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Froome-Britto: quando la felicità è Dogma

Realizzarsi professionalmente, trovare la persona della propria vita, completare il viaggio dei propri sogni, ma anche semplicemente godersi un libro, un bicchiere di vino, una serata con gli amici o una domenica in famiglia. Non esiste un solo e preciso modo, oggetto, momento o gesto in grado di regalare attimi di sana e inscalfibile felicità ma, al contrario, le combinazioni per provarli sono pressoché infinite.

È il livello di sensibilità di ciascuno che, unitamente all’insieme dei valori in cui si crede, alla personale scala delle priorità, a pulsioni inconsce e stimoli irrazionali, determina cosa e come può innescare quel gioioso tumulto emotivo, miccia, a seconda dei casi, di sorrisi, gratitudine, appagamento, sensazione di benessere e tanto altro. Ovviamente, per la sua natura soggettiva, il percorso della felicità non è unidirezionale. Un’emozione di questo tipo, infatti, può essere innanzitutto innata e circoscritta all’animo di una singola persona ma, allo stesso tempo, può anche essere prodotta da comportamenti altrui o avvenimenti esterni e dunque, in sostanza, si può riceverla e donarla, interiorizzarla e condividerla, leggerla e scriverla, annusarla e infornarla, ammirarla e dipingerla, sognarla e pedalarla.

Gli ultimi, in particolare, sono riferimenti ad artisti e ciclisti, a virtuosi del mondo figurativo e conquistatori su due ruote, a due in pratica come Romero Britto e Chris Froome, uomini che, di recente, hanno deciso di unire i motivi della loro gioia quotidiana per provare a dispensarne un po’ a chi invece fa più fatica a rallegrarsi.

britto froome pinarello

Entrambi, sia l’esponente neo pop brasiliano che il keniano bianco plurivincitore del Tour d France, sono nati e cresciuti in ambienti tutt’altro che facoltosi, hanno visto con i loro occhi povertà, sfaccettature e problematiche relative a due angoli di mondo lontani da noi e per inseguire i loro sogni, nella loro personale rincorsa alla felicità, sono stati costretti a emigrare e superare diversi ostacoli.

Quello delle origini in contesti complicati, però, non è l’unico punto in comune fra queste individualità che nei rispettivi campi hanno scritto e stanno scrivendo pagine importanti. Detto infatti di come Romero e Chris siano cresciuti rispettivamente a Recife e nei sobborghi di Nairobi, in gioventù tutti e due hanno visto sbocciare la passione per l’arte e il ciclismo incoraggiati dalle proprie madri, una cercando di non far mai mancare libri, supporti e colori all’imberbe talento sudamericano, l’altra (impegnata in svariate mansioni per mantenere il futuro campione e i suoi fratelli) avvicinando e spingendo il figlio verso i sapienti consigli di David Kinjah, mentore e primo testimone delle avventure a pedali del sudafricano.

Il percorso dei due è poi proseguito tra incomprensioni e salite, tra riconoscimenti e traguardi, tra porte sbattute in faccia a un futuro “standard” (Britto ha provato per due anni a studiare Giurisprudenza, Froome ha tentato di emulare i fratelli cimentandosi in Economia) e ricongiungimenti irresistibili con le proprie passioni giovanili.

Tutti e due hanno visto sbocciare la passione per l’arte e il ciclismo incoraggiati dalle proprie madri, una cercando di non far mai mancare libri, supporti e colori all’imberbe talento sudamericano, l’altra avvicinando e spingendo il figlio verso i sapienti consigli di David Kinjah

La svolta decisiva arriva per ambedue nella cornice del Vecchio Continente dove, a distanza di oltre vent’anni dallo sbarco l’uno dell’altro, Britto viene folgorato dai lavori di Picasso e Matisse mentre Froome fa conoscenza con il livello e le promesse del ciclismo europeo. Il primo, grazie all’ispirazione di quegli indimenticabili giorni trascorsi tra le esposizioni di Parigi, definisce il suo stile – un concentrato di cubismo e street art caratterizzato da colori accesi e linee molto marcate – comprendendo potenzialità e modalità per renderlo facilmente riproducibile; il secondo, attraverso le buone prove e gli eccellenti numeri registrati nelle competizioni tra Italia, Svizzera e Inghilterra approda alla corte di coach Rod Ellingworth che negli anni avvenire (con l’appoggio della corazzata britannica Sky) ne farà il più grande corridore da gare a tappe della sua era.

froome pinarello

L’Europa, quindi, rappresenta un vero turning point per i due che, successivamente, da lì spiccano il volo verso le vette della gloria, facendo ciò che rende entusiasti non solo loro in prima persona ma anche chi fruisce delle loro gesta: Britto ci riesce esponendo, Froome scattando; Britto (si) esalta colorando il mondo, Froome dominandolo in sella alla sua specialissima in carbonio. In questo modo, affermando ciascuno il proprio marchio di fabbrica – una pedalata agile e forsennata l’uno, vivide fiammate di colore l’altro – e sfruttando la riproducibilità dei propri stili, i due si distinguono nei rispettivi campi diventando globalmente riconoscibili e riconosciuti.

britto froome pinarello
Love – R. Britto

La loro relazione con la felicità è, però, differente. Britto, uno che crede che “l’arte sia troppo importante per non essere condivisa“, con le sue opere si fa portatore naturale di “calore, amore e ottimismo” (parole del New York Times), emerodromo di una visione positiva del mondo e, attraverso i suoi lavori, rallegratore dei più tristi. Per lui, quindi, è stato ed è tutt’oggi naturale legarsi a enti ed associazioni benefiche sfruttando le proprie qualità per donare, attraverso aste e campagne ad hoc, sorrisi ai meno fortunati.

nature in harmony britto
Nature in Harmony – R. Britto

Froome invece, forse per la competitività e i sospetti del mondo in cui gravita, la gioia pare più inseguirla che dispensarla; una ricerca che ovviamente il britannico compie su una bici che così diventa veicolo d’evasione per eccellenza, mezzo con cui dimenticarsi delle preoccupazioni, provare a realizzarsi e lasciarsi andare in questo modo alla contentezza più pura. La stessa che, genuinamente, esibisce poi in famiglia, ricoprendo di attenzioni la moglie Michelle e i figli Kellan e Katie, destinatari di una bontà e un candore che in realtà non dovrebbe sorprendere visto il vissuto di Chris, assimilabile per molti aspetti a quello di Britto.

Alla fine, a intrecciare i loro destini portandoli a cooperare per una giusta causa, è intervenuta provvidenzialmente BestBuddies, un’associazione no profit impegnata nel supporto fisico, sociale ed economico di persone affette da problemi di sviluppo e disabilità mentale. Con l’obiettivo di raccogliere soldi da devolvere direttamente a quest’ente statunitense, Britto ha prestato il suo estro (similmente a quanto già fatto nel 2014 per Charitybuzz con la quattro volte campionessa del mondo di Triathlon Leanda Cave), Froome le sue gambe e Pinarello il suo pezzo forte, la Dogma F12 in dotazione al Team Ineos-Grenadiers quest’anno: il risultato ottenuto è stato un telaio che sprizza allegria da tutte le fibre di carbonio, strappa spontaneamente un sorriso e si accoppia perfettamente con quello che il mezzo incarna, ovvero spensieratezza, libertà ed emozione. In poche parole, il dogma della felicità.

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