Antoine de Saint-Exupéry

Antoine de Saint-Exupéry, il pioniere dell’aviazione e il principe dell’infanzia perduta

Antoine de Saint-Exupéry è una figura complessa e affascinante, il cui nome è indissolubilmente legato a due immagini apparentemente contraddittorie: da un lato, l’autore del celebre e poetico Il piccolo principe, dall’altro, un audace aviatore e avventuriero che ha scritto opere intrise di romanticismo e pericolo come Volo di notte e Terra degli uomini. Questo duplice ritratto di Saint-Ex emerge chiaramente nella biografia di Stacy Schiff, Antoine de Saint-Exupéry: Biografia, che riesce a spiegare come l’autore francese possa incarnare tanto la nostalgia dell’infanzia quanto l’audacia del rischio e dell’avventura.

Nato a Lione nel 1900, Antoine de Saint-Exupéry proveniva da una famiglia della piccola nobiltà. Rimasto orfano di padre a soli quattro anni, trascorse la sua infanzia in castelli signorili, immerso in un mondo di sogni e fantasia, che avrebbe poi influenzato profondamente la sua scrittura. La sua infanzia, vissuta tra la bellezza della campagna e le attenzioni affettuose della madre Marie, rimase per lui un paradiso perduto, che continuò a idealizzare e a cercare per tutta la vita.

Nonostante la sua immaginazione fervida, Saint-Exupéry non ebbe un percorso accademico brillante. Non riuscì a distinguersi a scuola e fallì come candidato navale all’École Bossuet di Parigi. Come ultima spiaggia, si iscrisse alle Beaux-Arts per studiare architettura, ma dimostrò di avere poche attitudini in quel campo, tanto quanto ne avrebbe avute per l’odontoiatria, come ironizzò un compagno di studi. Nonostante queste difficoltà, trovava sempre rifugio nella sua cerchia sociale, mantenendosi con i soldi presi in prestito dalla madre e approfittando delle cene sontuose offerte nelle grandi case a cui il suo cognome aristocratico garantiva l’accesso.

La vera vocazione si rivelò nell’aviazione, che gli permise non solo di esplorare il mondo, ma anche di sviluppare una prospettiva unica sul rapporto tra l’uomo e l’universo, tema centrale nelle sue opere. Anche quando si affermò come scrittore, non si integrò mai completamente nella società letteraria internazionale di Parigi, il vivace mondo di intellettuali come Pound, Hemingway e Joyce. Uomo d’azione, Saint-Ex era impaziente con gli intellettuali e a disagio con l’elitismo del super-gratin littéraire, preferendo la compagnia di aviatori e amici come l’editore Gaston Gallimard o autori francesi come Malraux, Maurois e Gide.

Durante i suoi soggiorni a Parigi, alternava il tempo tra vita sociale e lavoro nei caffè parigini, iniziando la giornata al Deux Magots per poi proseguire alla Brasserie Lipp. Ma, nonostante l’atmosfera conviviale, le serate spesso si concludevano nella solitudine, come descritto dalla Schiff: “un drink al suo fianco, una sigaretta in mano, e una battaglia silenziosa con un foglio di carta“.

Maman, se solo sapessi la sete irresistibile che ho di volare.

Nel 1921, Saint-Exupéry ricevette la chiamata alle armi e fu assegnato alla base militare di Strasburgo per l’addestramento. Da lì, scrisse alla madre parole che già riflettevano il suo destino: “Maman, se solo sapessi la sete irresistibile che ho di volare“.

Quegli anni furono cruciali per l’aviazione, un’epoca gloriosa in cui la Francia dominava la scena. Già prima della Prima Guerra Mondiale, il Paese vantava più licenze di volo di Stati Uniti, Inghilterra e Germania messe insieme, e nel 1918 l’industria aeronautica francese era tra le più avanzate al mondo. Saint-Ex ottenne la sua licenza di pilota nel 1922, iniziando con un modesto impiego presso una compagnia che offriva voli turistici di venti minuti. Nonostante la scarsa sfida di quel lavoro, presto si unì alla Compagnie Latécoère, una delle compagnie aeree postali più ambite, nota in seguito come Aéropostale.

