Navid Afkari

Cosa si nasconde dietro la morte di Navid Afkari

La morte per impiccagione del wrestler iraniano Navid Afkari, avvenuta il 12 Settembre 2020, continua ad avere una lunghissima coda di polemiche e discussioni in tutto il mondo. Un clamore mediatico suscitato da una condanna massimamente severa per un reato dai contorni molto confusi.

Per chiarezza, nel ricostruire la storia che ha portato all’uccisione di Navid Afkari bisogna innanzitutto chiarire che le informazioni riguardanti tutta la vicenda sono nel migliore dei casi viziate da un intento politico. Ma partiamo dall’inizio. Il wrestling in Iran ha tradizione millenaria, nata come forma di lotta presso i Sumeri, il koshti (traduzione persiana di “wrestling”) ha conquistato nel corso secoli altre culture, tra cui ovviamente quella greco-romana da cui prenderà il nome una particolare forma di combattimento.

koshti
Rappresentazione del Koshti

Nei secoli e nelle epoche il koshti ha avuto un significato spirituale e politico decisamente importante, affondando le sue stesse origini nei principi del zoroastrismo, religione sviluppatesi sui principi del noto Zaratustra, tramandatisi dalla notte dei tempi. Storicamente quindi la figura del wrestler ha un significato in Iran che va ben oltre quello del mero lottatore. La cintura indossata dal combattente doveva ricordagli i principi per cui gli adepti di questo sport erano figure di comunicazione tra la divinità e il male terreno, per questa ragione avrebbero dovuto farsi carico di ogni ingiustizia, di ogni brutalità subita dal popolo da parte dei potenti di turno.

Nel corso della rivoluzione iraniana diventerà centrale il potere comunicativo dei wrestler, basti ricordare il caso molto noto di Takhti che si oppose apertamente al Governo dello Scià, rifiutandosi addirittura di chinare il capo di fronte al Re durante una premiazione e che fu trovato morto nel 1968 in circostanze ben poco chiare. Dopo l’instaurazione della Repubblica Islamica quasi tutti i wrestler si schiacciarono sulle posizioni del regime teocratico.

Gholamreza Takhti
Gholamreza Takhti, atleta oppositore del Governo dello Scià

Con questo grado di importanza riferito alla figura di questi sportivi e più facile capire cosa abbia rappresentato il dissenso aperto e sfacciato che Navid Afkari ha dimostrato contro il Regime soprattutto, in occasione delle imponenti manifestazioni del 2018. Il wrestler che aveva participato alle manifestazioni contro il caro benzina e la politica repressiva del governo insieme ai fratelli Vahid Habib (anch’essi condannati a 54 e 27 anni di carcere) é stato accusato di aver ucciso un guardia di sicurezza, Hassan Turkman, che al momento del passaggio della manifestazione controllava un cantiere. L’accusa si basava su un video raccolto da una camera di sicurezza e su una confessione dello stesso Navid Afkari, ma queste due prove durante il processo a carico del wrestler appariranno decisamente viziate per ragioni diverse.

Il video della camera di sicurezza non è mai stato reso disponibile e pubblico. Gli unici che lo hanno visto sono gli accusatori e i giudici della corte che ha condannato Navid Afkari, prova quindi che appare fortemente costruita ad hoc se mai é esistita. Ma è la seconda prova ci dà il segno di quanto sia complessa la faccenda. L’originale confessione del wrestler sarebbe stata ottenuta con la violenza. Navid Afkari ha dichiarato più volte in seguito che quella dichiarazione di colpevolezza era stata fornita solo per far cessare le torture e liberare la sua famiglia dalle minacce di ritorsione subite dai carcerieri. Già queste due condizioni lanciano dei forti sospetti sulla quesitone, ma c’è di più.

Navid Afkari

L’uccisione di Navid Afkari non é stata annunciata, é avvenuta all’improvviso. Le fonti governative avrebbero diffuso in seguito la notizia che la morte del giovane atleta sarebbe stata addirittura richiesta dalla sua famiglia, notizia mai confermata ed anzi smentita dalla famiglia stessa che in quei giorni stava pianificando un viaggio a Teheran per chiedere la sua grazia. Aspetto increscioso che tra l’altro contraddirebbe un principio sancito dalla Costituzione iraniana che vuole che il condannato a morte incontri la propria famiglia prima dell’uccisione.

Quelli che ho citato sono solo alcune delle stranezze di un caso di uccisione assai controverso, ma al di là di questo, rimane una domanda importante: perché la morte di Navid Afkari era così importante per il regime iraniano ora?

Per rispondere dobbiamo ancora una volta guardare il contesto, allargare lo sguardo. La notizia della condanna a morte del wrestler ha scatenato un potentissimo movimento mediatico che ha coinvolto non solo Amnesty Inernational, sportivi di tutto il mondo e associazioni umanitarie, ma anche il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il Presidente ha affidato ad un tweet la sua richiesta di grazie per Navid Afkari, correlando l’impegno politico del wrestler alla situazione catastrofica dell’economia iraniana.

Il movimento scatenatosi dalla notizia della condanna a morte di Navid Afkari deve aver convito i guardiani della rivoluzione della necessità di agire in fretta e con la massima forza per stroncare ogni possibile dibattito sulla legittimità della morte del giovane. Dibattito internazionale? Sì certo, ma anche interno. La figura di Navid Afkari era una di quelle in grado di aggregare intorno a sè un pericolosissimo consenso anti governativo difficilmente gestibile in un periodo di crisi economica. Devono essere state queste le ragioni che hanno spinto il Governo iraniano ad agire senza pietà e in tutta fretta (dal ritrovamento del corpo, l’atleta sarebbe apparso già in fin di vita prima dell’impiccagione).

Rimangono le ombre ad alimentare il dubbio che dietro la morte di Navid Afkari si sia giocata una partita politica più importante, del resto neanche il Governo iraniano ha negato con troppo forza, rispondendo al famoso tweet di Trump con un laconico si preoccupi dei morti in ospedale che non hanno cure a sufficienza a causa delle restrizioni USA. Rimane l’amaro in bocca a raccontare questa notizia, rimane la sensazione che le vite degli sportivi siano (a volte nel bene, a volte nel male) usate come bandiere di principi o battaglie più grandi di loro. Ricordiamo anche i casi occidentali di tale uso strumentale delle figure sportive, puniti o esaltati a seconda delle loro rimostranze politiche. 

Ma come é ovvio che sia, a spezzare il cuore in questa storia é l’accanimento dimostrato ancora una volta dal potere nei confronti di una famiglia intera, a cui nulla si é potuto opporre, neanche le forti braccia di Navid Afkari.

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