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L’esercito disarmato e la squadra da zero tituli: il FC Guardia e il calcio in Vaticano

Salve– sei cittadino svizzero, cattolico, di età compresa tra i 16 e i 19 anni e di sesso maschile? Sei mosso dall’ideale di essere una brava persona e ti vuoi impegnare in favore della società? Se ordine, rispetto e responsabilità non sono parole vuote per te. Se apprendere altre lingue, interessarti alla storia, conoscere una nuova cultura e incontrare persone provenienti da tutto il mondo è fonte di gioia per te. Allora servire nella Guardia Svizzera Pontificia potrebbe fare al tuo caso. Con la visita d’informazione a Roma vogliamo darti un assaggio della vita di una guardia. Prestare servizio nella Guardia Svizzera potrebbe fornirti un buon punto di partenza per il tuo futuro professionale e personale. Abbiamo risvegliato il tuo interesse?

 Volantino per giovani studenti emesso dall’ufficio per il reclutamento della Guardia Svizzera di Glarona (CH)

Ci vogliono circa quaranta minuti per percorrere tutti i 3400 metri che separano lo Stato della Città del Vaticano da Roma, l’Italia e l’Unione Europea. Con una superficie di soli 44 ettari il Vaticano è lo Stato sovrano più piccolo al mondo. Delle 900 persone che costituiscono la popolazione vaticana, meno di 300 risiedono all’interno delle mura e solo 600 godono dei diritti di cittadinanza. Non essendoci un ospedale all’interno del territorio dello Stato (L’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma è una zona extraterritoriale di proprietà della Santa Sede) e date le caratteristiche della popolazione in larga parte adulta, di sesso maschile e avente ruoli di carattere religioso o tecnico, la cittadinanza non si acquisisce per nascita o discendenza bensì per legge o per provvedimento amministrativo e tutti i cittadini hanno un doppio passaporto.

Queste specificità fanno del Vaticano un luogo unico al mondo, dove le statistiche sottolineano curiosi primati, come il 100% di popolazione urbana, la crescita demografica pari a zero, l’essere l’unico Paese al mondo a non avere un PIL, l’alto tasso di criminalità pro-capite (legato al turismo e ai reati finanziari), l’elevato consumo di vino rosso, oppure la rete ferroviaria più corta al mondo (300 metri dalla Stazione vaticana al confine).  Altre unicità, come la sola farmacia, la filatelica e numismatica vaticana, gli ATM con opzione lingua latina, la Tv di stato, la radio vaticana e il quotidiano nazionale l’Osservatore Romano si legano alle meraviglie racchiuse nella Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani, i giardini, i cortili e gli altri siti di rilievo dello Stato. Anche lo sport vaticano è figlio di questo particolare contesto e si conforma come strumento di solidarietà e veicolo dei valori della Chiesa Cattolica Romana in giro per il mondo. 

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Se l’Atletica Vaticana permette ogni anno alla Santa Sede di partecipare ai giochi dei piccoli Stati europei, il calcio – con lo storico campionato nazionale, la Coppa Sergio Valci (ex Coppa Vaticana), la  Supercoppa Vaticana, la Rappresentativa Vaticana, la Clericus Cup (il torneo per sacerdoti e seminaristi di Roma e provincia, promosso dal Centro Sportivo Italiano) e le partite benefiche del team Fratelli Tutti gioca un ruolo decisivo dentro e fuori le mura vaticane. Il fascino del calcio sta nell’arrivare ovunque, persino all’interno di uno Stato grande mezzo chilometro quadrato che non può permettersi un solo campo da gioco. Qui, all’ombra della cupola di San Pietro, esiste un campionato che da oltre 50 anni offre ai dipendenti e residenti vaticani un’attività di dopolavoro e un posto nella storia del calcio. Tipografi, dipendenti di archivi e musei, restauratori, medici, infermieri, militari e altri mestieri si affrontano per vincere il titolo di campione del Vaticano e allo stesso tempo passare quel poco di tempo libero assieme. Tra tutte le squadre vaticane, la più particolare è senza dubbio il Football Club Guardia, il club sempre giovane e forte che non ha mai vinto niente. 

Il FC Guardia è la squadra della Guardia Svizzera Pontificia, lo storico corpo militare, composto da cento giovani svizzeri di età compresa tra i 19 e i 30 anni, che scelgono di trascorrere 25 mesi della loro vita all’interno delle mura vaticane per onorare e servire il Papa, e vegliare sugli accessi al Vaticano. Chiunque entri in Vaticano ha a che fare con questi militari vestiti con la pomposa uniforme rinascimentale a strisce oro e blu, l’elmo con il pennacchio di struzzo e l’alabarda. 

