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Il padel, da una villa di Acapulco a sport del momento

Era un giorno come gli altri, all’apparenza, ma un uomo, un borghese, aveva un’idea matta in testa: voleva costruire nella sua casa un campo da tennis. L’uomo era un grande innamorato del gioco, tanto da voler a tutti i costi realizzare un campo nella sua dimora. Sì, ma dove? Qui, no. Qua, no. Non si dava pace, ovunque lui volesse porre il campo c’era un problema: le pareti. E se provassi in giardino? No, e poi chi le recupera più le palline. “Facciamolo lo stesso“. Fu questa la frase di Enrique Corcuera, messicano verace, che diede il via al primo campo da tennis in casa. Ma come identificare questo campo che era circondato da lastre di cemento e dove la pallina rimbalzava come in preda a una convulsione e senza uscire mai? Fu in quel momento, una volta che il campo era già stato realizzato, che Enrique Corcuera si accorse che quello a cui si stava apprestando a giocare non era affatto tennis, era qualcosa di diverso, qualcosa di più caotico, di frenetico, di movimentato. Ed è così che, in una giornata qualsiasi del 1969 a Las Brisas, a poco più di una decina di chilometri da Acapulco, nacque quello che oggi chiamiamo Padel.

Enrique Corcuera,
Foto: Rebeca Arango

La paternità del padel è stata spesso confusa, qualcuno diceva Spagna, qualcun altro Argentina. Nonostante questi due Paesi sono tra i più forti e preparati in questo sport, la paternità è messicana e su questo non c’è alcun dubbio anche perché Enrique Corcuera comprese sin da subito di aver dato vita a qualcosa di unico, di divertente e di potenzialmente popolare. Oggi, a più di cinquant’anni di distanza, il padel è uno degli sport più praticati a livello amatoriale in diversi Paesi sudamericani e in Paesi europei come appunto la Spagna, e negli ultimi due anni e mezzo è diventato uno sport interessante e molto battuto anche nelle città italiane; Milano, Roma, Torino, Firenze, Bari sono tra le città capofile dell’esplosione del padel nel nostro Paese. Una consacrazione che ha portato i circoli di tennis a trovare una nuova linfa vitale e, inoltre, il padel ha avuto la grande capacità di attirare giocatori di tennis, ma anche curiosi non per forza amanti dello sport, del benessere o del movimento. La grande capacità di rapire ed entusiasmare i giocatori ha permesso a qualsiasi persona di provare quantomeno a entrare in un campo da padel. Ovviamente, da quel giorno del 1969 ad oggi il gioco si è evoluto. Se in casa di Enrique Corcuera le pareti erano fatte di cemento, oggi, per fortuna, le pareti sono in plexiglass, le racchette non più in legno, ma quasi totalmente in carbonio e un mix di termoplastiche. 

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Campo di padel in Fuerteventura

Il padel, che molti chiamano o scrivono paddle è una disciplina che al suo interno ne contiene almeno altre tre: il più serio e con più storia, ossia il tennis; lo squash, per l’ovvia ragione di utilizzare le sponde per giocare e vincere il punto; e infine i classici racchettoni da spiaggia, ma per il lato divertente del gioco. Il padel riesce a prendere i pregi di questi sport e portarli al massimo; è questo uno dei motivi per cui in quest’ultimo periodo è diventato uno sport di massa. Trovare uno slot nei campi è un’impresa, gli istruttori hanno le richieste che piovono in casa, i tornei sono sempre più in voga e lo sport sta bussando alle porte delle Olimpiadi dopo essere già entrato ai Giochi Olimpici Europei del 2023. Dalla nicchia alla popolarità, e il motivo passa attraverso la semplicità delle regole e l’intuitività dei colpi. Giocare a tennis o a squash è complicato per un neofita. Questo spiega perché il padel ha catturato l’attenzione di tutti, dagli appassionati dello spritz post lavoro agli ex giocatori di tennis. 

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Ma da quel giorno, un anonimo giorno del 1969, com’è riuscito a diventare così presente nella nostra quotidianità?

Qualche anno dopo, nel 1974, il signor Corcuera aprì le porte della sua casa da borghese all’amico di famiglia Alfonso de Hohenlohe. Capì immediatamente che questo gioco raffazzonato e imperfetto potesse diventare qualcosa di interessante anche in Europa. Il padel era pronto per essere importato in Europa e il viaggio era solo all’inizio. La Spagna fu il primo Paese del vecchio continente a iniziare a costruire i primi campi presso il Marbella Club e nel 1975, il miliardario Julio Menditequi, si appassionò in maniera folle al gioco. Dalla Spagna il gioco tornò nelle Americhe, questa volta in Argentina. Oggi ci sono oltre cinque milioni di giocatori e cinquanta mila campi. All’epoca, però, era ancora un gioco per pochi, per chi poteva permettersi di distrarsi con una racchetta in mano e non con un pallone di cuoio tra i piedi. 

Il padel divenne un gioco per tanti, se non per tutti, quando approda negli Stati Uniti d’America. Esplose tramite il passaparola tra amici e parenti, ma è solo negli anni Novanta, precisamente nel 1993, che prese vita il primo campo da padel negli USA. E in Italia? Le orme di questo sport iniziarono già nel 1991, ma è solo con gli anni Duemila che il padel ha iniziato a prendere piede e interesse tra gli appassionati di tennis e ping-pong. Merito anche del CONI che nell’aprile del 2008 lo ha inserito nella sfera della Federazione Italiana Tennis.  Oggi, in Italia, si contano più di 400mila giocatori d’età compresa tra i 30 e i 55 anni e più di 4mila campi. Dal 2019 al 2021 i tesserati sono passati da 7mila a più di 60mila. Nessuno sport, nello stesso periodo, ha mai registrato numeri di questo tipo. E pensare che è tutto nato per un capriccio e un errore di un borghese messicano che non aveva calcolato bene le dimensioni del campo e le sue fondamentali pareti. 

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