Essere una donna nel mondo dello sport può essere complesso per una molteplicità di ragioni: sociali, prima di tutto, ma anche fisiologiche. Tra le patologie meno conosciute ma, spesso, più diffuse tra le atlete c’è la sindroma nota come RED-S, dall’inglese Relative Energy Deficiency in Sport, cioè sindrome da deficienza energetica relativa nello sport. Sebbene ne siano colpiti sia atleti uomini che donne, questa sindrome sembra causare conseguenze più evidenti soprattutto nelle donne. La RED-S, infatti, è causata da un’alimentazione non sufficiente a sostenere il dispendio energetico di un’atleta, qualsiasi sia il suo livello. Allenamenti lunghi ed estenuanti sono, in questi casi, preceduti e seguiti da un consumo di cibo che può apparire del tutto sbilanciato. La conseguenza principale nelle atlete è una riduzione nella produzione di estrogeno, un ormone che ha un impatto importantissimo su moltissimi organi e apparati del corpo. In particolare, uno squilibrio nella produzione di estrogeno può causare gravi casi di osteoporosi, particolarmente invalidante per un’atleta.
Dal punto di vista psicologico chi soffre di RED-S riscontra solitamente maggiore irritabilità, depressione, capacità di giudizio compromessa e concentrazione ridotta; dal punto di vista fisiologico, invece, diminuzione della forza muscolare, prestazioni di resistenza inferiori, un calo della risposta all’allenamento, una minore coordinazione, una riduzione delle riserve di glicogeno e un aumento del rischio di lesioni. Tutti questi fattori possono essere presenti singolarmente o in più combinazioni, ma ognuno di essi contribuisce a compromettere la performance sportiva. Nelle donne il primo campanello d’allarme deve essere individuato nella scomparsa del ciclo mestruale per un periodo più o meno lungo di tempo.
L’atleta Pippa Woolven ha scoperto solo dopo molto tempo e molte ricerche di soffrire di RED-S. Per circa 5 anni ha ricercato una diagnosi che sembrava non arrivare mai e, questo ritardo nell’ottenere una risposta, le ha causato tutta una serie di conseguenze gravi sia per la salute che per la sua carriera sportiva. La Woolven ha raccontato di non avere avuto in maniera naturale le mestruazioni per diversi anni, e l’utilizzo della pillola contraccettiva aveva per molto tempo reso impossibile l’individuazione dei primi sintomi della sindrome: la pillola contraccettiva, infatti, causa un ciclo mestruale “irreale” che non permette alla donna di rendersi conto del reale funzionamento del proprio sistema riproduttivo. Quando l’atleta si accorse del problema ne parlò con il proprio medico che la spinse a continuare a prender la pillola e a non preoccuparsi per la cosa che, a suo avviso, era normale per un’atleta del suo livello.
Siamo tutti portati a credere nello sport che il duro lavoro sia uguale a una ricompensa, ma se questo non è bilanciato da riposo, recupero e nutrizione adeguati, non raggiungerai mai il tuo potenziale.
Per la Woolven e le altre colleghe atlete che soffrono della stessa sindrome, la RED-S è causata da un certo tipo di mentalità che ancora oggi domina nel mondo dello sport: Più ti sacrifichi, più ti meriti il podio; Più fatichi, più semplice sarà raggiungere l’obiettivo; ma soprattutto Più sei magro/a più sarai performante. Se un fisico in forma è il principale strumento per raggiungere risultati importanti, non sempre però esso corrisponde ad un fisico magro. Il professore Simon Rea della Open University sostiene che dietro i fenomeni di RED-S c’è anche l’impossibilità da parte degli allenatori di controllare cosa le atlete e gli atleti mangino prima o dopo un allenamento. Secondo Rea, sarebbe utile creare un dialogo più costante tra allenatore e atleta anche su temi legati all’alimentazione: dare indicazioni su cosa e quanto mangiare prima e dopo una sessione di allenamento. Se è vero che se dopo una perdita di peso capita spesso che la prestazione migliori, questa situazione di equilibrio va mantenuta con un’alimentazione sana e coerente con le esigenze dell’atleta.
Perdono peso e migliorano, ma poi tutto inizia a crollare quando non c’è abbastanza estrogeno disponibile e le ossa diventano fragili.
Simon Rea
Pippa Woolven ha fondato Project RED-S, un’organizzazione con lo scopo di diffondere consapevolezza e aumentare la prevenzione in merito a questa sindrome. Oltre a imparare a riconoscere i sintomi psicologici e fisiologici della sindrome, la Woolven dà un altro consiglio alle atlete e agli atleti colpiti da RED-S:
Prova a rimpicciolire e guarda il quadro generale. Guarda le tue prestazioni nel corso di cinque, dieci o per tutti gli anni in cui vuoi goderti lo sporte non solo il successo a breve termine.