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Dagli scacchi al calcio la Russia guarda all’Asia, non più all’Europa

Nella capolavoro dal titolo oggi controverso L’Idiota, Fedeor Dolstoyevsky disegna la figura del principe Lev Nikolàevič Myškin: un giovane cagionevole ed elegante, che un viaggio in Europa ha definitamente cambiato, rendendolo un uomo dai valori alti e nobili. Ahimé, troppo nobili per una Russia così dura e arroccata sulla furbizia e la corruzione, come Dostolyesky immaginava se stesso e i propri concittadini. La liason con l’Europa è spesso un tema dei tanti grandi romanzi ottocenteschi russi, un tour quello ad ovest considerato come un viaggio nell’eleganza e nella cultura. Un percorso compiuto dallo stesso Pietro il Grande quando un giorno in un porto di Amsterdam sognò di trasformare il popolo russo in un popolo di marinai. Ovviamente, ci riuscì. 

Ma se le mode cambiano, a volte cambiano soprattutto per necessità, per costrizione dei tempi. Si dà il caso, infatti, che in Russia le Federazioni sportive stiano guardando con grande interesse le competizioni asiatiche, dopo l’esclusione da tutte le competizioni europee imposta a Russia e Bielorussia a seguito dell’aggressione all’Ucraina. La notizia, poco enfatizzata nei media europei, ha scisso le federazioni dei diversi sport russi. Se da una parte qualcuno ha plaudito alla possibilità di competere in competizioni più facili (vedi il caso delle qualificazioni al mondiale di calcio), qualcun altro ha sollevato un problema di abbassamento del prestigio dello sport russo (le società che non competerebbero più per la Champions League, ad esempio). Ma la notizia davvero clamorosa e che sposta di sicuro gli equilibri per una volta non arriva dal calcio, ma bensì dagli scacchi, sport al quale la Russia ha fornito diversi campioni mondiali.

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Se da un lato gli scacchi hanno rappresentato un elemento di scontro tra i due blocchi ai tempi del muro di Berlino tra mondo occidentale e comunista, è vero anche che la Russia (oppure l’Unione sovietica) ha avuto come campione del mondo un proprio membro dal 1948 sino al 2006, con una brevissima interruzione nel 1972 quando trionfò l’inglese Bobby Fischer. È evidente quindi che il peso del blasone della squadra russa nel mondo degli scacchi sia di importanza capitale, un peso in grado di cambiare ovviamente gli equilibri di un torneo. Per questo è apparsa ancora più clamorosa la notizia arrivata dalla Federazione Russa scacchi di aderire alla Federazione asiatica. Sottoposta al voto della Federazione asiatica scacchi riunitasi ad Abu Dhabi il 1º di marzo, il passaggio dei russi alle competizioni asiatiche è stato votato da 29 elementi su 31: un solo astenuto e un contrario. Il passaggio, definito storico dai protagonisti, è stato salutato con grande entusiasmo da Andrei Filatov, presidente della Federazione Russa che ha dichiarato:

Per la prima volta una federazione di scacchi, una delle più forti al mondo, passa da un continente all’altro.

A questa clamorosa notizia però, fa da contraltare un’altra notizia altrettanto clamorosa arrivata proprio il 3 marzo. Nel primo venerdì di marzo la campionessa di scacchi Alexandra Kosteniuk ha dichiarato ufficialmente dal suo profilo Twitter che d’ora in poi competerà per la bandiera svizzera e non più quella russa. Dietro a questa decisione c’è l’esilio forzato che ha dovuto subire per le dure critiche rivolte al Presidente russo in occasione dell’invasione dell’Ucraina. Come molti altri sportivi che hanno espresso il proprio dissenso alla scelta del governo russo, anche Alexandra Kosteniuk  si è vista costretta ad abbandonare il Paese salutando con grande entusiasmo a quel punto, la possibilità di passare alla Federazione elvetica per disputare le gare internazionali.  

Alexandra Kosteniuk
Alexandra Kosteniuk

Ma se negli scacchi la situazione è abbastanza delineata (Federazione da una parte e singoli giocatori da un’altra), per il calcio la situazione è più complicata da tanti punti di vista. La Federezione calcio russa non nasconde da settimane l’interesse per la proposta della Federazione asiatica: un passaggio storico ma tutto sommato con alcune convenienze. La Russia calcistica ha di certo avuto una grande importanza nel calcio internazionale, basti ricordare i clamorosi successi negli anni Ottanta della nazionale dell’ex colonnello dell’Armata russa Valerij Lobanovs’kyj, quindi, soprattutto in termini di prestigio ha più da perdere che da guadagnare nel subentrare in una federazione di certo più debole e meno ricca. E la Federazione asiatica, dal canto suo, si troverebbe però a gestire due Paesi giganti come Russia e Australia, decisamente fuori quota per i loro standard. Anche alcuni esponenti asiatici non vedono di buon occhio l’operazione, qualcuno per esempio fa notare come i livelli di competizione sarebbero immediatamente sfalsati.

Anche nei club serpeggia un certo atteggiamento attendista, aderire alla Champions League asiatica non è esattamente come partecipare alla competizione europea: sia in termini di soldi che di prestigio.

Dobbiamo tenere conto dell’enorme differenza sia della componente finanziaria che di prestigio. Dovremo ripartire da zero. Quindi, forse sarebbe meglio aspettare un ritorno al grande calcio europeo.

Presidente del CSKA Mosca, Yevgeny Giner

Augurandoci che la guerra possa terminare a breve e che la situazione mondiale possa normalizzarsi, non rimane che constatare come ancora una volta lo sport sembri indicare un’indicazione di dove il mondo potrebbe andare. La Russia e il continente asiatico, su cui i confini russi siedono, sembrano sempre più vicini in un’immagine del mondo divisa a metà, che vede ancora una volta un blocco occidentale ed uno orientale fronteggiarsi. 

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