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Team Trans, l’inclusione che nasce sul ghiaccio

È il 19 Novembre 2022, quando il Club Q, famoso nightclub LGBTQ+ di Colorado Springs, viene sconvolto da una sparatoria: un uomo di 22 anni, irrompendo nel club uccide a colpi di fucile 5 persone e ne ferisce altre 25. Il movente: l’odio contro la comunità LGBTQ+ che, in particolare, quel 19 novembre è riunita nel club alla vigilia della “Giornata della memoria transgender”.

Se omofobia, transfobia e discriminazione in generale sembrano oggi un trend tristemente in crescita, dal mondo dello sport arriva una risposta positivamente controtendenza. Si chiama Team Trans Ice Hockey, un collettivo internazionale di giocatori di hockey transgender e non binariə.

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Kayden Maclay, membro della squadra, racconta di come il suo team debba prendere precauzioni alle quali nessuno degli avversari sembra avere mai neanche pensato. Per esempio, il Team Trans non comunica mai in anticipo i luoghi nei quali si recherà per partite o altri eventi.Non possiamo rivelare la pista fino all’ultimo minuto. Tutta questa violenza è pianificata in anticipo, quindi dobbiamo adattarci.” afferma.

Nella stessa settimana della strage del Club Q il Team Trans si trovava in Wisconsin per giocare una partita in onore della “Giornata delle memoria transgender”. Dopo la sparatoria, il Team ha deciso di giocare comunque la partita: in onore dei morti ma, soprattutto, per celebrare la vita di chi era ancora vivǝ. Il Team Trans è stato fondato nel 2019 e, da quel momento, ha partecipato prevalentemente a competizioni, slegate dalla lega ufficiale, nelle quali squadre miste di uomini e donne transgender si sfidavano. L’obiettivo del team è quello di assicurare a tutti i giocatori un posto in squadra, un posto che sia lontano da quei meccanismi di odio transfobico che accompagnano le squadre delle leghe ufficiali, che pongono il problema per le persone transgender della collocazione in squadra. Un obiettivo che sorpassa di gran lunga, secondo Andi Vertz atletǝ non binariǝ (utilizza i pronomi “they” “them”), il rischio di essere esclusi dalle competizioni ufficiali. Dare a tutti la possibilità di giocare ad hockey sentendosi se stessi al 100% rappresenta, secondo Vertz, il fattore più importante.

Poter giocare a hockey femminile è stato rivoluzionario. La transizione sarebbe stata molto più difficile senza questa [possibilità].

Danielle McLean

Quello su cui tuttǝ ǝ membrǝ del team possono ritenersi d’accordo è il problema relativo agli spogliatoi: nelle squadre “regolari” le persone transgender o non binarie subiscono spesso abusi psicologici, fisici e bullismo di ogni sorta per una questione che ad una persona cisgender sembra la più semplice.

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Andrea Sand ha ripreso a giocare dopo aver abbandono l’hockey per gli abusi subiti

Andrea Sand racconta di essere “abituata alla crudeltà“: in seguito ad abusi subiti negli spogliatoi della sua squadra di hockey quando aveva 14 anni, ha deciso di lasciare questo sport fino ad oggi, quando il Trans Team le ha ridato la gioia e la serenità di giocare in una squadra nella quale si sente completamente capita e a suo agio.

Come se le difficoltà intrinseche nella natura stessa del Team non fossero abbastanza, certa parte dell’opinione pubblica e dei media cerca di far emergere una competizione inesistente tra i membri della squadra. Il Team Trans gioca quasi esclusivamente partite interne o con squadre di supporters, ma nel corso dell’ultimo match, in onore della “Giornata delle memoria transgender”, un incidente ha sollevato varie polemiche. Danny Maki ha subito un contatto da parte da un avversario che ne ha causato l’infortunio. Sebbene cadute e infortuni di questo genere siano estremamente comuni nell’hockey, qualcuno ha voluto vedere l’episodio come un indizio di una feroce rivalità che caratterizzerebbe i giocatori. Tesi peraltro confermata, secondo i propri sostenitori, dalla decisione di continuare la partita nonostante Maki avesse subito un trauma cranico. In realtà, il giocatore infortunato ha dichiarato dalle proprie pagine social che si è trattato di un semplice incidente sul campo senza intenzione da parte del responsabile di arrecare alcun danno. Dall’altra parte Maclay ha rivendicato la necessità di non interrompere il match, spiegando che la motivazione per cui si stava giocando era ben più grande di un semplice campionato.

Abbiamo deciso di giocare perché quello che stavamo facendo questo fine settimana era importante […] Ogni giocatore è venuto sul ghiaccio per rendere omaggio alla “Giornata delle memoria transgender”.

Mentre i finanziamenti per la squadra provengono tutti da donazioni che permettono al Team Trans di viaggiare per i tornei, la National Hockey League ha da subito garantito il suo supporto non solo economico. Infatti, la NHL si è esposta a favore del Team sorprendendo i membri della squadra ma anche rendendola, di fatto, più di un’iniziativa solidale: un riconoscimento su larga scala da parte di un ente di altissimo livello rappresenta per le nuove generazioni trans la possibilità di sentirsi davvero accettate nella loro essenza anche praticando uno sport come l’hockey. E in un mondo in cui attacchi come quello al Cub Q sono tristemente frequenti, la speranza che viene dallo sport può rappresentare un piccolo passo verso una realtà veramente inclusiva nella quale nessuno si senta un outsider.

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