calcio grecia caos
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Il calcio greco è nel caos

Il calcio greco è un disastro. Non da oggi, ma almeno da una decina di anni. Tutto il sistema è marcio, impantanato in una melassa di violenza, corruzione e criminalità. La vittoria della Grecia a Euro 2004 si è rivelata un fuoco di paglia, un intermezzo incantato in una storia altrimenti brutta.

Il 1° febbraio un uomo di 19 anni è stato accoltellato a morte fuori dal campo dell’Aris FC, presumibilmente dai sostenitori del PAOK. Lo scorso ottobre Nikos Tsoumanis, giocatore del Makedonikos, club di terza divisione, è stato trovato morto strangolato nella sua auto. C’è chi parla di depressione, ma la polizia non ha escluso la pista dei debiti e delle scommesse. Nel gennaio del 2020 Darko Kovacevic, ex giocatore di Lazio e Juve e attuale dirigente dell’Olympiakos, è stato vittima di un agguato davanti la sua casa in cui è rimasto ferito ad una gamba. Le indagini della polizia si sono concentrate sulla pista delle scommesse e, in particolare, sulla figura di Raul Bravo, ex compagno di Kovacevic all’Olympiakos e protagonista di uno scandalo scommesse nel biennio 2016-2018.

Petros Konstantineas
La panetteria dell’arbitro Petros Konstantineas distrutta dopo l’attentato

Questi sono solo gli ultimi episodi gravi di una lunga lista che si aggiorna con frequenza dal 2012, quando una bomba è esplosa in una panetteria nel sud della Grecia, distruggendo le vetrine e parte del negozio. Il proprietario della panetteria era Petros Konstantineas, arbitro della massima serie greca. Pochi giorni prima di arbitrare la partita di campionato tra Xanthi e Olympiakos, due persone vennero a trovarlo.

Hanno insistito sul fatto che l’Olympiakos dovesse vincere la partita e mi hanno minacciato. Ma non ho mai fatto parte di quel sistema. Non posso essere comprato.

L’arbitro Petros Konstantineas, vittima di un attentato

La polizia ha indagato, ma non sono stati effettuati arresti dopo l’attentato. Nessuno è stato condannato per l’attacco, e alla fine di quella stagione, Konstantineas si è ritirato dalla carica di arbitro. Successivamente è passato alla politica e dal 2015 al 2019 è stato membro del parlamento tra le fila del partito di sinistra radicale, Syriza.

Quando nel marzo del 2021 Theodoros Zagorakis, capitano del trionfo greco a Euro 2004, è stato eletto presidente con 66 voti su 68 della federazione calcistica greca, la Elleniki Podosfairiki Omospondia (EPO), molti pensavano che finalmente qualcosa sarebbe cambiato. Più volte il neo presidente aveva dichiarato la sua ambizione di ripulire il calcio greco dalla corruzione, ma la luna di miele è durata solo 165 giorni. Un disilluso Zagorakis ha annunciato le sue dimissioni l’8 settembre, adducendo un’atmosfera tossica.

Theodoros Zagorakis
Theodoros Zagorakis

Ci sono stati diversi tentativi di ripulire le cose. L’ultimo risale al 2015, quando il procuratore Aristidis Korreas redasse un rapporto di 173 pagine, dettagliando la presunta attività di dozzine di importanti protagonisti accusati di “aver avviato, partecipato e diretto un’organizzazione criminale a scopo di frode, tentata estorsione e corruzione“.Korreas indagò su molte delle figure più importanti del calcio greco, utilizzando le intercettazioni telefoniche in tandem con i servizi di intelligence greci. Credette di aver svelato una potente cospirazione che cercava di controllare i risultati attraverso le azioni di arbitri corrotti. Sei anni dopo, nel gennaio 2021, 28 personaggi, tra cui il presidente dell’Olympiakos, Evangelos Marinakis, diversi arbitri e membri della EPO, incluso il presidente Giorgios Sarris, furono assolti da tutte le accuse. Nessun arresto, nessuna condanna.

Tutto è corrotto. Le partite si comprano con le scommesse sportive. Questa roba non succede da nessun’altra parte. La UEFA non presta attenzione alla Grecia. Alcune partite si giocano fino al 99′. Il presidente ha le guardie del corpo, pensi che sia normale?

Olivier Kapo, ex centrocampista di Birmingham e Wigan, ha giocato per il Levadiakos in Grecia nel 2013-14

Marinakis è una figura centrale in questo sistema. È uno degli uomini più ricchi del Paese e controlla i cantieri navali Crude Carriers Corp. In qualsiasi inchiesta sportiva compare il suo nome. Nel novembre 2017 il procuratore del Tribunale di primo grado, Vasiliki Papadopoulou, ha chiesto di sentirlo come testimone per il possibile coinvolgimento nella partita da 2,1 tonnellate di eroina giunta in Grecia con la nave Noor 1. Pur avendo lasciato la presidenza dell’Olympiakos nel 2017 in seguito alle accuse su suoi coinvolgimenti in attività criminali, ne è rimasto il proprietario, e il suo club domina la serie A greca da diversi anni. Dal 2011 al 2021 l’Olympiakos ha vinto 8 campionati su 9. Lo scorso anno ha vinto il titolo il ​​28 febbraio, con 6 turni di anticipo e 18 punti di vantaggio sull’AEK Atene, secondo in classifica. E quest’anno il copione non è cambiato.

