Stéphanie Frappart

Stéphanie Frappart, la prima donna arbitro entrata nella storia

Così di soppiatto la storia si scrive anche in questo annus horribilis. Anche questo 2020, infatti, segna un piccolo passo nel cammino del progresso o cambiamento se siete proprio siete dei nostalgici. Il piccolo passo non è proprio piccolo, ma purtroppo quando si parla di sport si deve sempre fingere modestia come se non si stesse parlando della “cosa più seria fra le cose meno serie”, come direbbe l’ex C.t. Arrivo Sacchi. Ad ogni modo il mondo del calcio sembra accogliere finalmente alcune istanze della società civile, fra tutte quella più ovvia: aprire i cancelli alla presenza femminile nel rettangolo di gioco dedicato a ventidue uomini in pantaloncini.

Stéphanie Frappart

L’occasione è quella della quinta giornata della fase a gironi della Champions League, che vede contrapposte l’italiana Juventus ai russi della Dinamo Kiev. Partita importante per la Dinamo Kiev che potrebbe stagliarsi come terza squadra a qualificarsi nel girone dominato dal Barcellona, ma che comunque vede la Juventus matematicamente qualificata. Non è la partita in sé ad essere importante: l’entrata di un arbitro donna nella più nota (e ricca) competizione europea invece, quello sì che é elemento di novità. L’arbitro che dirigerà Juventus-Dinamo Kiev sarà Stéphanie Frappart, non certo una novizia del campo di calcio e tanto meno di quello maschile.

Il mondo del calcio sembra accogliere finalmente alcune istanze della società civile, fra tutte quella più ovvia: aprire i cancelli alla presenza femminile nel rettangolo di gioco dedicato a ventidue uomini in pantaloncini.

L’arbitro francese ha già alcuni primati sulle spalle su campo nazionale: la prima donna a dirigere una partita maschile della Ligue 2 nel 2014 tra Niort e Brest, la prima donna  a dirigere una partita maschile di Ligue 1 nel 2019 (Amiens-Strasburgo). Ma il grande salto Stéphanie Frappart, però, lo ha compiuto il 14 agosto 2019 diventando la prima donna a dirigere una finale di Supercoppa europea di calcio maschile, arbitrando Chelsea-Liverpool in Turchia.

Purtroppo, nel raccontare la notizia è difficile smarcarsi dalla pastoia del politically correct, eppure qui la questione è di tutt’altra natura. Certo, la responsabilità di essere la prima donna ad arbitrare ad altissimo livello è sentita dalla Frappart come una causa civile e culturale, ma non bisogna dimenticare che i motivi per cui quella donna è non un’altra é lì, sono soprattutto legati al merito, non alla clemenza. Stéphanie Frappart, come ha recentemente ricordando con toni giustamente trionfali France Télévisions, è stata eletta “miglior arbitro per il 2019”, riconoscimento che l’ha portata anche ad entrare nelle lista Football Uni di Thierry Mercier, in corsa per le elezioni presidenziali della Paris Ile-de-France League che si terranno il 19 dicembre.

Una presa di responsabilità totale che coinvolge l’ambizione politica, sportiva e anche di genere di Stéphanie Frappart nel far entrare a pieno diritto le donne nella storia del calcio. Un passaggio culturale non indifferente perché arriva non per quota rosa (il che sarebbe ad ogni modo pregevole, intendiamoci), ma per merito guadagnato sul campo, per competenza, capacità. Tutte caratteristiche che arrivano dal percorso della protagonista, prima come calciatrice e poi come arbitro, e forse in futuro come dirigente.

Stéphanie Frappart è stata eletta “miglior arbitro per il 2019”, riconoscimento che l’ha portata anche ad entrare nelle lista Football Uni di Thierry Mercier

Se le canzoni segnano le epoche viene facile sorridere al Perché non ci porti pure me a vedere la partita di pallone, cantata dalla Rita Pavone, ora la canzone dovrebbe se non essere cancellata almeno rivista. Ma non è importante; la canzone conteneva una richiesta fondamentalmente maschilista, che viveva l’accesso allo stadio come una concessione. Qui è diverso, Stéphanie Frappart non ha chiesto nessun permesso, è stata chiamata dal mondo del calcio a migliorare il calcio. Non è la diversità qui a contare, ma la diversità come nuova qualità, miglioramento.

Toni Negri nella Differenza italiana, una delle sue opere meno considerate politicamente, ma forse proprio per questo ancora più valida, sottolineava come la differenza biologica potrebbe essere un valore alla vita politica, sociale, culturale. Oggi ne abbiamo una dimostrazione empirica: una donna non solo può arbitrare come un uomo, ma lo può fare anche meglio, scevra forse da alcune gabbie mentali di un mondo di maschi giudicato da maschi.

Stéphanie Frappart

Rimane il processo storico che come ben risaputo non può più arrestarsi, i campi maschili vengono aperti, anzi spalancati al mondo femminile. Non è di secondaria importanza notare anche il fatto che scegliere un arbitro donna vuole dire sostanzialmente aver appaltato un ruolo aprioristicamente assegnato alle capacità maschili ad un genere diverso. Un passaggio non poco importante, che trasforma una scelta apparentemente obbligata in una semplice scelta fra le scelte possibili, valutabile in base alla qualità e alla competenza.

Non rimane che fare gli auguri a Stéphanie Frappart e goderci un piccolo grande cambiamento per la storia che asta avvenendo sotto i nostri occhi.

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