Per un uomo coraggioso e indomito come LUI, la vita di pilota postale era perfetta. Il lavoro era pericoloso e solitario, ma stimolante. Nei suoi scritti, descrive con grande maestria le lunghe ore trascorse da solo nella cabina di pilotaggio, affrontando condizioni estreme come tempeste di sabbia e neve, venti implacabili e viaggi attraverso deserti e catene montuose. Spesso volava in territori ostili, dove i suoi aerei venivano presi di mira dalle tribù locali. Il Breguet 14, l’aereo più affidabile dell’epoca, aveva un’elica di legno, una cabina di pilotaggio aperta e un’autonomia di meno di quattrocento miglia. Mancavano radio, sospensioni, strumenti avanzati e freni; incidenti e atterraggi di fortuna erano all’ordine del giorno.

Le difficoltà di navigazione erano notevoli. Le mappe erano approssimative, e i piloti si orientavano seguendo punti di riferimento come alberi, campi e fiumi. Le condizioni meteorologiche erano imprevedibili, e spesso gli aviatori si trovavano persi sotto la pioggia o nella nebbia. In Volo di notte, uno dei suoi capolavori, il protagonista, Fabien, lotta contro una tempesta violenta, una scena che riflette le reali esperienze dell’autore:

Ad ogni nuovo tuffo, il motore cominciò a vibrare violentemente, facendo tremare l’intero aereo. Fabien dovette usare tutta la sua forza per controllarlo, tenendo gli occhi incollati all’orizzonte artificiale. Fuori, non riusciva più a distinguere la terra dal cielo, perso in un turbinio di oscurità primordiale… Poi, improvvisamente, la tempesta si aprì sopra di lui, e attraverso una fessura vide alcune stelle brillare come un’esca mortale. Con un solo balzo, l’aereo raggiunse una calma meravigliosa.

Nel 1927, dopo un anno di voli postali, Saint-Exupéry fu nominato capo dell’aeroporto di Capo Juby, nel Sahara occidentale, una delle piste di atterraggio più isolate al mondo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo isolamento lo rese felice. Scrisse:

Ho un grande bisogno di solitudine. Soffoco se vivo per quindici giorni tra le stesse venti persone.

Amava gli ampi spazi del Sahara e il silenzio che lo avvolgeva:

C’è un silenzio di pace quando le tribù si riconciliano, quando cala la sera fresca… C’è un silenzio di mezzogiorno, quando il sole sospende ogni pensiero e movimento. C’è un falso silenzio, quando il vento del nord si placa e gli insetti, strappati come polline dalle oasi, annunciano le tempeste di sabbia da est.

Saint-Exupéry amava l’isolamento e l’indipendenza, elementi che trovava nei lunghi voli solitari, descritti magistralmente nel suo primo romanzo, Courrier sud (1929). Mentre prestava servizio a Capo Juby, si legò profondamente ai suoi colleghi aviatori e sviluppò una particolare affinità con i bambini nomadi. Il feroce spirito di corpo tra i membri della compagnia aerea postale divenne una sorta di religione per Saint-Ex, come osserva la Schiff.

Dopo il servizio a Capo Juby, fu trasferito in Sud America, dove contribuì all’apertura delle rotte postali che collegavano Buenos Aires a Rio de Janeiro, alla Patagonia e al Paraguay. In quei territori trovò un romanticismo simile a quello del deserto africano: le tempeste violente e il silenzio delle Ande lo affascinarono. Per il resto della sua vita, Saint-Ex parlò spesso della Patagonia, delle sue pecore che “quando dormivano, sparivano nella neve, ma i cui respiri ghiacciati sembravano, dall’alto, centinaia di piccoli camini“. Fu durante questi voli notturni che nacque il tema centrale del suo secondo romanzo, Volo di notte, un’opera che ottenne subito un grande successo e ispirò anche il famoso profumo Vol de Nuit di Guerlain.

