifosi del Liverpool. Voce narrante affidata a Megan Rapinoe, personaggio centrale in questo momento negli Stati Uniti. Iniziare qualcosa, cimentarsi in un’impresa, tentare una sfida, vuol dire anche avviarsi in un percorso che probabilmente sarà continuato anche da qualcun’altro. Non é questo lo spirito con cui si stanno combattendo le battaglie del Black Lives Matter? 

La comunicazione della Nike riesce a toccare tutti i temi caldi che in questo momento attraversano la società con grande leggerezza, lanciando un messaggio stratificato di positività e coraggio nell’affrontare le sfide, siano esse politiche, sanitarie, sociali o fisiche.

Ma c’è spazio anche per parlare di Covid-19 con le immagini di addetti alla sanificazione dei luoghi pubblici, intenti a bonificare uno stadio americano, e con il successo social delle ragazzine liguri famose per aver giocato sul tetto a tennis in tempi di lockdown. Accompagna le immagini la frase troveremo il modo, come a dire che neanche le pandemie bloccheranno la voglia di sport. Ma é il tema dei diritti civili quello che più emerge dallo spot Nike, in particolare sono almeno due le immagini che chiariscono l’intento. La prima é quella in cui una ragazza con lo chador corre su uno skateboard che passa il testimone ad un ragazzo anch’egli sullo skateboard che sventola una bandiera dei diritti LGBT mentre il voiceover sottolinea: “se non possiamo migliorare lo sport, cambieremo lo sport”. I fotogrammi però più forti sono sicuramente quelli dedicati ad un passaggio di testimone ideale fra Malcom X e Megan Rapinoe, ovvero la battaglia per i diritti che non si ferma, ma che passa dalle istanze razziali e quelli sessuali palesando il vero messaggio di tutto il movimento BLM: anche se vi sentite assolti siete lo stesso coinvolti.

Se non possiamo migliorare lo sport, cambieremo lo sport

I passaggi di significato sono sottolineati oltre che dalla colonna sonora, da uno speech evocativo e di impatto che si sposa alla perfezione col montaggio minuzioso e perfetto. Nessuno può fermare ciò che possiamo fare insieme, la frase che chiude lo spot e che fa da slogan di questa campagna é un omaggio alla speranza delle rivendicazioni, alla forza delle idee che le persone possono sprigionare.

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Certo i critici bolleranno probabilmente lo spot Nike come un’operazione di redwashing, ma a ben vedere una presa di posizione così chiara, in questo momento negli Stati Uniti, sembra un segnale forte più che furbesco. É probabile che i maggiori diritti giovino anche ai fatturati delle multinazionali, ma anche questo, volenti o nolenti, é il segnale che qualcosa nel nostro mondo sta cambiando, ricordiamo sempre la lezione di Harvey Milk.

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