Flamini ambiente sostenibilità

Mathieu Flamini, quando il verde non è solo sul campo

Olympique Marsiglia, Arsenal e poi il Milan. Per poi tornare ancora all’Arsenal, e concludere con Crystal Palace e Getafe. Sono queste le squadre che hanno segnato, principalmente, la carriera di Mathieu Flamini, centrocampista di quantità molto abile nel contrastare e nel recuperare palla. Tuttavia, oggi il campione originario di Marsiglia fa parlare di sé per ragioni che sembrano esulare dalle reti messe a segno e dalle presenze in campo. Infatti, Flamini, svincolato dal 2019, ha intrapreso da diversi anni la carriera di imprenditore e attivista che lo ha posto sotto i riflettori della stampa, soprattutto britannica. La questione scottante sembra riguardare il conto in banca del centrocampista che, secondo alcune voci di corridoio, sarebbe di circa 25 miliardi.

Il Flamini imprenditore muove i primi passi in Italia, tra il 2008 e il 2013, mentre il calciatore sta giocando con il Milan e, proprio in questi anni, decide di dare alla luce una società di energia pulita. La tematica ambientale è stata sempre fondamentale per il campione che, proprio negli anni di maggior successo, ha deciso di impegnarsi attivamente a favore della causa. Dopo la firma del contratto con l’Arsenal, nell’Agosto del 2013, Flamini torna a Londra e insieme al calciatore Mezut Ozil decide di fondare una nuova azienda, Unity. Stavolta si tratta di una compagnia che nasce per produrre cosmetici ecologici ma, recentemente, ha avviato progetti legati all’alimentazione e all’implemento della performance. Entrambe le aziende  sembrano andare a gonfie vele e, proprio per questo, la stampa UK ha cominciato ad ipotizzare di un presunto patrimonio a sette zeri.

Flamini Ozil Unity

Tuttavia, nel corso di un’intervista al quotidiano francese L’Epoque, il centrocampista ha tenacemente smentito queste illazioni spiegando non solo di non possedere 25 miliardi sul suo conto personale, ma specificando anche che questa somma non corrisponderebbe neanche al valore delle due compagnie di sua proprietà. L’errore potrebbe spiegarsi con il fatto che 25 miliardi è il valore del mercato che Flamini e soci si propongono di raggiungere con le loro tecnologie sostenibili. In particolar modo, il calciatore ci tiene a precisare che il suo interesse per le questioni legate all’ecologia e all’ambiente nasce da un desiderio puro e genuino di migliorare il pianeta e non dalla ricerca di nuovi introiti multimilionari.

Questo interesse è ben evidente tenendo in considerazione la principale produzione della GFBiochemicals, l’azienda a cui Flamini ha dato vita a Milano insieme all’imprenditore Pasquale Granata, suo socio.

La GFBiochemicals è attiva nella produzione di acido levulinico, un grasso a basso peso molecolare che contiene un gruppo carbonile. Si tratta di una molecola che, se impiegata su larga scala, potrebbe consentire di fare degli enormi passi avanti in campo ecologico poiché è compatibile e può essere miscelata a vari solventi idrocarburici alifatici e aromatici, ad acqua, alcool, chetoni, aldeidi, acidi organici, esteri, eteri. Insomma, è una molecola estremamente versatile, che si presta bene a sostituire il petrolio contribuendo alla diminuzione delle emissioni di anidride carbonica, causa principale del surriscaldamento globale in atto sul nostro pianeta.

Il problema dell’innalzamento della temperatura della Terra preoccupa fortemente Flamini che, in realtà, fin da piccolo si è interessato di questioni ambientali. Quello che mancava, secondo il campione, alla sua generazione era la consapevolezza che permette oggi, invece, di impegnarsi attivamente per cambiare le cose. Flamini ha anche avuto la fortuna di recarsi personalmente, nel corso di una spedizione scientifica, in Groenlandia dove ha acquisito una consapevolezza ancora più solida della gravità del danno al quale andiamo in contro.

Nel 2015 l’ex rossonero ha ricevuto il John Sime Award, prestigioso premio assegnato alla nuova tecnologia più innovativa che, in questo contesto, ha deciso di premiare l’impegno a favore di un impatto più ecologico. Quello che ancora di più colpisce dell’attività di questo giovane imprenditore è che, per molti anni, abbia tenuto quasi del tutto segreto il suo impegno a favore dell’ambiente, a riprova di quanto il suo interesse sia del tutto sincero e privo di secondi fini. In questo modo, Flamini, se da un lato è riuscito a creare un progetto di sostenibilità tra i più innovativi nel panorama mondiale degli ultimi anni, dall’altro è riuscito a lanciare un messaggio importante: un calciatore di successo può fare tanto per il sociale. È stato lo stesso campione ad affermare di aver cercato di rivalutare, in un certo senso, anche la sua figura e quella dei suoi colleghi, che, soprattutto in quegli anni, era vittima di un racconto mediatico che ne tracciava profili non molto lusinghieri.

Flamini ha dimostrato che da una grande passione si possono far nascere grandi risultati, sul campo come nella vita di tutti i giorni. La storia di Mathieu Flamini sembra avere dell’incredibile ma, soprattutto tra le nuove generazioni, sono molti (e si spera che il numero cresca sempre di più) i personaggi, del mondo sportivo e non, e le società che si impegnano attivamente facendo la loro parte per garantire alle nuove generazioni un futuro più sostenibile.

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