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Lo chiamano l’esercito disarmato poiché ha scelto di non mostrare in pubblico le armi e i dispositivi di ultima generazione che servono ad assolvere le funzioni di sicurezza in Vaticano; in realtà, non si tratta di un esercito, bensì di un corpo di guardia di palazzo (ad assolvere alla sicurezza del territorio dello stato ci pensa la Gendarmeria Vaticana) e di difesa della sicurezza del Papa ovunque egli si trovi. La storia della Päpstliche Schweizergarde risale al 1506, quando l’allora Papa Giulio II chiese aiuto e protezione a 150 soldati confederati, guidati dal capitano Kaspar Von Silenen, per ripristinare il governo della Santa Sede sulle libere signorie di Bologna, Perugia e Forlì. Dalle Guerre d’Italia ,con l’eroica resistenza e il sacrificio di 147 soldati morti a difesa di Clemente VII durante il celebre Sacco di Roma, passando per i Patti Lateranensi del 1929, fino ai giorni nostri la Guardia Svizzera ha sempre protetto i papi, onorando il proprio giuramento. 

Giuro che servirò fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice e i suoi legittimi successori, e mi dedicherò a loro con tutte le mie forze, sacrificando, se necessario, la mia vita per difenderli. Questo stesso impegno lo assumo nei riguardi del Sacro Collegio dei Cardinali ogni volta che la Sede Apostolica è vacante. Prometto inoltre al Capitano Comandante e agli altri miei superiori rispetto, fedeltà e obbedienza. Giuro di osservare tutto ciò che l’onore della mia posizione esige da me. Giuro di attenermi diligentemente e fedelmente a tutto ciò che mi è stato appena letto, che Dio e nostri Santi Patroni mi assistano.

Sono lontani i tempi in cui dalle povere e sovrappopolate montagne svizzere arrivavano giovani devoti in cerca di uno stipendio e di un futuro. Chi oggi sceglie di essere membro della Guardia Svizzera non lo fa per i soldi, poiché lo stipendio mensile di circa 1500 euro è nettamente inferiore agli standard elvetici, e non lo fa neppure per la gloria: ciò che spinge questi giovani (età media di 23 anni) a compiere questo passo è Roma, il credo e la possibilità di compiere un percorso umano e professionale senza eguali. Per diventare guardie bisogna provare di essere cattolici e vivere secondo la morale cristiana, essere celibi e rispondere a requisiti fisici e scolastici richiesti dalla professione. Una volta reclutati, i militari svolgono una prima formazione in Svizzera per poi prestare giuramento a Roma e proseguire la formazione all’interno del corpo. 

La Guardia Svizzera è operativa 24 ore su 24, e la vita in caserma si struttura in base ai turni di servizio che variano dalle 6 alle 10 ore a seconda delle coperture serali e notturne. Le serate libere dal servizio sono soggette al rientro prima della mezzanotte, che diventa l’una del mattino a partire dal secondo anno (viene concesso il prolungamento di un’ora fino a un massimo di 5 uscite mensili). Ciascun militare lavora sino a 180 ore al mese e dispone di una giornata libera a settimana che può essere condizionata dai programmi di formazione continua oppure dalle udienze, celebrazioni e impegni politici del Santo Padre. Vacanze e libere uscite sono calendarizzate in base ai bisogni della compagnia e variano a seconda del grado militare. 

calcio vaticano guardia

Se il FC Guardia non ha mai vinto un titolo è per il tipo di vita che i giocatori fanno e per la mancanza di amalgama, considerando che raggiungono il corpo militare in tre diversi momenti dell’anno e vi rimangono fino alla scadenza del servizio. Oltre a questo ci sono le concorrenti, sempre agguerrite e pronte a lottare per il proprio “campanile”. Il calcio in Vaticano è un loop che inizia negli uffici e nei corridoi, prosegue sul campo da gioco, si allunga nel terzo tempo post partita e ritorna nei luoghi di lavoro dove è possibile vantarsi, leccarsi le ferite sportive o prendere in giro i colleghi o gli avversari di turno. Questo schema è così dal 1946 quando il calcio entrò per la prima volta in Vaticano grazie a un’amichevole tra gli Impiegati Amministrativi e gli Impiegati del Governatorato. L’anno seguente fu organizzato un torneo a quattro squadre che però venne sospeso a seguito di una rissa tra pubblico e giocatori durante la finale tra la Fabbrica di San Pietro e le Ville Pontificie

