sport ramadan

Lo sport durante il Ramadan

Il Ramadan è il nono mese del calendario lunare, periodo in cui ogni musulmano dovrebbe dedicarsi all’astensione, al digiuno ed alla preghiera. La sua importanza è testimoniata dal fatto che, secondo la tradizione, è il quarto pilastro dell’Islam dopo Shahada (testimonianza di fede), Salah (preghiera) e Zakat (carità), ponendosi davanti all’Hajj (il Pellegrinaggio). Durante questo periodo (della durata di 29 o 30 giorni), ogni musulmano, che ne ha la possibilità deve: digiunare dall’alba al tramonto, evitando di assumere acqua, cibo o qualsiasi altra sostanza, come ad esempio il tabacco, astenersi da ogni tipo di rapporto sessuale e provare il più possibile a migliorarsi come persona. Il Ramadan, infatti, non si pone come mero esercizio di resistenza del corpo, ma si pone l’obiettivo di migliorare l’individuo a 360°, andando ad eliminare anche brutte abitudini quali, per esempio le male parole, e portare il credente a depurarsi dalle tossine del mondo e riappacificarsi con il suo Signore.

ramadan sport

Ma come si coniuga questo momento spirituale con lo sport e, soprattutto, con il professionismo?

Innanzitutto bisogna chiarire un dettaglio molto importante: il calendario lunare è diverso da quello gregoriano e, quindi, ogni anno il mese si “sposta” di circa 10 giorni indietro. Ciò fa sì che ogni Ramadan si differenzi dall’altro: basandosi sul sorgere e il tramontare del sole, vi sono Ramadan in cui si digiuna per 18 ore ed altri in cui il digiuno ne dura appena 6. Volendo fare i pignoli si può dire che la durata varia anche in base al posto in cui si trova, ma non voglio dilungarmi con tecnicismi e preferisco illustrarvi subito 2 esempi: i mondiali di Brasile 2014 e gli europei di Francia 2016.

Nel 2014 il Ramadan iniziava il 28 giugno terminando il 28 luglio, periodo decisivo per i Mondiali, che sarebbero terminati solo il 13 luglio. Questa è probabilmente la situazione perfetta per comprendere un dettaglio molto importante che potrebbe essere passato sotto traccia: il Ramadan lo fa solo chi ne ha la possibilità (tecnicamente ne sono a prescindere esentati: coloro che compiono un lungo viaggio, gli anziani, i più bambini, i malati, le donne incinte e coloro che in quel momento hanno il ciclo). Non a caso, innumerevoli imam e figure di stato consigliarono gli atleti di posticipare al termine della competizione il periodo di astensione, in quanto sarebbe andati incontro a veri e propri problemi fisici legati alla scarsa idratazione ed apporto nutritivo, determinanti per poter svolgere un’attività sportiva tanto intensa al massimo delle proprie possibilità; il clima brasiliano, con la sua altissima umidità avrebbe poi peggiorato le cose, portando la maggior parte dei credenti ad optare per un rinvio al termine dei mondiali.

algeria ramanda
La selezione algerina giocò seguendo le regole del Ramandan durante la partita dei Mondiali del 2014 contro la Germania

Una situazione simile si verificò anche nel 2016, anno in cui il Ramadan cadde fra il 6 giugno ed il 5 luglio, uno dei periodi più impegnativi in assoluto dovuti al caldo e alla presenza del solstizio d’estate (e chi vi scrive ne parla con esperienza, avendolo fatto proprio quell’anno insieme alla maturità). Anche in questo caso buona parte dei partecipanti al torneo decise di posticipare la propria astensione al termine della competizione ma, a differenza dell’ultima volta, vi fu un po’ più di dibattito a riguardo. Diverse furono le federazioni, fra cui quella francese, ad insistere affinché i propri giocatori (come ad esempio Pogba e Kantè) recuperassero l’astensione più avanti, mentre altre federazioni, come quella albanese, diedero carta bianca ai propri uomini. 

Ma quindi gli atleti musulmani non digiunano se stanno lavorando?

La questione è un po’ più complessa di così e per avere una narrazione chiara non si può non citare il caso del cestista Hakeem Olajuwon, che proprio durante il Ramadan del 1995 conquistò il titolo di MVP del mese digiunando come da prassi. Il centro dei Toronto ebbe l’invidiabile media di 29.5 punti a partita con tanto di 10 rimbalzi, 3.4 stoppate, 1.5 rubate e 3.8 assist, numeri davvero importanti che lo rendono tutt’oggi un esempio all’interno della comunità islamica. 

Hakeem Olajuwon
Hakeem Olajuwon

Va, però, segnalato un fattore assolutamente determinante in tutto questo: quell’anno il Ramadan non era in un periodo caldo ed estivo, bensì a febbraio, uno dei mesi in cui le ore di buio sono maggiori di quelle di luce, cosa che semplifica moltissimo ogni attività sportiva. Ciò naturalmente non va a discapito del suo incredibile gesto, per nulla scontato, ma permette di comprendere meglio come sia ancora più determinante il momento in cui cade il mese, alterando completamente le prestazioni in base a quanto si è più vicini all’estate o all’inverno. Va detto però che, salvo i singoli match e particolari discipline come quelle di combattimento, a cambiare sono soprattutto alimentazione ed allenamento.

Queste vanno mutate dato che, per la maggior parte del tempo, non sarà possibile assumere né acqua né nutrimento, rendendo completamente insensata qualsiasi attività ginnica negli orari più caldi del giorno e rendendola benefica con il calar del sole. Oltre a questo, sarebbe consigliabile evitare allenamenti troppo duri e che portino a sudare molto velocemente, in quanto l’autonomia del corpo è comunque limitata ed è fondamentale impiegare al meglio le proprie energie ed il proprio tempo. Una corretta alimentazione resta comunque la chiave migliore per sopperire a qualsiasi tipo di errore. 

Altre storie
messi maradona
Pantheon per due: divergenze e similitudini fra Messi e Maradona