britpop calcio

Thatcher, britpop e calcio: come gli anni Novanta spazzarono via la polvere

Stare in mezzo alla strada è molto pericoloso: vieni investito dal traffico da entrambe le parti.

Così Margaret Thatcher rispondeva a chi si opponeva alla sua linea dura di liberismo estremo, un macigno su quel decisionismo che le avrebbe regalato l’appellativo di Lady di ferro. Anni Ottanta violenti in Inghilterra, segnati da un inasprimento di tutti i conflitti esterni (ricordiamo la Thatcher fu vittima di diversi attentati dell’IRA) e, ancor di più, da quelli interni tra working class e upper class. La lotta per il successo del più meritevole, voluta dal liberismo estremo, si rivelò una ghigliottina psicologica e sociale per migliaia di persone. Aggiungete a questo clima sociale estremamente teso, l’esclusione dalle coppe europee delle squadre inglesi a seguito della tragica partita dell’Heysel e otterrete l’immagine di un Paese caduto in un decennio cupo.

Saranno gli anni Novanta che faranno tornare il sole in Inghilterra, quelli che faranno di Londra di nuovo un place to be.

Margaret Thatcher calcio
© Getty Images

Un primo piccolo segnale di apertura si ebbe il 19 settembre 1990 quando il Manchester United del mitico Alex Ferguson e l’Aston Villa, uniche due inglesi già libere dalla squalifica Uefa, tornarono a competere per la Coppa dei Campioni e la Coppa delle Coppe. Il calcio inglese tornò pienamente sul podio del calcio europeo con grandi innovazioni tecnologiche e gestionali, ma soprattutto con un grande entusiasmo. Mancava a questo punto una colonna sonora a tutto questo tripudio di colori e rinnovato amore per il calcio. Mentre i musicisti si preparavano al grande rinascimento della brit-invasion, a nobilitare il sentimento calcistico ci pensò un piccolo genio della letteratura. Nick Horby pubblicò nel 1992 Fever Pitch (Febbre a 90‘), libro che raggiunse un successo straordinario fuori e dentro l’isola britannica e che accostava all’amore per l’Arsenal l’educazione sentimentale di un giovane working class hero. Nick Horby aveva aperto le porte ad un sentimento di rivalsa per classe operaia e media, per quelli che non prendevano il tè in tazze ottocentesche, ma che più probabilmente si sparavano birre in qualche pub puzzolente nei sobborghi delle grandi città. 

La Thatcher aveva lasciato un senso di rabbia e di rivalsa nelle giovani generazioni inglesi, ammutolite dal suo pugno di ferro. Ora le cose stavano cambiando, il calcio e la musica ne erano le prove più concrete, anche se bisognò aspettare il 1997 per un cambiamento politico: fu la discussa “terza via” di Tony Blair a riportare al governo il partito laburista dopo quasi vent’anni di assenza. In questo clima nacque la nuova onda di musica inglese che si insinuò tra le orecchie di migliaia di giovani e non solo, come solo Beatles e Rolling Stone erano riusciti a fare. Ad aprire le danze furono quattro ragazzi di Londra di famiglia benestante. ma che odiavano le scuole eleganti e i vestiti costosi, si chiamavano Blur, e nel 1993 pubblicarono Modern Life is  rubbish, un titolo che lascia adito a poche interpretazioni. Fu nel 1994, però, che la band raggiunse il successo con Parklife, un album in cui compare un totale rifiuto per la vita borghese e una serie di inni alla vita presa con leggerezza e con fluidità sessuale. Boys and Girl, singolo che sfondò le radio ed MTV, oltre ad un testo scazzato ci mostra Damon Albarn con una tuta FILA di seconda mano dal chiaro gusto sporty. 

Ma sempre nel 1994 apparve sulle scene mondiali una nuova band destinata a cambiare definitivamente la scena musicale europea e non solo. Arrivavano da Manchester, erano spettinati e figli di operai abbastanza arrabbiati, scrivevano melodie travolgenti; erano gli Oasis. È con loro che la scena britpop acquisì tutti i personaggi per scrivere una grande pagina di storia di costume: protagonisti e antagonisti, Oasis e Blur. La battaglia tra le due band è cosa nota per quanto riguarda il costume e la musica. Tutte e due le band oltre alla canzoni tormentone, hanno influenzato la moda e i look per almeno un decennio, trascinando dietro di sé centinaia di ragazzi. Ma tra le tante similitudini/divergenze c’è una che incuriosisce e diverte ancora oggi: la passione per il calcio. Una passione, però, che attraversò tutta la scena britpop di quegli anni, toccando molte altre band. I fratelli Gallagher ostentarono il loro tifo per il Manchester City, anche attraverso episodi buffi e surreali. Nata da una sincera passione proletaria, l’amore dei fratelli mancuniani nacque dal tifo più scalmanato, quello per intenderci che portava Liam a graffiare le macchine dei giocatori avversari (tra le vittime riconosciute Ince e Cantona), per raggiungere il picco negli anni d’oro dei Citizens con Liam e Noel protagonisti della campagna abbonamenti della squadra, e con Noel scoperto a festeggiare negli spogliatoi insieme ai giocatori in mutande e ciabatte. 