Evangelos Marinakis
Evangelos Marinakis

A differenza di tutte le altre squadre che nel corso degli anni hanno dovuto affrontare delle situazioni economiche disastrose, la squadra di Pireo è riuscita a mantenersi competitiva grazie alla ricchezza del suo proprietario. Ma c’è chi accusa la dirigenza dell’Olympiakos e la federazione calcistica greca di aver creato un sistema che manipola i risultati delle partite di campionato e corrompe funzionari e arbitri. Una situazione che ha esacerbato le rivalità tra i tifosi, creando un clima ai limiti del parossismo che è degenerato in un’escalation di violenza. La stagione 2014-15 è stata sospesa tre volte: la prima volta perché un uomo di 46 anni, Kostas Katsoulis, è stato ucciso durante uno scontro tra ultras in una partita di terza divisione a Creta; la seconda volta quando il vicepresidente del comitato arbitrale centrale è stato aggredito; e la terza volta a causa dell’invasione di campo di alcuni hooligans durante il derby tra Panathinaikos e Olympiakos.

Come se non bastasse, nel marzo del 2018, scontento della decisione di un arbitro di annullare quello che sarebbe stato il gol vittoria in una partita cruciale contro l’AEK Atene, il presidente del PAOK, Ivan Savvidis, è entrato in campo portando una pistola nella fondina – una scena che ha fatto il giro del mondo. Ancora una volta, il campionato è stato sospeso. Savvidis, magnate greco-russo del tabacco e membro del partito Russia Unita di Vladimir Putin, si è poi scusato. Ma è stato comunque squalificato per 3 anni, oltre a ricevere un’ammenda di centomila euro e la sua squadra penalizzata di tre punti in classifica. E sempre nello stesso anno, l’arbitro Thanassis Tzilos è stato trascinato fuori dalla sua auto e picchiato violentemente alla testa e alle gambe da quattro aggressori incappucciati nella città di Larissa. Gli arbitri sono entrati in sciopero e il campionato, indovinate un po’?, è stato nuovamente sospeso.

savvidis pistola paok
Il presidente del PAOK con tanto di pistola mentre viene bloccato (Keystone)

Poco prima dell’inizio della pandemia, l’Olympiakos ha accusato il presidente del PAOK di possedere anche lo Xanthi FC, infrangendo le regole sulle multiproprietà. Savvidis ha negato qualsiasi addebito ma il PAOK è stato nuovamente penalizzato. Una sanzione che ha scatenato l’ira dei tifosi bianconeri: in 8000 si sono radunati mostrando uno striscione che diceva: “La Grecia è divisa in due“. Un messaggio inquietante per Giorgos Vassiliadis, ex viceministro dello sport dal 2016 al 2019:

In un Paese in recessione da 10 anni, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 50%, si svilupperanno reazioni violente. La situazione è così impantanata che il governo valuta il costo politico di qualsiasi azione. La giustizia non funziona in questo Paese. La soluzione può venire solo dall’esterno.

La UEFA ci ha provato una prima volta nel 2011, con un rapporto in cui elencava 41 partite sospette della stagione 2009-10, portando alla luce una Calciopoli greca, al punto che l’allora viceministro della cultura, Giorgos Nikitiadis, la definì come “la pagina più oscura nella storia della calcio greco”. Ma come sarebbe accaduto nelle inchieste dei successivi anni, si finì con un nulla di fatto: dei 68 sospettati solo pochi furono condannati e con accuse minori rispetto a quelle di corruzione, frode e riciclaggio di denaro. La UEFA ci riprovò nel 2016 inviando un pool di dirigenti esterni con il compito di ripulire il calcio. Dopo 4 anni l’unico risultato raggiunto dalla delegazione fu la firma di un memorandum tra il presidente dell’Uefa Aleksander Čeferin e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. L’ultimo aggiornamento è arrivato qualche settimana fa con una lettera congiunta di UEFA e FIFA che invitava la Federazione greca a garantire urgentemente la trasparenza delle nomine nelle sue posizioni più alte. La montagna che ha partorito il topolino.

Scandalo dopo scandalo molti fan si sono allontanati, alienati da quello che vedevano. Chi è rimasto è stato manipolato da tutti quegli attori, presidenti in primis, incistati nei giochi di potere e interessati al calcio solo come leva politica, con l’amara conseguenza che ora in Grecia il calcio giocato non vale più niente.

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