Ronnie Brunswijk
Ronnie Brunswijk accompagnato dai membri del Jungle Commando

Ronnie Brunswijk, quando il calcio non ha età, o forse contegno

Chissà cosa devono aver pensato i giocatori dell’Olimpia Honduras quando hanno visto Ronnie Brunswijk tra i titolari della squadra che li avrebbe sfidati per la la Concacaf Leag. Non avranno temuto tanto le doti atletiche del 61 paffuto con maglietta “attillata” dell’Inter Moengotapoe, squadra del Suriname, ma probabilmente avranno un po’ sorriso e un po’ si saranno messi le mani nei capelli per quel calciatore che nasconde dietro la sua identità sportiva un passato oscuro e violento. Già perché Ronnie Brunswijk oltre ad aver battuto ogni record di longevità calcistica in attività professionistica internazionale – ricordiamo che Concacaf League è la Champions League caraibica – ha nel suo curriculum un trascorso da guerrigliero nella Jungle Commando.

Ronnie Brunswijk
Ronnie Brunswijk accompagnato dai membri del Jungle Commando – ANP

Ronnie Brunswijk è stato un protagonista della guerra civile in Suriname, conflitto assai cruento legato alla spartizione del traffico di cocaina nel Paese, che aveva tra i principali fautori del mercato illegale l’ex presidente del Suriname Dési Bouterse, anch’esso militare salito al potere dopo un colpo di stato violento.. Durante la guerra civile che si scatenò evidentemente per una spartizione di territori e mercati in prima istanza, Ronnie Brunswijk passo dall’essere la guardia del corpo di Dési Bouterse a diventare l’oppositore principale dell’ex dittatore. Proprio la caccia di Ronnie Brunswijk scatenò una delle peggiori battaglie di tutta la guerra civile. Il 29 novembre 1986 infatti le truppe governative invasero il villaggio di Moiwana alla ricerca dell’ex ribelle uccidendo 39 tra donne e bambini. Dopo anni di guerre civili il potere di Dési Bouterse si erose e il dittatore fu costretto all’esilio; nonostante i diversi processi per crimini legati al traffico internazionale e alle violenze verso i suoi oppositori, gode ancora oggi di immunità diplomatica in quanto Capo di Stato. La lunga guerra civile, però, sorrise al ribelle Ronnie Brunswijk che alla risoluzione del conflitto si ritrovò addirittura vice-Presidente del Suriname e ricco proprietario di diversi affari, tra cui appunto la reggenza dell’Inter Moengotapoe.

Ronnie Brunswijk
Ronnie Brunswijk in parlamento – ANP

Ma la vita decisamente complessa e colorita di Ronnie Brunswijk non si ferma certo qui, infatti anch’egli sarà incriminato per crimini legati al traffico di droga e spaccio internazionale. Un caso clamoroso svelato del quotidiano Marca, lo mostra dirittura mentre offre soldi nello spogliatoio di una squadra avversaria dopo la partita, una corruzione sfacciata e boriosa. Sarà questo atteggiamento irriverente che ha spinto l’ex guerrigliero martedì 21 settembre a scendere in campo per sfidare la squadra honduregna in Concacaf Leag. Spavalderia che poco è servita visto che l’Inter Moengotapoe ha preso sei sberle in due tempi, di cui tre mentre Ronnie Brunswijk disputava i suoi 54 minuti regolamentari come punta aggiunta al fianco di un ventenne.

La domanda legittima è: che cosa ci fa in campo con passo lento e panza straboccante un sessantunenne che ha avuto una vita già di per sé avventurosa? Quali possono essere le ambizioni di un uomo che ha già avuto così tanto dalla vita almeno in campo emotivo?

Per cercare una risposta bisogna andare a scomodare una grande categoria dello spirito umano, che è la gloria e il senso di infinito che solo l’azione sportiva riescono a regalare. Da Mao che a nuoto attraversa il fiume Yangtze, a Mussolini in tuta ginnica, fino ad arrivare ad Obama e i suoi canestri pro-Biden, il potere e gli uomini forti hanno sempre scelto di farsi ritrarre anche come grandi sportivi. Per vanità, per senso di potenza.

Anche se ha poco a che vedere con grandi ideali, la lotta per il potere che ha compiuto Brunswijk è una guerra di un giovane assetato di conquista e che si sente infinto nella ricerca. Com’è possibile placare una tale sete esistenziale stando dietro una scrivania a firmare contratti e scartoffie? Difficile, e allora è l’acclamazione sportiva a dare quel brivido di gioventù e di infinitezza che manca nella quotidiana di un vice-Presidente e di un ex guerrigliero.

Gli storici sono concordi nel dire che i soldati dopo i conflitti lunghi, non riescono a tornare alla vita normale, a causa proprio delle emozioni troppo grosse vissute lontano da casa. Pensiamo solo a quello che la cinematografia americana ci ha raccontato del Vietnam per esempio. Dev’essere proprio in questa zona dell’anima che si è incastrato lo spirito di Ronnie Brunswijk, un senso di potere tutto e di essere al di sopra delle regole. Solo su una cosa però l’ex guerrigliero sbaglia: il tempo non è una regola, ma la gabbia in cui tutti siamo rinchiusi. Sfuggirne è impossibile, meglio calcolarsela come diceva Calvino e cercare di non rendersi troppo ridicoli.

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