inchiesta prisma juventus
Foto: ANSA/Alessandro Di Marco

La Juve, l’inchiesta Prisma e l’ignavia della FIGC

Anche se, stranamente, pochi giornali stanno dando la giusta risonanza a quello che sta accedendo al calcio italiano, la situazione è grave e sconcertante. Lo è perché, indipendentemente dal tifo, quello che è emerso è un quadro demoralizzante e inquietante, al punto che la strategia di difesa attuata dai legali della Juventus è quella di imboccare l’unica strada che può darle una chance: cercare eccezioni e cavilli giuridici che possono disturbare o frenare i procedimenti. La Juventus solleva l’eccezione della competenza territoriale: il processo non va fatto a Torino, ma a Milano dove ha sede la società di comunicazione che ha diffuso al mercato le informazioni manipolate di cui è accusata. e dove ha sede anche la Borsa.

Mai di cosa è accusato il club bianconero? Le accuse sono molteplici. Andiamo con ordine.

Nell’estate del 2021 sia la Consob che la Covisoc hanno messo sotto la lente di ingrandimento 62 operazioni di mercato della Serie A di cui 42 riguardanti la Juventus. Oggetto dei controlli: le plusvalenze fittizie. In seguito a questi accertamenti, la Procura di Torino decide di aprire un’indagine; prende il via l’Inchiesta Prisma. Le indagini preliminari, che hanno interessato le stagioni dal 2018 al 2020, portano a 16 avvisi di garanzia; spiccano tra gli indagati Andrea Agnelli, Maurizio Arrivabene e Pavel Nedved. Le accuse mosse dagli inquirenti sono di falso in bilancio, manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali. Nel novembre 2021 la Guardia di Finanza requisisce nella sede della Juventus documenti riguardanti i trasferimenti di mercato del triennio 2019-2020-2021. Emergono nuove ipotesi di reato: false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo le indagini, la Juventus avrebbe generato 155 milioni di plusvalenze fittizie per ammortizzare le perdite. Conseguenza diretta delle indagine sono state le dimissioni dell’intero Cda del club tra il clamore generale.

inchiesta prisma juventus
Foto: ANSA/Alessandro Di Marco

Ma l’Inchiesta Prisma non si ferma certo qui. Scavando la carte, le intercettazioni telefoniche e i messaggi che i giocatori si scambiavano in una chat segreta, è emerso un altro filone d’indagine: quello sulla manovra stipendi.

In piena emergenza COVID, la Juventus ha diffuso una nota con cui annunciava “la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020” per un risparmio che ammontava a “90 milioni di euro“. In realtà, il risparmio reale fu solo di 20 milioni, giacché attraverso delle carte private con i giocatori 3 di queste mensilità vennero corrisposte l’anno successivo. Queste scritture private sarebbero state realizzate tra i legali della società e quelli dei tesserati come garanzia dell’accordo sulla dilazione delle tre mensilità. Sarebbero state delle intercettazioni telefoniche a rivelare l’esistenza di queste carte. Su tutte la più controversa è la “carta che non dovrebbe esistere” (le parole usate da Cesare Gabasio, capo dell’ufficio legale bianconero, e intercettate durante un colloquio con il d.s. Federico Cherubini) che riguardava una documentazione relativa al contratto di Cristiano Ronaldo: un pagamento posticipato di 19,6 milioni di euro come debito residuo che la Juve aveva maturato con il portoghese prima del suo trasferimento al Manchester United, e che secondo gli inquirenti non sarebbe mai stati iscritto a bilancio. 

Schematizzato, ecco cosa viene contestato dei bilanci della Juventus (fonte Sky Sport):

  • Bilancio 2019: perdita di 39,9 e plusvalenze per 49,728. Secondo la procura la perdita sarebbe dovuta essere di 84,506 e Patrimonio Netto -13,567 (invece di +31,243)
  • Anno 2020 (manovra stipendi) intesa con effetti positivi per 90 milioni di euro. Secondo la Procura gli effetti finanziari positivi erano per soli 22 milioni di euro (recupero certo e incondizionato di 3 mensilità)
  • Bilancio 2020: perdita di 89,7 milioni e plusvalenze per 78,058. Secondo la procura la perdita sarebbe stata di 236,732 milioni
  • Bilancio 2021: perdita di 209,9 milioni e plusvalenze per 28,357. Secondo la procura la perdita sarebbe dovuta essere 222,477 e patrimonio netto -175,791 anziché +28,827

