Master 1000 di Cincinnati bolla

Una bolla è per sempre

Ci stiamo avvicinando alla ripartenza del tennis vero con il Master 1000 di Cincinnati che si giocherà sui campi di Flushing Meadows, gli stessi campi che ospiteranno il torneo del Grande Slam di New York. La Grande Mela tennistica sarà una copia in tono minore della “Bolla” di Orlando, il resort di Disney World dove le star della pallacanestro stanno giocando le fasi finali dei gironi ed i play off, restando rinchiusi fino ad Ottobre nella gigantesca e lussuosa struttura all’ombra del castello di Cenerentola.

La bolla in Florida assomiglia molto ad un Grande Fratello VIP in grande stile, con i giornalisti che possono ammirare i campioni chiusi dentro una teca senza poter interagire se non ad opportuna distanza o per via digitale. Se nel format televisivo ci sono un susseguirsi di prove, più o meno lecite, che mettono a nudo i caratteri dei personaggi, ad Orlando i campioni si “mostrano” sul campo; quello che resta è come “uccidere” il tempo libero tra un allenamento, una partita, un’intervista ed un tampone. I maestri del basket oltre che appassionati di ping pong, di golf e di serie televisive, si sono scoperti appassionati pescatori, tanto da costringere gli organizzatori a fare incetta di ami e lenze e, immaginiamo, di verminose esche.

Non possiamo sapere se l’impossibilità di avere dei veri rapporti con il mondo esterno possa alterare, in qualche modo, la qualità del gioco e il livello tecnico delle partite. Certamente ci sarà un impatto, con molta probabilità riguarderà maggiormente le relazioni interne: il modo con cui i giocatori vedono il mondo piuttosto che il modo in cui noi dall’esterno vediamo loro. Il nostro punto di vista è già abituato ad aver a che fare con delle star mondiali, conosciutissime e di cui sappiamo tutto e di cui vogliamo sapere sempre di più. Diversamente, loro saranno costretti, volenti o nolenti, a sapere ancora di più dei loro compagni e dei loro avversari. Conoscere le abitudini, le debolezze, i vizi. Può incidere su come li vedono, renderteli più o meno simpatici, più o meno antipatici, più o meno empatici. E questo, sul campo, può fare differenza.

Non lo farebbe in una situazione normale dove la distanza ed il mondo soggettivo della propria squadra possono edulcorare gran parte di questi effetti, ma non è detto che nella bolla tutto questo sia scontato, che le cose non possano cambiare. Sono cambiate per noi costretti a casa durante il lockdown, credo che possiamo aspettarci di tutto. Non arriveranno, speriamo, al livello descritto nel film “Das Experiment” in cui si narra dell’esperimento di Stanford del 1971, dove 24 volontari furono divisi in 12 guardie e 12 carcerati e tenuti in una “bolla” che non durò neanche una settimana; l’esperimento fu interrotto a causa del comparire di comportamenti pericolosi ed antisociali.

Das Experiment
Das Experiment

Non sono così convinto che questo timore, seppure in forma lievemente diversa, non sia tra i pensieri degli organizzatori della “Bolla di New York”. È recente, infatti, la comunicazione della USTA (United States Tennis Association) che richiede agli atleti partecipanti ai tornei americani di firmare una liberatoria in cui si chiede di “assumersi piena responsabilità per qualsiasi rischio, di scomparsa o di infortunio personale compresi grave malattia, infortuni e morte che possono essere subiti da me o da altri, che entrano in contatto con me, come conseguenza della mia presenza nella struttura, anche se causato dalla negligenza del NTC (National Tennis Center) o da altri“. Il fatto, sebbene piuttosto comune negli States, è certamente un segnale della grande pressione che c’è sugli organizzatori americani che vogliono a tutti i costi portare avanti un evento nel mezzo di una crisi sanitaria senza precedenti nel mondo.

Inizialmente la bolla tennistica newyorkese doveva rinchiudere gli atleti nel medesimo hotel, limitando a uno il numero di accompagnatori. I giocatori si sono opposti minacciando di far saltare l’evento ed hanno ottenuto alcune modifiche, per esempio nelle strutture alberghiere che saranno probabilmente due invece di uno, e nel numero di accompagnatori che potrà arrivare a tre con la clausola che l’accesso al campo sarà garantito comunque ad uno solo. Il vero tema da risolvere è la quarantena per i giocatori che dovranno al termine del torneo recarsi in Europa per la stagione sulla terra rossa. Il governo italiano si è recentemente espresso concedendo agli atleti la possibilità di non effettuare la quarantena al rientro dai Paesi a rischio, mettendo di fatto al sicuro lo svolgimento degli Internazionali d’Italia, unico torneo importante che precederà il Roland Garros, vista la cancellazione del Master 1000 di Madrid.

The dome

Se la stagione europea sembra potersi giocare senza troppi patemi (a Parigi si aprirà certamente anche al pubblico) la paura per la seconda ondata sta già preoccupando l’Australia che ha annunciato nuovo lockdown, ma anche rassicurato sullo svolgimento dell’Australian Open 2021 grazie all’istituzione di micro-bolle che garantiranno gli introiti (almeno televisivi). Da bolla nasce bolla, insomma. La bolla come panacea di tutti i mali. La bolla come scudo stellare. Una bolla ha anche alcuni malaugurati aspetti negativi. Nella bolla di Stephen King (The dome) gli uomini sono impazziti per non poter uscire e l’ordine interno è stato completamente stravolto. Nella bolla poi, l’aria è una risorsa limitata che lentamente si consuma con il risultato che gli uomini intrappolati ne hanno sempre meno a disposizione, arrancano, alcuni prevaricano per avere gli ultimi scampoli, ma si tratta di una lenta agonia. Certamente in una bolla una delle prime cose che si smette di fare è di giocare a Tennis.

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