oasis manchester city

Gli aneddoti sarebbero molti e divertenti, ma sicuramente una frase può farci capire per intero il senso dell’amore dei Gallagher per gli Sky Blues di Manchester. Dopo i periodi burrascosi degli anni zero infatti, dal 2010 il City iniziò ad inanellare ottimi posizionamenti nel campionato inglese, il tutto quasi in contemporanea con lo scioglimento degli Oasis. Sincronicità che sottolineò con ironia proprio Noel Gallagher, che affermò:

se avessi saputo che bastava sciogliere gli Oasis per far vincere il Manchester City lo avrei fatto quindici anni prima.

Diverso, invece, l’approccio di Damon Albarn per il Chelsea, squadra che dagli Novanta ha costruito una propria personale storia fatta di investimenti e scelte originali. Dopo aver rischiato il fallimento per guai finanziari, nel 1992 con la scelta di Ruud Gullit come allenatore-giocatore il Chelsea iniziò davvero un ventennio vincente: giocatori di spessore (Vialli e Zola su tutti), scelte coraggiose e l’arrivo nel 2003 di una montagna di denaro da parte del ben noto oligarca Roman Abramovič. L’arrivo dell’oligarca russo condusse il Chelsea nell’empireo del calcio mondiale, arricchendo la bacheca dei trofei della squadra londinese e la lista di allenatori di fama indiscussa, fra cui ricordiamo in ordine sparso José Mourinho, Carlo Ancellotti, Claudio Ranieri e Antonio Conte.

Damon Albarn Chelsea

Il tifo un po’ snob di Damon Albarn fu proprio negli anni dei grandi successi del Chelsea che si alimentò fino a diventare una ragione di vita. In un periodo nero della sua vita, come quello della relazione con Justine Frischmann, in cui il cantante dei Blur abusò di alcol, Albarn dichiarò che gli italiani Gianfranco Zola e Gianluca Vialli gli stavano salvando la vita. Per Gianfranco Zola Albarn fece dei pubblici encomi, lodando la sua classe e la sua intelligenza calcistica. Albarn trasformò nel corso degli anni il suo amore in atti pratici. Si fece immortalare con la maglia dei Blues a più riprese e, soprattutto, prestò la sua creatura meglio riuscita insieme ai Blur, i Gorillaz, per il lancio del nuovo kit del Chelsea. Albarn, guardato sempre con sospetto per il suo amore calcistico, in realtà ha dimostrato negli corso degli anni una vera e propria passione per questo sport e anche per il look ad esso legato, non disdegnando di fare concerti con maglie di varie squadre di calcio.

In un periodo nero della sua vita, come quello della relazione con Justine Frischmann, in cui il cantante dei Blur abusò di alcol, Albarn dichiarò che gli italiani Gianfranco Zola e Gianluca Vialli gli stavano salvando la vita.

La battaglia fra Oasis e Blur non può essere risolta né nel campo della musica né nel campo del  costume, ma per assurdo i Blur i si toglieranno una bella soddisfazione proprio in campo calcistico, piazzando Song 2 come sigla del famoso videogiocò FIFA Road to Word Cup 98. Agli Oasis rimane, però, il primato di canzone più cantata negli stadi: Wonderwall. Ad ognuno il suo. 

oasis vs blur

Ma forse il personaggio più legato al calcio di tutto il periodo britpop è stato ed è Richard Ashcroft, cantante dei The Verve e poi ottimo solista, che il calcio lo ha praticato fin dalle divisioni giovanili. Il suo talento è talmente riconosciuto che è un ospite fisso delle partite di beneficenza. Tifoso del Manchester United, eppure amico dei fratelli Gallagher, Ashcroft non ha mai nascosto la propria passione calcistica che lo ha portato, tra le altre cose, a visitare La Bombonera, il mitico stadio del Boca Junior. Un viaggio documentato con grande entusiasmo dallo stesso cantante che evidentemente vede come molti di noi nel calcio argentino la stessa passione per un ritornello ben riuscito; uno di quelli, per esempio, che ebbe modo di scrivere lo stesso nel capolavoro Urban Hyms del 1997, album che, insieme a Morning Glory e Parklife, chiude idealmente la grande rivoluzione musicale e di costume dei Nineties

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