Tutto questo senza considerare i mancati pagamenti a Ronaldo e Dybala, con l’argentino che, stando all’audizione in Procura del suo legale, Luca Ferrari, riportata da Repubblica, potrebbe far causa al club bianconero per circa 54 milioni. Cifre alla mano, si tratterebbe della differenza tra quanto avrebbe dovuto guadagnare la Joya con il mancato rinnovo con il club bianconero e il contratto poi firmato con la Roma, più il rimborso per le mensilità non ancora ricevute relative alla seconda “manovra stipendi”. Operazione, quest’ultima, che potrebbe causare all’argentino due mesi di stop. Infatti, al di là dell’aspetto penale, quello su cui ci preme più discutere sono le conseguenze che il club potrà subire a livello di giustizia sportiva. L’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva stabilisce che: “la società che pattuisce o corrisponde compensi in violazione delle norme federali è punita con l’ammenda da 1 a 3 volte l’ammontare illecitamente pattuito cui può aggiungersi la penalità di 1 o più punti” (comma 1); “la società che mediante falsificazione di documenti o altra attività illecita o elusiva tenti di ottenere l’iscrizione a una competizione cui non potrebbe essere ammessa è punita con una delle sanzioni all’art. 8, comma 1” (comma 2) che in casi di particolare gravità prevede penalizzazione di 1 o più punti in classifica purché la pena sia afflittiva; retrocessione all’ultimo posto; esclusione dal campionato e assegnazione a torneo di categoria inferiore; revoca del titolo; divieto di mercato; “i tesserati che pattuiscono con la società o percepiscono compensi, premi o indennità in violazione delle norme federali sono soggetti alla sanzione della squalifica di durata non inferiore a un mese” (comma 8).

dybala juve prisma
Dybala potrebbe far causa al club bianconero per circa 54 milioni

La situazione della Juventus è grave, se non disperata, considerando anche che nel documento legato al bilancio semestrale della stagione 2022/23, il club ha reso noto di essere sotto indagine della Uefa da dicembre. Provvedimento preso dal massimo organo calcistico europeo per verificare se ci sono state delle violazioni al Fair Play Finanziario. Eppure, in tutti questi mesi quello che scandalizza di più si riduce a due aspetti: il silenzio dei media, i quali sembrano restii a parlarne, e la quiescenza della FIGC. Come mai uno scandalo così impetuoso, pari a quello del 2006, non è in prima pagina e sulle bocche di tutti gli attori coinvolti nel circo governativo e mediatico del nostro calcio? Come mai, la FIGC non si è presentata il 27 marzo all’udienza preliminare sull’ex CdA della Juventus, al contrario, ad esempio, della Consob e del Codacons che si sono costituiti come parte civile? Perché da Gravina non sono arrivate mai delle dichiarazioni nette contro questo scandalo, ma solo tiepide e contraddittorie affermazioni? Addirittura, il giorno prima che tutto il Cda della Juventus, si dimettesse, era sul palco dell’Allianz Stadium a elogiare la lungimiranza della presidenza Agnelli nella gestione del club. E perché pochissimi media nazionali si pongono queste domande e non indagano su tutti questi aspetti che lasciano solo una scia di dubbi e allarmi complottisti? Siamo il Paese dei guelfi e dei ghibellini, dove ci si arrocca sulle proprie convinzioni senza sforzarsi di cercare la verità dei fatti. E così rimane solo, per citare Paolo Ziliani: “La tristezza di vedere un club di alto lignaggio come la Juventus del tutto disinteressato nel voler dimostrare la propria innocenza rispetto ai reati di cui è accusata; e media e politica schierati compatti al suo fianco diseducando i giovani e l’intero Paese“.

About

Zeta è il nostro modo di stare al mondo. Un magazine di sport e cultura; storie e approfondimenti per scoprire cosa si cela dietro le quinte del nostro tempo,

Altre storie
Roman Abramovich
Il calcio può rinunciare ai soldi russi?