Nell’estate 2023 la Saudi Pro League è entrata in modo dirompente nella discussione calcistica internazionale e anche noi ne abbiamo parlato in due articoli quindi non ci soffermeremo di nuovo nel raccontarvi Saudi Vision 2030, l’idea progettuale di rinnovamento culturale e politico, prima che economico, che sta alla base dell’espansione del paese del Golfo Persico nel mondo. In questo articolo tracceremo quello che è successo dall’inizio della Saudi Pro League a oggi, dando qualche spunto di riflessione e alcune (in)certezze possibili per il futuro.
Dopo diciotto giornate il campionato è saldamente nelle mani dell’Al-Hilal di Milinkovic-Savic, Neves, Mitrovic e Neymar, che ha subito un infortunio terribile con il Brasile e che potrebbe stare fermo più di un anno. Gli Al-Za’eem hanno fatto cinquanta punti, frutto di sedici vittorie e due pareggi, risultando l’unica squadra imbattuta al giro di boa del campionato. I soli nove goal subiti sono il manifesto di un dominio totale nei confronti degli avversari che non ha eguali in Arabia Saudita. Gran parte del merito è di Kalidou Koulibaly, che sta giocando da vero dominatore delle aree di rigore del Golfo. Niente male nemmeno lo score di Mitrovic, arrivato a sedici goal, uno soltanto dietro a Cristiano Ronaldo, secondo con il suo Al-Nassr a 10 punti dalla capolista, che ha battuto nettamente tre a zero i gialloblu. Se la strategia di Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd era quella di equilibrare il campionato, diciamo che gli è riuscito solo in parte. Il suo intervento ha creato un’ulteriore forbice verso l’alto, visto che tre club su quattro che il PIF ha comprato occupano il podio della Saudi Pro League. Unica nota stonata: l’Al-Ittihad di Benzema che sta facendo male in campionato e che ha rimediato una pessima figura nel Mondiale per Club, che si è appena concluso a Ryadh, perdendo per tre a uno contro i campioni d’Africa dell’Al-Ahly. Il pallone d’oro ha segnato solo nove goal in quattordici partite e la sua esperienza saudita si disegna sempre più come scelta politica. Benzema si fotografa spesso con i vestiti tradizionali sauditi, nei luoghi sacri dell’Islam, come fa Ryad Mahrez, calciatore dell’Al-Ahli Saudi, che conferma sui propri social la propria fede e come vivere in Arabia Saudita abbia migliorato la sua vita e quella della sua famiglia. Se i soldi sono stati il primo motore per trasferirsi in un campionato “minore”, l’aspetto religioso per i calciatori islamici è stato quel moto in più che li ha fatti muovere. Per questo il passaggio di Salah in Saudi può diventare più che un sogno nella prossima finestra di mercato estiva. È evidente che quello che abbiamo visto nel 2023 non è che l’inizio di un processo molto più lungo e profondo che investirà il calcio europeo, alle prese con le proprie guerre intestine, e quindi politicamente ed economicamente più debole. Il PIF acquisirà altre quattro squadre della Saudi Pro League nel 2024 e anche queste saranno riempite di calciatori di alto livello.
La monarchia saudita conosce bene la sabbia del deserto, che granello dopo granello può arrivare a costruire una montagna. Però, a volte questa sabbia può inceppare gli ingranaggi e c’è una parte di questa “new wave” calcistica del Golfo che non sta andando come ci si aspettava: la nazionale di calcio maschile. L’annuncio in pompa magna di Roberto Mancini, inondato da trenta milioni di dollari l’anno, centesimo più centesimo meno, non erano certo sufficienti a garantire un successo immediato sul campo. Ma i Green Falcons, sono partiti con tre sconfitte e un pareggio. Per fortuna del tecnico italiano, già campione d’Europa con gli azzurri, sono arrivate le qualificazioni asiatiche per il Mondiale 2026 e con esse due vittorie nette contro Pakistan – avversario tra i più deboli del continente – e Giordania. Il lavoro che aspetta il tecnico marchigiano non è semplice, perché i calciatori che ha a disposizione soffrono della mancanza di competitività del campionato saudita, che non ha permesso loro di affinare il proprio talento. In suo soccorso si è mosso nuovamente Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, che ha cominciato a discutere con Javier Tebas, presidente de La Liga, per portare i migliori giovani talenti del calcio saudita in Spagna a giocare. Un progetto che già era stato messo in atto ma che era naufragato nel niente qualche anno fa. Il Presidente del governo e principe ereditario della Monarchia saudita ora però vuole fare sul serio e questo accordo dovrebbe chiudersi prima possibile. Per Mancini tenere fino al 2034, anno del Mondiale saudita assegnato escludendo qualsiasi altro possibile concorrente, non sarà facile e già a gennaio ci sarà il banco di prova della Coppa d’Asia in Qatar – ancora tu, ma non dovevamo vederci più? [cit.] – in cui l’obiettivo è di arrivare il più lontano possibile evitando possibile figuracce contro le big del continente. Il percorso di crescita del calcio saudita è in atto e va avanti a scossoni, fermate e ripartenze veloci. Noi continueremo a monitorarlo, perché il meglio deve ancora venire.