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Ettore Messina, integrità chiama responsabilità

Se fosse un film forse a quest’ora avremmo già assistito al tanto atteso lieto fine: un virus sconosciuto, la pandemia improvvisa, i sistemi sanitari di tutto il mondo al collasso, interi popoli chiusi in casa e ancora la rinascita, il ritorno alla vita normale, un altro (l’ultimo) colpo di coda tragico e, infine, la liberazione attraverso la definizione di un provvidenziale vaccino.

Se fosse un film, in circa due velocissime ore tutto questo sarebbe passato sul grande schermo lasciandoci addosso la solita spirale di emozioni tipica dei drammi con esito riconciliante.

La differenza però è che questa sceneggiatura è realtà viva nel nostro concretissimo quotidiano, un tangibile susseguirsi di eventi che sta influenzando comportamenti e reazioni, segnando esistenze e vissuti, strapazzando il presente e gettando punti di domanda sul futuro. No, decisamente questa “vita (e il basket) non è un film“.

Nella totalità degli aspetti toccati dalla pandemia c’è anche lo sport e fra questi la pallacanestro, disciplina di cui Ettore Messina (le parole sopra citate vengono direttamente dal suo libro Basket, uomini e altri pianeti) è uno dei principali volti ed esponenti. Attuale coach dell’Olimpia Milano e fra i più titolati allenatori continentali di sempre, Messina è uno che “pretende che le cose vengano fatte bene e con partecipazione“, ma prima ancora fa “una cosa che ama tantissimo“.

messina olimpia

Contrariamente a quanto sostengono molti, questa “cosa” rientra a tutti gli effetti nell’apparato culturale di una società in cui lo sport tout court è florido e vivissimo ramo. Come tale, anche quest’ambito risente a pieno titolo delle decisioni e degli eventi, pandemie incluse, che quotidianamente sconvolgono non solo le singole nazioni ma anche il mondo intero.

Messina – e altri come lui – queste dinamiche e questa visione d’insieme le ha ben presenti; ha a cuore lo sport in cui col tempo è diventato un punto di riferimento e, grazie alle esperienze e al proprio background personale, tiene gli occhi ben saldi su quella che è la realtà in cui viviamo, affrontandola alla stregua di una partita sul parquet, ossia in maniera diretta e sinceramente schietta, tratti questi rintracciabili anche nella genuina lettera scritta e rivolta qualche giorno fa ai presidenti di FIBA, ULEB e Euroleague.

messina popovich
Messina insieme a Gregg Popovich

La situazione della pallacanestro in Europa, infatti, si sta facendo ogni settimana sempre più precaria a causa del (ri)emergere prepotente del Covid-19, che sta mettendo ko sempre più giocatori e sta costringendo squadre e federazioni a rinviare un numero sempre maggiore di partite per il contagio dei propri membri. Di fronte, quindi, a un contesto indubbiamente complicato e al silenzio delle istituzioni, Messina ha preso la penna rivolgendo un accorato appello “da appassionato tifoso del nostro sport” ai massimi dirigenti europei affinché costoro prendano una decisione appropriata e condivisa per garantire il corretto e, quanto più possibile, regolare svolgimento della stagione cestistica.

Sospendere le competizioni europee e consentire alle leghe nazionali di finire le loro stagioni nei prossimi quattro mesi” in maniera tale che “probabilmente a marzo o aprile, tutti i tornei internazionali potranno essere completati, auspicabilmente in tempo per prepararsi poi per le Olimpiadi

Abituato ad assumersi le proprie responsabilità, a prendere decisioni e ad elaborare aggiustamenti sulle più disparate situazioni di gioco, l’allenatore catanese ha suggerito quello che potrebbe essere lo schema più logico, non l’unico, ma il più auspicabile: “sospendere le competizioni europee e consentire alle leghe nazionali di finire le loro stagioni nei prossimi quattro mesi” in maniera tale che “probabilmente a marzo o aprile, tutti i tornei internazionali potranno essere completati, auspicabilmente in tempo per prepararsi poi per le Olimpiadi“.

Più del contenuto effettivo della proposta, però, è rilevante il fatto che Messina si sia mosso e abbia sollecitato l’intervento delle autorità preposte, perché ha riconosciuto la gravità della situazione e ha compreso quale sia realmente la portata della posta in palio: l’integrità e la credibilità delle competizioni e, prim’ancora, la salute di quelli che dovrebbero disputarle.

ettore messina

Di fronte a queste e alle altre criticità collaterali, il coach dell’Armani Exchange ha messo in gioco la propria sensibilità, il proprio trasporto per lo sport che gli ha stregato il cuore e ha invocato l’intervento dei massimi sistemi del basket continentale perché le attuali difficoltà non vengano ignorate ancora a lungo e perché, mettendo da parte tanto gli interessi economici delle singole parti quanto le divergenze del passato recente, con una collettiva assunzione di responsabilità si possa elaborare un piano atto a preservare la validità della stagione in corso.

Si tratta, dunque, di lottare per un unico obiettivo, remare in maniera convinta nella stessa direzione, riconoscere la problematicità del contesto in cui l’umanità (e di conseguenza la pallacanestro) vive e unirsi per superare assieme l’ostacolo, ognuno svolgendo al meglio la propria parte.

Per costruire responsabilità bisogna innanzitutto fissare un obiettivo chiaro e raggiungibile

Da allenatore, in tempi non sospetti, Messina aveva già chiarito che una delle sue mansioni consisteva “nell’incoraggiare il senso di responsabilità“, specificando che “per costruire responsabilità bisogna innanzitutto fissare un obiettivo chiaro e raggiungibile“. Questa volta, però, i destinatari non sono solo i giocatori, ma anche chi, dietro una scrivania, è deputato a prendere delle decisioni per il bene di tutti in un mondo oggi funestato da un male invisibile.

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