paolo rossi italia

Il sorriso di Pablito: passavo di qui per caso

A poche ore dalla scomparsa di Paolo Rossi è difficile immaginare un giocatore più iconico è rappresentativo di lui. Figura entrata di diritto nell’inconscio collettivo di più generazioni, è stato negli anni Ottanta una bandiera dell’italianità insieme al presidente Sandro Pertini.

Immortalato nella cultura popolare da canzoni (vedere alla voce Venditti con E Paolo Rossi era un ragazzo come noi), dalla letteratura e dal teatro a più riprese, pensate a Davide Elia e al suo splendido Italia-Brasile 3 a 2. E ancora il suo omonimo teatrante che ha scritto una delle sue battute più belle proprio grazie al bomber del mondiale ’82; battuta che sottolineava la popolarità quasi sacrale del calciatore.

Ma cosa ha fatto diventare un’icona italiana così importante quel calciatore dal sorriso stretto e dal fisico esile? Probabilmente la sua storia, fatta più di cadute che di vittorie – anche se di vittorie non ne sono mancate, anzi: scudetti con la maglia bianconera, ovviamente il mondiale e il pallone d’oro, un riconoscimento che pochi italiani sono riusciti a raggiungere. Eppure non sono le straordinarie vittorie ad aver reso Paolo Rossi quel simbolo che ancora oggi tutti sentono come vicino.

Bisogna andare oltre Paolo Rossi per capire Paolo Rossi. Per sua stessa ammissione la carriera di Paolo Rossi fu costellata da vorticose cadute prima fisiche e poi morali, concavi da cui, però, l’attaccante riuscì sempre ad emergere con ancora più energia.

Paolo_Rossi

Gli infortuni resero la vita difficile all’attaccante sin dall’esordio alla Juventus nel 1972, quando appena cominciata la carriera nelle giovanili delle squadra bianconera una serie di operazioni al ginocchio lo tormentarono, spostando il suo debutto in squadra di ben due anni. Anni difficili se si immagina l’inizio di carriera di un calciatore, ma la determinazione di Pablito fu epica e da lì parti un percorso accidentato tra Torino e Como prima di approdare al Lanerossi Vicenza, dove si laureò capocannoniere sia in Serie B che in Serie A in due anni, risultati che convinsero Bearzot a convocarlo al Mondiale ’78. In quegli anni Paolo Rossi fu un marcatore eccezionale, ma ancora stentano i commentatori a celebrarlo, sarà quella sua aria dimessa da ragazzo da bottega.

paolo rossi vicenza

Nel 1979 mentre si trovava a Perugia, Paolo Rossi incontrò la peggiore vicenda della sua vita: un’accusa di partecipazione alle scommesse clandestine. Venne  accusato di aver concordato l’incontro Avellino-Perugia, giocato il 30 dicembre e finito 2-2, partita in cui l’attaccante aveva siglato niente meno che una doppietta. Pablito raccontò a più riprese lo sconcerto per quella vicenda, in cui si dichiarò sempre innocente, pur non negando uno “strano” incontro con due faccendieri romani. Paolo Rossi venne condannato a due anni di stop forzato che gli costarono l’Europeo del 1980 e un’amarezza profonda in cui pensò anche di trasferirsi all’estero, deluso dal trattamento della giustizia e dell’opinione pubblica italiana.

La vicenda rimarrà sempre poco chiara e, comunque, il coinvolgimento di Rossi rimase sempre laterale e dubbio. Ma per Pablito si aprì una speranza inaspettata grazie alla Juventus di padre-padrone Boniperti, che lo volle in squadra anche durante la condanna da scontare. É un salvagente miracoloso: Rossi giocò solo le ultime due partite del campionato 1981-1982. Due partite fondamentali per convincere Bearzot a convocare il bomber per il mondiale di Spagna ’82. In seguito, a più riprese, dichiarò che la fiducia accordatagli dal Commissario Tecnico per lui era un segno della buona prova al Mondiale del 1978, ma nonostante questo, vista la parabola inquietante dei due anni precedenti, abbastanza sorprendente.

paolo rossi italia

Due solo partite sufficienti a convincere Bearzot a convocarlo in Nazionale e a permettergli di scrivere una delle pagine più belle della storia calcistica italiana. Il resto è cronaca annunciata e ancora viva sotto la nostra pelle. Paolo Rossi rimarrà questo nell’immaginario italiano: un uomo che è caduto tante, troppe volte, ma che, nonostante ciò, è riuscito ad essere uno dei giocatori più vincenti ed iconici della storia italiana.

In una recente intervista Paolo Rossi diceva di essere stato comunque molto fortunato ad aver potuto giocare con una generazione di calciatori straordinaria. Come dargli torno? Ricordiamo en passant che Paolo Rossi ha giocato con Dino Zoff, Cabrini, Tardelli, Conti, Platini, solo per fare qualche nome.

paolo rossi spagna 82

Però, di lui è rimasta un’altra immagine, diversa. Guardate le foto, colorate con la tipica desaturazione dell’epoca. Guardate i volti degli altri giocatori, meno vanesi di quelli di oggi, seri, compiti. Poi guardate lui. Paolo Rossi godeva di una luce particolare, di un sorriso che si stagliava e disarmava. Un sorriso aperto e sincero, di quello che pensa che comunque è un privilegio essere lì a godersi una splendida giornata. Il sorriso di chi nella vita è caduto tante volte, ma è sempre riuscito ad rialzarsi e farsi applaudire.

Ora di Paolo Rossi rimangono le canzoni, le parole, le immagini e quel sorriso di chi passava per caso dalla storia.

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