Da quel momento in poi si dovette aspettare il 1966, l’anno di nascita del primo club vaticano: la Società Sportiva Hermes Musei Vaticani. Nel giro di tre anni sorsero le squadre della Gendarmeria (1968), la Fabbrica di San Pietro, l’Ariete A.P.S.A. e l’Hercules Biblioteca (1969) che sfidarono l’Hermes in un torneo. L’esempio offerto da queste squadre convinse gli altri uffici e dipartimenti a formare un proprio club e con l’aumento delle squadre divenne necessario dotarsi di una solida struttura che fosse in grado di organizzare in pianta stabile un torneo con risorse economiche limitate. 

Il calcio in Vaticano è un loop che inizia negli uffici e nei corridoi, prosegue sul campo da gioco, si allunga nel terzo tempo post partita e ritorna nei luoghi di lavoro dove è possibile vantarsi, leccarsi le ferite sportive o prendere in giro i colleghi o gli avversari di turno. 

Fu così che nel 1972 il dott. Sergio Valci, capoufficio del Fondo assistenza sanitaria, fondò l’Attività Calcistica dei Dipendenti Vaticani ACDV e, con il supporto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, organizzò il primo storico campionato, denominato Coppa dell’Amicizia (nome mantenuto fino al 1980), al quale parteciparono sette squadre. Presto il campionato vaticano si assestò a otto team e si disputò ininterrottamente fino al 1992, grazie al sostegno del Governatorato che garantì, tra le altre, l’istituzione della Coppa Vaticana (attiva dal 1985) e della Supercoppa Vaticana (2007). 

Dal 1993 al 1995 e nella stagione 2001 furono disputati campionati di futsal mentre, invece, non ci furono attività nei periodi 1996-1999 e 2002-2004. Dal 2005 a oggi il campionato ha avuto un normale svolgimento (ad eccezione delle annate 2020 e 2021 segnate dalla pandemia da covid-19). Tuttavia, non sono mancate stagioni in cui, a causa della scarsità di giocatori, si sono disputati tornei di calcio a 8 o a 9. Soltanto i laici possono giocare nella filiera ACDV – dal 2015 Asd Sport in Vaticano, per permettere lo sviluppo di nuove discipline sportive – e per questioni di competitività, ogni squadra può dotarsi di uno straniero nel ruolo di portiere; lo status di straniero non dipende dalla cittadinanza vaticana ma dal non essere dipendente di alcun ufficio o dicastero. Tutte le competizioni vengono disputate fuori le mura vaticane nel campo sintetico Cardinale F. Spellman dell’Oratorio San Pietro, e nessuna partita viene disputata di domenica, per rispetto dei dettami della religione cattolica. 

Ogni squadra ha la sua storia e il suo rivale. 

La più titolata è la Dirseco (la Direzione dei Servizi Economici della Santa Sede) con ben 8 titoli nazionali, ma negli ultimi anni la più forte è stata la Rappresentativa Ospedale Pediatrico Bambin Gesú, che oltre ai tornei vaticani gioca delle amichevoli benefiche per raccogliere fondi o sensibilizzare le campagne promosse dall’ospedale. Insieme a loro sono presenti il Santos, la Gendarmeria, l’Archivio, l’Associazione SS. Pietro e Paolo, i Musei Vaticani e la Fabbrica di San Pietro, la compagnia telefonica vaticana, la Dirtel (poste), la Tipografia Vaticana (ex club Osservatore Romano), la Fortitudo, la Pontificia Università Lateranense e il Circolo San Pietro. Il FC Guardia è la Cenerentola del campionato o almeno così dimostrano i numeri degli ultimi campionati conclusi al penultimo e ultimo posto, eppure è sempre presente per permettere ai propri ragazzi di giocare e vivere un’esperienza da ricordare. 

Ogni squadra mette a disposizione i propri giocatori per la Rappresentativa dei dipendenti vaticani, la nazionale vaticana. Fondata nel 1974 con l’obiettivo di disputare partite benefiche e umanitarie all’estero nonché fare del calcio uno strumento per costruire la cultura dell’incontro, la rappresentativa si è tenuta lontano dalle affiliazioni a FIFA e contenitori extra FIFA per meglio osservare la propria missione e mantenersi fuori da questioni politiche o contrastanti il ruolo e l’operato della Chiesa. Tutto questo accade nel Paese in cui nessuno si sarebbe mai immaginato che rotolasse un pallone. 

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