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Cosa fa il calcio per salvare il pianeta?

La notizia della partecipazione di William Troost-Ekong ad un progetto di sostenibilità e compensazione della CO2 ha suscitato grande interesse, anche se di certo il tema della transizione ecologica è sempre più presente nell’agenda di organizzatori e società sportive. Il calciatore nigeriano, ma con madre olandese, ha dichiarato di essersi interessato alla questione ambientale proprio in occasione del suo trasferimento a Salerno, complice anche la collaborazione con il produttore di scarpe vegane Sokoto. Il calciatore del Salerno ha dichiarato di essere stato molto colpito dai cambiamenti ambientali accaduti sotto i suoi occhi durante le visite al padre in Nigeria. Un cambiamento più rapido del previsto che ha stravolto luoghi ed economie locali. Non è un caso, quindi, che William Troost-Ekong abbia deciso di aderire al progetto di Alberami, un’associazione con sede a Lecce che si occupa di salvaguardare il paesaggio naturale attraverso la compensazione di emissioni di anidride carbonica con piantumazioni e recupero di terreni abbandonati. Ricordiamo che la Puglia ed, in particolare, il Salento in questi anni hanno subito uno dei più bruschi e drammatici effetti del cambiamento climatico e delle pandemie botaniche, ovvero la scomparsa del 70% degli ulivi. William Troost-Ekong ha fatto sapere che solo pubblicando la notizia sui propri profili social, i contatti di persone interessate a questa iniziativa si sono moltiplicati velocemente sia tra i fan che tra i colleghi calciatori.

William Troost-Ekong
William Troost-Ekong

Di certo dopo i mondiali in Qatar il tema della salvaguardia del pianeta è entrato di diritto fra i grandi obiettivi di FIFA e UEFA. Quest’ultima nel dicembre 2021 ha approvato la sua strategia di sostenibilità dove ben 4 indirizzi politici su 11 sono dedicati all’ambiente: economia circolare, cambiamento climatico, sostenibilità degli eventi e sostenibilità delle infrastrutture. La strategia della UEFA associa le proprie politiche ambientali agli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ricalcando in molti punti indirizzi e tematiche, oltre che linguaggio. Tra gli obiettivi che si leggono nel documento programmatico si possono notare interventi a breve, medio e lungo termine. Si va dalla gestione degli stadi e delle strutture sportive, al rapporto con i tifosi e all’utilizzo di diverse fonti energetiche. Per quanto riguarda la costruzione di nuovi stadi o l’adeguamento di vecchi si indicano come percorsi da seguire quello della sostenibilità edilizia, del basso impatto energetico e l’utilizzo di fondi rinnovabili direttamente nelle strutture sportive. Nel documento della UEFA si indicano anche la ricerca di interlocutori green con cui gestire appalti e partnership, ma la parte più interessante è quella dedicata al coinvolgimento dei tifosi nei processi di transizione ecologica. La gestione dei rifiuti, oltre ad dover essere opportunamente gestita in fase di raccolta, va condivisa con i fan, responsabilizzandoli sulle conseguenze di atteggiamenti non in linea. Anche la mobilità entra in questo documento, consigliando alle società e ai club di costruire infrastrutture adeguate al raggiungimento dello stadio attraverso mezzi pubblici di comodo utilizzo.

Sul sito We play Green, fondato da Morten Thorsby ex Sampdoria, si legge che

La famiglia del calcio è di gran lunga la popolazione più numerosa al mondo. Collega più della metà del pianeta nonostante le differenze geografiche, culturali, religiose e sociali. Se riusciamo a portare un quarto della famiglia del calcio a bordo del Green Shift, siamo vicini alla salvezza. Se otteniamo la maggioranza a bordo, il futuro potrà essere di nuovo luminoso.

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È interessante provare a navigare sul sito weplaygreen.com per rendersi conto dell’atmosfera di positività che si respira attorno a questo progetto. Morten Thorsby, con l’aria da prete ibseniano, ha le idee chiare in tema di ambiente e sostenibilità, talmente chiare che weplaygreen.com oltre ad associare calciatori, club e partner, fornisce modelli di business green, una sorta di know how della sostenibilità. Tra i governi che hanno imbastito una riflessione con l’associazione no-profit creata da Thorsby figura quello italiano, grazie all’ex ministro Costa, che alla riflessione sulle possibilità di costruire un sport più sostenibile ha dedicato un tavola rotonda con diversi ospiti. La salvaguardia del pianeta è entrata prepotentemente nell’agenda del calcio mondiale; in quanto tempo ne vedremo gli effetti non è dato saperlo. Quello che è certo è che la visibilità del calcio crea consenso e attenzione, possiamo quindi sperare che un altro lumino si sia acceso attorno ad un argomento di
fondamentale importanza.

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