Erdogan calcio

Storia del calcio turco Parte III: Erdogan e il calcio come strumento di soft power

Storia del calcio turco Parte II: la nascita della Süper Lig >>

Verso la fine del XX secolo assistiamo all’incredibile exploit politico di Erdoğan, che lo porterà dai club dilettantistici di Istanbul fino ai massimi vertici della politica turca, e che userà il calcio come strumento essenziale della sua propaganda politica.

L’ascesa al potere

Recep Tayyip Erdoğan nasce nel 1954 ad Istanbul, nel quartiere di Kasımpaşa, da una famiglia originaria della provincia di Rize, sul Mar nero. La sua infanzia non è caratterizzata da particolare ricchezza e per questo passa la maggior parte del tempo in strada, alternandosi fra la vendita di simit, le ciambelle al sesamo tipiche di Istanbul, ed il calcio, sua grande passione della quale non si dimenticherà una volta salito al potere. Dopo aver completato i suoi studi in scuole perlopiù di stampo religioso, nel 1976 inizia il suo percorso politico con il Partito della Salvezza Nazionale di Necmettin Erbakan, diventando subito il leader della sezione giovanile a Beyoğlu, nel centro di Istanbul. Nel 1980, a seguito del colpo di stato di Kenan Evren, vengono chiusi tutti i partiti, ma nel 1983 viene formato il Partito del Benessere, nel quale confluiscono tutti gli esuli dell’ormai defunto Partito della Salvezza Nazionale. Qui Erdoğan compie il primo salto decisivo a livello di carriera, riuscendo a diventare nel 1985 il leader stambuliota del partito e facendosi poi eleggere a sindaco di Istanbul nel 1994.

erdogan calcio
Imam Beckenbauer

Alle elezioni del 1995 il partito diventa il più votato del Paese, permettendo così a Necmettin Erbakan di salire al governo; tuttavia, fra il 1997 ed il 1998 l’esercito porta allo scioglimento dell’esecutivo per via delle sue posizioni islamiste e ciò costa ad Erdoğan l’abbandono della carica di sindaco e l’arresto per 4 mesi. Uscito dal carcere si unisce al Partito della Virtù, ma quando quest’ultimo viene dichiarato illegale per gli stessi motivi dei suoi predecessori, forma l’AKP, con il quale inizia ad esercitare il proprio dominio politico a livello nazionale vincendo le elezioni del 2002.

Erdoğan, “Imam Beckenbauer”

Riguardo ai vari governi AKP ci sarebbe moltissimo da raccontare, ma siamo una rivista sportiva ed è quindi decisamente più interessante concentrarci sul ruolo e l’impatto che il calcio riveste nella storia politica e personale di Erdoğan, tanto da diventare uno dei capisaldi della narrazione a lui associata. Come già anticipato, a differenza di Atatürk, Erdoğan si rivela fin dalle sue origini un’incredibile appassionato di questo sport, tanto che prima di iniziare la propria carriera politica gioca anche a livello agonistico per diverse squadre di Istanbul. A 13 anni inizia ad allenarsi con l’Erokspor, passando poi al Camialtı, club con il quale, secondo quanto da lui raccontato, si avvicina più che mai ad una vera e propria carriera professionistica. Nel corso della sua permanenza si contraddistingue per essere un ottimo centrale difensivo dotato di tanta cattiveria e tecnica, al punto da venir soprannominato Imam Beckenbauer ed attirare le attenzioni del suo club preferito: il Fenerbahçe. Quest’ultimo all’epoca è allenato dalla leggenda brasiliana Didi, che lo nota e prova a fargli firmare il suo primo contratto da professionista, offerta che suo padre Ahmet respinge al mittente, convinto che la prima cosa debba essere lo studio e non il pallone.

Si è contraddistinto per essere un ottimo centrale difensivo dotato di tanta cattiveria e tecnica, al punto da venir soprannominato Imam Beckenbauer ed attirare le attenzioni del suo club preferito: il Fenerbahçe.

erdogan calcio

Tuttavia, anche se i suoi sogni di diventare professionista si infrangono, Erdoğan continua la propria carriera dilettantistica fra le fila dello İETT, club con il quale gioca ben 7 anni, diventandone anche il capitano e sollevando ben 5 trofei prima di ritirarsi definitivamente. Tale passato diventa elemento strumentale di primissimo piano all’interno della sua narrazione politica, sfruttando sempre di più il calcio come mezzo per generare consenso ed avvicinarsi al resto del popolo. Una curiosità: a riconoscimento del suo passato sportivo nel quartiere di Kasımpaşa, l’omonimo club ha deciso di dedicargli lo stadio nel 2009 rinominandolo Recep Tayyip Erdoğan Stadyumu.

Gli stadi come mezzo di propaganda politica

Quello del Kasımpaşa non è l’unico stadio ad essersi trasformato con la salita al potere dell’AKP; anzi, nel corso del tempo Erdoğan e la sua cerchia sviluppano un preciso piano per sfruttare tali luoghi come mezzo di propaganda politica. Il nuovo partito si lega profondamente al mondo delle costruzioni e ciò fa sì che vengano costruite un numero sempre maggiore di stadi in tutto il Paese. Per il turco medio, lo stadio non è un luogo come un altro, bensì qualcosa di tangibile, vivo e a tratti anche sacro. L’attenzione di Erdoğan si concentra più che mai su tale aspetto, anche per due ragioni “storiche”: gli stadi sono sempre stati costruiti in una posizione tendenzialmente centrale all’interno del panorama urbano e hanno un profondo legame con la fase kemalista della Turchia.

erdogan stadio
Lo Recep Tayyip Erdoğan Stadyumu del Kasımpaşa

Buona parte di essi vennero costruiti all’inizio dell’epopea calcistica turca, momento storico in cui il ricordo di Atatürk e della sua epoca erano più vivi che mai, e non a caso moltissimi erano nominati a lui o a suoi fidi collaboratori, come ad esempio ad İsmet İnönü. In più, proprio per le loro antiche origini, non erano collocati nelle periferie delle città, bensì in luoghi strategici, tendenzialmente vicino alla gente e in pieno centro, cosa che rendeva i terreni su cui sorgevano davvero molto intriganti in termini di speculazione edilizia.

Erdoğan pensa allora di prendere tutti i piccioni con un’unica fava, iniziando con i suoi “partner” a costruire nuovi e moderni stadi nelle periferie cittadine e realizzando nuovi centri commerciali sui terreni su cui sorgevano quelli storici. Sfrutta questa operazione anche per cambiare il nome di questi stadi come fatto con la Türk Telekom Arena (Galatasaray) o la Vodafone Arena (Beşiktaş). La costruzione di stadi, poi, si rivela elemento incredibilmente efficace per la raccolta di consensi nelle aree periferiche del Paese che si ritrovano così ad avere incredibili opere architettoniche, la maggior parte delle quali associate anche ad un vero e proprio exploit dell’economia cittadina. Una strategia che si rivela vincente sotto tutti i punti di vista (escludendo quello ambientale e delle morti sul lavoro), che gli garantisce ancora oggi un incredibile successo popolare.

About

Zeta è il nostro modo di stare al mondo. Un magazine di sport e cultura; storie e approfondimenti per scoprire cosa si cela dietro le quinte del nostro tempo,

Altre storie
Billy Kee
Billy Kee, se il calcio diventa un incubo