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Il futuro è lo streaming, forse

Il futuro è lo streaming. È un dato di fatto per ogni tipologia di intrattenimento. Ne è un esempio incredibile il nuovo programma-reality comico di Amazon Prime Video, LOL. La strada che stanno percorrendo tutte le produzioni è quella di portare la televisione fuori dalla televisione intesa come i canali privati, pubblici o le pay tv. Ed è quello che è successo recentemente nel mondo del calcio: in Spagna, il derby basco tra Real Sociedad e Athletic Bilbao è stato trasmesso in diretta su Twitch, la piattaforma di intrattenimento streaming di proprietà, anch’essa, di Amazon.

Le dirette su questo social sono sempre state pensate per un pubblico giovane, per i videogiocatori, per chi aveva un certo tipo di cultura pop e nerd, ma da un paio d’anni a questa parte Twitch è diventata la vera alternativa alla televisione e anche a YouTube. La possibilità di interagire in diretta con i creatori di contenuti ha portato molti professionisti a lasciarsi trasportare nel tunnel dello streaming. Anche alcuni calciatori, come Luis Alberto, Douglas Costa, Ciro Immobile si sono cimentati in questa nuova variante dell’intrattenimento online. Anche personaggi come Fedez, Pierluigi Pardo e Marco Montemagno hanno iniziato a prendere sul serio Twitch. Tra i grandi canali – a tema calcistico – non può non essere citata la BoboTV di Christian Vieri, che insieme a Lele Adani, Antonio Cassano e Nicola Ventola, ha messo in piedi un talk show spontaneo, divertente e differente da tutto ciò che c’è in televisione.

La genuinità e la conoscenza da parte degli ex calciatori ha permesso al canale di Vieri di esplodere. Merito anche della capacità di intrattenere e della disponibilità da parte di ex compagni di squadra o addetti ai lavori di partecipare al programma. Sono passati di lì Totti, Cannavaro, Materazzi, De Rossi e anche De Zerbi, attuale allenatore del Sassuolo e tutti, nonostante vengano visti da decine di migliaia di persone, si sono sentiti completamente a loro agio e non hanno badato al “politically correct”. A dimostrazione di quanto i salotti televisivi siano poco trasparenti nel riconsegnare nelle case degli appassionati personaggi filtrati da un alone di istituzionalità che spesso “sporca” la figura e il carattere di alcuni personaggi.

Sono passati di lì Totti, Cannavaro, Materazzi, De Rossi e anche De Zerbi, attuale allenatore del Sassuolo e tutti, nonostante vengano visti da decine di migliaia di persone, si sono sentiti completamente a loro agio e non hanno badato al ‘politically correct’.

Questo per parlarvi delle chance che la piattaforma mette a disposizione degli appassionati, di chi fruisce, ma anche di chi intrattiene. È proprio su Twitch, infatti, che è andato in onda questo weekend la prima diretta di calcio di un campionato europeo sulla piattaforma di streaming americana. La partita della Liga tra Real Sociedad e Athletic bilbao non è stata trasmessa dal canale di un media, o di un sito, ma dal canale di uno streamer, Ibai Llanos, uno dei più famosi creator spagnoli con più di 5 milioni di seguaci. Ovviamente l’accordo prevedeva anche che la partita fosse condivisa sui canali de LaLiga e GolTelevision, con il commento dello streamer spagnolo.

La partita è finita in parità, 1-1. Decisa tutta negli ultimi minuti: gol di Villalibre per il Bilbao e risposta, quattro minuti dopo, di Roberto López Alcaide. Che l’evento sia stato un successo oppure no è tutto da dimostrare, ma evidente come l’esperimento sia riuscito e che possa essere replicabile, unendo così il mondo dell’intrattenimento a quello sportivo. Che, di fatto, è proprio quello che intende fare DAZN. L’azienda inglese era stata definita la “Netflix dello sport” e per certi versi, vista la vastità delle discipline che ospita e propone all’interno della sua app è quella l’intenzione: dalla boxe alla MotoGP, dal calcio al basket, dal rugby alla NFL. Una pluralità di contenuti che ha permesso a DAZN di conquistare anche la prossima stagione della Serie A, ottenendo sette partite a giornata in esclusiva.

Il web ha vinto. Lo streaming ha battuto la televisione classica, la pay tv. È una rivalsa sociale che forse andrebbe approfondita in un dibattito filosofico e sociale, ma rimaniamo al tema centrale: il futuro è dello streaming. Rivendico l’affermazione. È e sarà sempre più così. Twitch, DAZN, Eleven Sport, tutte realtà che si stanno affacciando con grande clamore, entusiasmo e successo e le contromisure, da parte del media visivo per antonomasia – la tivù – dovranno essere prese o dovranno cambiare il focus, lo stile, le idee di come è pensata oggi la televisione? Di sicuro i tifosi dell’Inter, del Cagliari, del Verona e della Lazio avrebbero qualcosa da obiettare sul futuro dello sport e sullo streaming visto che “per un problema originato dal nostro partner Comcast Technology Solutions (CTS), che ha avuto un impatto su DAZN e su altri broadcaster europei” ha affermato DAZN, scusandosi con i clienti che non hanno potuto vedere i match in programma. Scuse dovute, ripagate con un mese gratuito di abbonamento, ma che non cambiano ciò che è accaduto.

Il web ha vinto. Lo streaming ha battuto la televisione classica, la pay tv. È una rivalsa sociale che forse andrebbe approfondita in un dibattito filosofico e sociale.

Facendo un passo indietro si potrebbe parlare dello scaricabarile che l’azienda londinese ha messo in campo, lasciando la bomba nella mani di un suo partner che probabilmente non vorrà più esserlo, ma vado ancora più indietro. DAZN in Italia non è mai stato impeccabile. Il problema principale, secondo la “Netflix dello sport”, era la poco efficace e veloce banda larga (e fibra) presente in Italia. Ovviamente, una grande verità, ma come mai riesco a vedere i film in 4K con Netflix, LOL su Prime Video, le partite su Sky Go e The Falcon and The Winter Soldier su Disney + senza problemi? Qualcosa sotto deve esserci e probabilmente è anche la motivazione per cui DAZN verrà coadiuvata da TIM per la prossima stagione di Serie A. La speranza è quella che l’azienda per telecomunicazioni più famosa in Italia possa fornire la partnership giusta all’app inglese, altrimenti il prossimo campionato lo dovremo sentire alla radio, come negli anni Cinquanta e Sessanta.

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