Aleksandr Kokorin

Aleksandr Kokorin: “Mi ambiento e poi segno”

Quale miglior titolo per un articolo sull’irrequieto talento russo Aleksandr Aleksandrovič Kokorin, classe 1991 e ora – dopo carcere, pistole, risse ed eccessi d’ogni tipo – in forze alla Fiorentina, con la quale non ha ancora esordito causa infortunio muscolare che l’ha colpito sul nascere degli allenamenti all’ombra del Battistero. Sono proprio sue parole infatti, pronunciate poco dopo il passaggio ai viola. Parole dove sembra prevalere uno scopo rassicurativo prima di tutto: “Mi servirà un mese di ambientamento, poi inizierò a segnare“. Inutile precisare che non è andata esattamente così. Dall’approdo a Firenze dello scorso gennaio, Kokorin è sempre rimasto nella lista degli indisponibili e solo ora sembra in via di ripresa, ma si parla ancora di diverse settimane prima di vederlo finalmente in campo.

C’è una particolarità che, su tutte, caratterizza l’attaccante russo, e non è legata alle sue innumerevoli stravaganze, come si potrebbe pensare. Anche se è in un certo senso anch’essa una stravaganza: a 30 anni e dopo ripetuti declini personali, Kokorin è ancora convintamente definito nell’ambiente calcistico il miglior talento russo in circolazione. Della serie, c’è della continuità in questa discontinuità. Una discontinuità che fonda le sue basi negli approdi sulla scena del 2008: Kokorin 17enne segna all’esordio con la Dinamo Mosca e fa vedere cose strabilianti tra campionato e coppe. Ha tecnica, velocità, fisico; è totalmente privo di ansie, con piena conoscenza del campo e una maturità rara nell’ottimizzare le sue giocate a beneficio del collettivo. È la promessa calcistica del Paese e indubbiamente tra i talenti migliori a livello mondiale, ma si spegne abbastanza presto e senza una motivazione precisa. Un trasferimento sbagliato, mancanza di motivazioni, entusiasmi calati perché l’etichetta baby non si può più utilizzare…

Allora arriva lo Zenit, e ricomincia a segnare e fornire assist, divenendo presto il centro del gioco della formazione allenata prima da Luciano Spalletti e poi da Roberto Mancini, che non avranno dubbi a chiamarlo “campione”, e basare su di lui gran parte dei loro progetti. Cosa si aspetta dunque a chiamarlo sui maggiori palcoscenici del calcio europeo? Diciamo che le attenzioni non mancano, ma ci sono dei freni: nel 2013 scatena una maxi-rissa nel corso del match Dinamo Mosca- Alanija Vladikavkaz, beccandosi 6 giornate di squalifica; nel 2014 balzano in cima all’agenda dei tabloid russi foto di lui ubriaco e in déshabillé in compagnia di due spogliarelliste, mentre nel 2015 replica alle critiche in arrivo dall’allora presidente dello Spartak, Chervichenko, rispedendole al mittente con riferimenti non proprio cortesi al peso di quest’ultimo.

È invece nel 2016 che esorcizza il pessimo europeo appena concluso dalla sua Russia in discoteca con il compagno di squadra Mamaev, spendendo – si dice – 100mila euro in champagne, e l’anno successivo nei festeggiamenti per un matrimonio spara colpi di pistola in aria e finisce nelle storie Instagram dei compagni di squadra. Ci si aggiungano poi numerosi infortuni, e va da sé che Kokorin non rappresenti esattamente l’investimento più adatto all’interno dei sempre più algoritmici piani dei top club europei. Eppure, alcuni di questi quasi ci ripensano nel 2018, quando sempre con lo Zenit fa 19 reti in 35 partite tra campionato e coppe.

Nel 2013 scatena una maxi-rissa nel corso del match Dinamo Mosca- Alanija Vladikavkaz, beccandosi 6 giornate di squalifica; nel 2014 balzano in cima all’agenda dei tabloid russi foto di lui ubriaco e in déshabillé in compagnia di due spogliarelliste, mentre nel 2015 replica alle critiche in arrivo dall’allora presidente dello Spartak, Chervichenko, rispedendole al mittente con riferimenti non proprio cortesi al peso di quest’ultimo.

Allora però succede che Kokorin, ancora una volta insieme al compagno Mamaev, viene coinvolto in due risse ravvicinate, prima con un tassista e poi con un funzionario politico. Le risse le vince entrambe e le lesioni sulle vittime non sono poca roba (si parla persino di fratture e danni cerebrali). Per la giustizia di Mosca, che ne evidenzia la recidività, il ragazzo deve farsi un anno e sei mesi di carcere. Li sconta quasi tutti anche se non interamente all’interno di un carcere, poi torna a giocare e sapete cosa? Va al Soči e fa 7 reti e 2 assist in 10 partite, rivelandosi cruciale per la permanenza nella massima serie della squadra biancoblu. Non ha dimenticato affatto come si gioca a calcio, e resta aggrappato con le unghie a quell’etichetta di “miglior talento russo in circolazione”, che quasi fa ridere ora per un classe 1991, nel bel mezzo di annate che cominciano ad accogliere sui campi professionistici le giocate dei 2002-2003.

Ora però, dopo la breve parentesi allo Spartak, è la Fiorentina a poter godere del suo talento; un talento che non ha mai incontrato cali, difficoltà, tardivi adattamenti seguìti da rinascite o percorsi di ripresa. C’è sempre stato, ma ha fatto a botte con la vita di Kokorin fuori dal campo, in una interminabile rissa che in diversi modi continua a caratterizzare la sua esistenza. E in attesa che recuperi dall’infortunio muscolare, c’è solo da sperare che il campionato italiano riesca ad assistere anche solo a qualche sprazzo della sua genialità sul campo, prima del prossimo eccesso.

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