Mary Phillip

Sognando…Peckham: il calcio al femminile

Peckham, 1991. Una ragazzina di 14 anni, figlia di un autista e di un’insegnante, sta guardando la TV e, per la prima volta nella sua vita, assiste ad una partita di calcio femminile, evento straordinario in quegli anni. Ma quello che è ancora più straordinario è che la ragazzina non è una qualunque, ma è Mary Phillip. Lei non lo sa ancora che è destinata a diventare uno di volti più importanti della storia del calcio femminile, prima in Inghilterra e poi anche nel mondo.

Ma prima di raccontare la sua storia è importante provare a rispondere a una domanda: perché nel 1991 era così strano vedere in TV una partita di calcio femminile? Il calcio nella sua versione al femminile aveva fatto la sua comparsa durante la Prima Guerra Mondiale, ma in molti (il plurale maschile è d’obbligo in questo caso) non avevano mai avuto una buona opinione di questa nuova attività praticata dalle donne al punto che nel 1921 era stato bandito da qualsiasi competizione.

Le Jarrow Ladies, vincitrici della Munitionettes Cup nel 1918. (1)
Le Jarrow Ladies, vincitrici della Munitionettes Cup nel 1918.

Circa 50 anni dopo, però, la diciannovenne Patricia Gregory, mentre assisteva ad una partita di calcio in compagnia del padre, si rese conto che non ne aveva mai vista una giocata dalle donne e, a tale proposito, scrisse una lettera ad un giornale. Furono in molte a risponderle con le medisime perplessità e lo stesso desiderio di cambiare le cose. Fu così che Gregory fondò una nuova squadra tutta composta da ragazze: le White Ribbon. A quel punto mancava una squadra avversaria e un torneo al quale partecipare. Ma la Gregory ricevette la lettera di un certo Arthur Hobbs che aveva creato un torneo esclusivo per sole squadre femminili. In questo modo, Gregory e Hobbs fondarono la Women Football Association per la quale nel 1970 la FA maschile abolì il divieto precedentemente imposto. Tuttavia, se le donne non erano più bannate dal mondo del calcio, non erano ancora le benvenute.

In questo contesto nasceva Mary Phillip che sin da bambina si appassionò a questo sport che, però, poteva praticare solo con gli amici nei pomeriggi dopo la scuola, dato che il calcio, spesso le dicevano, non era un gioco per ragazze. Tuttavia, secondo le parole della stessa Phillip: “It’s a passion within that makes you want to achieve something.” Una passione che le impedì sempre di arrendersi, soprattutto dopo che un incontro ne cambiò per sempre le sorti.

Mary Phillip

Un giorno, mentre la giovane Mary stava giocando a calcio con alcune amiche, un giovane donna di nome Audrey si avvicinò e propose loro di entrare a far parte si una squadra tutta al femminile: la Patmore Road Youth Club di Wandsworth.

Grazie al sostengo del padre che la accompagnava agli allenamenti e a tutte le partite, Mary Phillip cominciò a costruire le fondamenta del suo sogno. Nel 1995 a soli 18 anni, Mary ebbe l’opportunità di giocare una Coppa del Mondo, ma stavolta non era da sola: fu proprio in quel periodo che scoprì di essere incinta del suo primo figlio. Ma per fortuna il supporto delle sue compagne e della squadra fu tale da permetterle di allenarsi fino quasi alla fine della gravidanza, smentendo l’opinione sessista, largamente diffusa nel mondo sportivo dell’epoca, che una donna non poteva essere madre e campionessa allo stesso tempo. Infatti, la Phillip scoprì presto di non essere l’unica: prima di lei, anche la campionessa Katy England aveva portato avanti ben tre gravidanze durante i vari campionati non rinunciando ad una sola partita e, con lei, molte altre. Fu così che, quando a 22 Mary rimase incinta per la seconda volta, non solo non smise di giocare, ma divenne addirittura capitano della sua squadra.

Intanto le cose nel mondo del calcio femminile stavano cambiando, sebbene lentamente. Nel 1991-1992 fu creata la Women’s National League e prima della stagione 93-94 le sorti del calcio femminile passarono ufficialmente nelle mani della FA. Inoltre, Sky inserì le partite di calcio femminile all’interno del palinsesto della loro offerta Super Sunday. Nel 2000 un nuovo cambiamento epocale segnò la carriera della Phillip che, insieme a Katie Chapman, fu una tra le prime 16 donne a diventare professioniste nel mondo del calcio. In quell’anno, Mohamed Al Fayed creò la prima squadra professionale al femminile, il Fulham, e Chapman e Phillip cominciarono a giocare per il magnate. Intanto, nonostante gli stipendi davvero irrisori rispetto ai colleghi uomini, il calcio femminile diventava sempre più famoso, anche grazie alla commedia romantica del 2002 Sognando Beckham che contribuì ad aumentare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle squadre composte dalle campionesse donne.

Le cose però si misero male per la Phillip quando nel 2003 Al-Fayed dovette mettere la parola fine alla squadra; si ritrovò senza uno stipendio e due figli da crescere. Così cominciò a lavorare come play assistant e nel 2004 entrò a far parte dell’Arsenal: di mattina lavorava e nel pomeriggio si allenava, dato che ancora nel 2004 per una donna era davvero difficile riuscire a vivere solo di calcio. Nel 2008 Mary decise di ritirarsi ma non di abbandonare il calcio, perché proprio in quell’anno cominciò la sua carriera da coach. Quando nel 2019 si liberò il posto di manager nella squadra maschile della sua città di origine, Peckham, la Kent County League pensò subito a lei che accettò entusiasta, diventando la prima donna nera a dirigere una squadra maschile.

La storia di Mary Phillip è una storia fatta di passione e sacrificio e, soprattutto, è la storia di donne che, a costo di sforzi e frustrazioni, sono riuscite a conquistarsi il loro posto in un mondo come quello sportivo che ancora oggi prova ad escluderle. Chissà per quanto tempo ancora…

Altre storie
Justin Fashanu
Essere Justin Fashanu