allenatori serie a

Gli allenatori nel pallone

C’è una poesia di Giovanni Giudici che si trova nella raccolta La vita in versi del 1965 intitolata Viani, sociologia del calcio. L’ultima parte inizia con questi versi: “Tutto questo parlare di calcio/ per non parlare di altro – tutto questo per non guardare / l’essenziale del mondo“. Giudici continuerà poi la poesia criticando chi denigra le emozioni e gli effetti del calcio sugli uomini e la società, ma quello che vorrei fare però è modificare leggermente i versi, per dire con la grazia del poeta cosa sta succedendo al calcio oggi. In questo momento si potrebbe riscrivere così: “Tutto questo parlare di allenatori/ per non parlare di altro – tutto questo per non guardare / l’essenziale del mondo“.

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Sono settimane ormai che non facciamo altro che scrivere, leggere e parlare di allenatori (c’è una trattativa migliorativa delle principali squadre italiane? Donnarumma, uno dei primi 5 portieri al mondo, per Szczęsny, uno dei primi 5 portieri al mondo, mi sembra uno scambio alla pari, con Raiola che in qualche modo dovrebbe però far carambolare Pogba a Torino), non accorgendoci di due cose importanti. In primo luogo che l’essenziale del mondo calcistico sta cambiando ancora una volta e anche la classe medio-alta vivrà per anni di scarti delle squadre top sempre più enormi. Basti vedere gli ultimi due acquisti del Barcellona, la squadra che dieci anni fa era sulla cima del monte, oggi deve farsi bastare gli arrivederci e grazie del Manchester City dati ad Aguero ed Eric García.
La seconda cosa è che tutto questo parlare di allenatori nasconde una pochezza d’intenti e di visioni davvero malinconica. Ogni scelta ad oggi è una scelta al ribasso, soprattutto tra le italiane.

Questo parlare di allenatori nasconde una pochezza d’intenti e di visioni davvero malinconica. Ogni scelta ad oggi è una scelta al ribasso, soprattutto tra le italiane.

L’Inter non poteva più permettersi l’esigenza senza respiro di Antonio Conte (da sottolineare che dopo Villa Bellini, Conte ha accettato un anno intermedio e ha vinto comunque lo scudetto) e ha virato su un allenatore che trova un mezzo paradiso ad Appiano Gentile, dopo che per anni ha dovuto lottare per le briciole con Lotito. Già è chiaro che l’Inter venderà un paio di campioni giovani continuando ad attestarsi in alto in Italia, ma senza strafare o stravedere.
La Juventus non poteva più immaginare di sfidare le grandi d’Europa dove le grandi d’Europa devi sfidare, ovvero sulla proposta di gioco (vedi il Chelsea con la scelta Tuchel). Sarri è stato buttato via perché alcuni calciatori non sono allenabili; Pirlo voleva andare in scia ma facendosi accettare dai calciatori, anche lui alla fine ha vinto due trofei, ma si era capito che si poteva solo andare peggio. E allora torna Allegri, altra scelta al ribasso. Una sorta di ritirata strategica perché con l’arco è difficile sfidare chi ha i fucili. Anche la Juve si giocherà l’altro anno ronaldiano con malinconia, raccattando quei resti di cui sopra a parametro zero come ormai tante altre squadre che non volevano fare la parte dei poracci scelgono di seguire

Il Napoli ha percorso la solita strada a cui De Laurentiis ha abituato tutti. Per non far surriscaldare l’animo dei tifosi dopo Napoli-Verona, si getta in pasto all’ambiente il nome di Sergio Conceição, ovvero l’ultimo allenatore che ha battuto la Juventus in Champions League. Tutto si placa e si annuncia Spalletti, preso già da tre mesi. Il nuovo allenatore si farà il suo 4-2-3-1 già pronto all’uso, magari senza Koulibaly e Ruiz se qualche inglese tiene bisogno.
Infine Mourinho alla Roma. Qui c’è l’unico mistero della scontata storia. Mou è stato preso per fare l’imperatore, dal momento che la repubblica fonsechiana faceva solo casini, oppure con Mourinho e tre giocatori veri la Roma rischia di vincere lo scudetto? In questo caso non mi sbilancio. Ma non solo noi facciamo sfide al ribasso. Ho scritto prima del Barcellona che cerca amici degli amici per fare la squadra, ma anche Ancelotti al Real Madrid è un investimento al ribasso che mira a far vivere con decadente serenità quello che c’è. Tante società oggi sembrano come quei giovani rampolli che si sono spolpati tutto il patrimonio di papà e vendono la casa a Capri, prendendo una multiproprietà a Scalea, dicendo: “Ma tanto pure là c’è il mare“.

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