white paper premier league

White Paper, la stretta del governo sulla Premier League

Cosa sta succedendo in Premier League? Cos’è quel rumore di fondo che si percepisce intorno al campionato di calcio nazionale più invidiato al mondo? Qualche giorno fa il Premier britannico Rishi Sunak ha annunciato di voler mettere ai raggi x la Premier League, colpevole a suo dire di speculazioni pericolose che causerebbero la scomparsa di molti club. Fallimenti economici a causa di spese non sostenibili, in un giro di miliardi da capogiro che oltre all’invidia di mezzo mondo produce buchi di bilancio milionari. Il governo conservatore di Rishi Sunak avrebbe preparato e starebbe per dare alle camere un testo di legge in cui si rivoluzionerebbe di fatto il calcio inglese. Il famoso White Paper, annunciato ma non ancora letto da nessuno, apporterebbe alcune modifiche sostanziali che snaturerebbero l’immagine del campionato.

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La prima grande innovazione è forse quella più discussa: l’istaurazione di un organo di controllo esterno che vigili sulle politiche economiche dei club, cercando di prevenire fallimenti ed esposizioni finanziare oltre i limiti delle loro possibilità. Da questo ovviamente discenderebbero diversi obiettivi da raggiungere nel tempo, tra cui addirittura una sorta di registro delle reali possibilità di ogni club. Operazione ambiziosa, ma che evidentemente nasconde qualche dubbio sulla bolla del calcio inglese non ancora esplicitatasi. 

Altro punto trattato dal White Paper sarebbe una clausola, sempre supervisionata dal famoso organo esterno, sull’impossibilità di creare leghe differenti sul territorio inglese (pesano ancora le scorie della Super Lega, che due anni fa spaventò il calcio europeo). Ma non finiscono qui le novità. Tra i punti, anche quello di regolamentare (e guidare alla redistribuzione) il flusso di soldi che circola in Premier League, dando ossigeno anche alle serie minori. Una mossa a cui si è arrivati dopo che negli ultimi anni alcune squadre di importanza storica hanno dovuto dichiarare il fallimento a causa di impegni economici troppi gravosi. Tra i club falliti ci sono il Derby County, il Macclesfield Town e il clamoroso caso del Bury di cui, però, più avanti vedremo meglio la faccenda.

In tutta questa bagarre, scatenata dall’ancora intonso White Paper, si apre però una questione molto più interessante, destinata a ripresentarsi molto presto anche al di là della Manica: il ruolo dei tifosi nella vita delle squadre di calcio. Nel fallimento del già citato Bury furono coinvolti i tifosi, i quali, sconvolti dalla scomparsa della loro squadra, nel 2020 ne riacquistarono la proprietà con una sorta di azionariato popolare. Ma è interessante ripercorrere la vicenda per capire da dove arrivi la proposta contenuta nel White Paper. La squadra, fondata nel 24 aprile 1885 da Aiden Arrowsmith, nel 2018 fu colpita da una grande crisi finanziaria che portò il club ad annullare alcune partite, fino ad arrivare nell’estate del 2019 ad essere esclusa dai campionati inglesi per insolvenza. Il club, blasonato ma senza acquirenti, si ritrovò a dover dichiarare fallimento e venne escluso da ogni competizione. La questione ebbe risonanza perché oltre ai tifosi della squadra, ad intervenire ci fu Tracey Crouch, allora ministra dello sport. I tifosi, famosi e non, si riunirono nel gruppo Est 1885, che ne rilevò la dirigenza almeno a livello formale. Non è un caso che oggi ad applaudire il White Paper ci sia proprio l’ex ministra, la quale, non appena si è diffusa la notizia del documento, ha dichiarato:

Oggi è un gran giorno per il calcio inglese, una rinascita. Il calcio è nulla senza il cuore dei tifosi. Sono felice che le mie indicazioni siano state accolte dal governo. Tutto questo renderà la Premier League ancora più bella.

Ma se alcuni dirigenti dell’EPL sono del parere di Tracey Crouch, magari con toni meno trionfalistici, in molti hanno attaccato provvedimento e governo senza mezzi termini. “L’idea di un regolatore esterno per la Premier League è un’idea terribile. Il Governo sta facendo male ovunque. Guardate questa nazione“, ha dichiarato tranchant il presidente del West Ham, David Sullivan.  “Paghiamo le tasse più alte al mondo per il peggiore servizio. Ora il calcio dovrà anche pagare un’organo esterno per farsi controllare, una  perdita di soldi.

Non sono in pochi ad essere insofferenti alle idee del governo, anche se i grandi club ancora non si sono pronunciati al riguardo. Ciò che emerge, però, è una sensazione abbastanza forte che il provvedimento governativo nasconda la preoccupazione per qualcosa di più grande che starebbe per succedere. Complice la situazione italiana, ben al di là dall’essere chiarita, rimane il dubbio che qualcosa sia sfuggito di mano nel mondo del calcio. Tenere impianti societari di queste dimensioni appare sproporzionato in un mondo che sembra più guidato al risparmio e all’oculatezza finanziaria, almeno nell’ultimo anno.

Però viene anche da chiedersi se questa crisi del mondo dei grandi capitali non sia la fine di un’epoca e forse l’inizio di un’altra. Una in cui, per esempio, i tifosi potrebbero essere parte centrale delle scelte societarie, addirittura guidandole. Un ottimo esempio potrebbe venire dal calcio tedesco, dove ormai da anni vige la regola del 50+1. Questa regola, imposta dal governo, permette che il controllo delle società, sia da un punto di vista economico che tecnico, rimanga saldamente in mano alle tifoserie. Un modello che ha permesso di mantenere sotto controllo i prezzi dei biglietti e gli ingaggi senza perdere di competitività.

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Non appare quindi secondario che nel White Paper ci sia anche una voglia di passato, di un calcio più romantico e meno milionario. Un calcio dei campetti e dei quartieri che forse esisteva nel 1800 in Inghilterra, ma che oggi appare quanto meno visionario riproporre. Non ci resta che leggere il documento e capire cosa veramente ci sia scritto, in seconda analisi studieremo gli effetti e li catalogheremo come rivoluzione o decadenza della Premier League. Appare evidente che questa stretta sul campionato inglese porterà delle conseguenze in tutta Europa, soprattutto ora che in molti campionati la questione della sostenibilità finanziaria si fa sempre più stringente. Di certo, i vertici del calcio italiano stanno guardando con attenzione le vicende inglesi per capire cosa potrebbe succedere anche nel nostro Paese. Se una cosa appare chiara sin d’ora è che la stretta inglese, apparentemente molto autoritaria, sembra l’unica via per poter uscire dall’’impasse in cui il calcio europeo si è andato a stangare. In Italia, dove ancora si attende l’esito delle indagini su plusvalenze e turbativa d’asta, il governo dovrà decidere che posizione tenere rispetto alla decadenza del nostro calcio. Se hanno fatto scalpore le norme “salva calcio” dei mesi scorsi, c’è da chiedersi in che modo la politica possa entrare a gamba tesa su un sistema che appare incancrenito su molti vizi di forma. Avremo nei prossimi alcune risposte e forse un’immagine del calcio cambiata radicalmente.

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