Antoine de Saint-Exupéry

Nonostante il suo coraggio e la sua dedizione, Saint-Exupéry manteneva una certa immaturità e nostalgia dell’infanzia. Schiff nota che era incline a improvvisi scatti d’ira e a comportamenti infantili, come lanciare bombe d’acqua dalle finestre o suonare il pianoforte facendo rotolare delle arance sui tasti, per sembrare Debussy. Brillante nei giochi di parole e nei trucchi con le carte, passava più tempo a divertirsi che a scrivere, tanto che un editore si lamentò: “Passava meno tempo a scrivere che a scegliere il dieci di picche“.

Quando si trattava di donne, Saint-Exupéry cercava partner che condividessero il suo mondo di fantasia. Il suo primo grande amore fu Louise de Vilmorin, una scrittrice minore e femme fatale. La loro relazione fu segnata da un intenso romanticismo, ma finì quando la praticità della vita, e in particolare la mancanza di denaro, ebbe il sopravvento sulle loro fantasie.

Solo nel 1931, Saint-Ex trovò la sua futura moglie, Consuelo Gómez Carillo, una donna che, a prima vista, incarnava la perfezione. Minuta e vivace, venne descritta come un uccellino appollaiato su un grande orso di peluche, con Saint-Ex nel ruolo del gigante gentile. Consuelo condivideva con Antoine un’immaginazione vivace. Tuttavia, oltre a queste qualità affascinanti, Consuelo era anche estremamente gelosa del successo del marito, selvaggiamente capricciosa e infedele. Schiff racconta un episodio memorabile in cui la donna, durante un cocktail party a New York, trascorse la serata sotto una scrivania, facendo spuntare ogni tanto un braccio con un bicchiere di martini, vuoto.

I litigi tra i due erano frequenti e intensi, ma Consuelo fu sempre al fianco del marito, e dopo la sua scomparsa nel 1944, approfittò della sua fama per aprire un ristorante chiamato Le Petit Prince, nel quale riceveva i clienti indossando un berretto da marinaio con la scritta “Saint-Ex” in lettere dorate.

Poco dopo la pubblicazione di Volo di notte nel 1931, la sua carriera di pilota commerciale giunse al termine a causa della liquidazione della compagnia aerea Latécoère, che venne assorbita da Air France nel 1933. A quel punto, Saint-Exupéry era già una celebrità, soprannominato il “Joseph Conrad dei cieli“, e riusciva a mantenersi attraverso il giornalismo e la propaganda per la neonata compagnia aerea nazionale.

Nel 1938, durante una missione per la Francia, tentò un volo da record da New York al Nicaragua, ma l’impresa finì prematuramente con un atterraggio di emergenza a Città del Guatemala, dove rimase gravemente ferito. Quando tornò negli Stati Uniti nel 1940, con l’intento di promuovere lo sforzo bellico francese, si trovò in uno dei periodi più tristi della sua vita. Isolato, malato e incapace di adattarsi a una Francia caduta sotto l’occupazione, soffriva fisicamente e mentalmente. Si oppose politicamente a molti dei suoi compatrioti in esilio, rimanendo neutrale e, a volte, venne visto come un sostenitore di Pétain. Consuelo, arrivata in America più tardi, contribuì ulteriormente a minare il suo stato d’animo, sostenendo che i voli ad alta quota lo avessero reso impotente.

Nonostante il suo stato di salute compromesso, Saint-Exupéry desiderava ardentemente tornare in Europa per contribuire attivamente alla guerra. Alla fine, nel 1943, si unì a uno squadrone francese in Algeria. I suoi colleghi lo ammiravano, ma i superiori lo consideravano un pilota problematico: era tecnicamente troppo vecchio e in cattive condizioni fisiche per volare. In uno dei suoi voli, atterrò malamente, distruggendo l’aereo, eppure dopo numerose proteste riuscì a farsi reintegrare. Il 31 luglio 1944, durante una missione di ricognizione, scomparve nel cielo sopra la Francia meridionale.

Dopo la guerra, la sua morte fu glorificata e Saint-Exupéry divenne un eroe nazionale. La sua opera Il piccolo principe, scritta durante il suo soggiorno negli Stati Uniti e pubblicata nel 1943, divenne il suo lascito più famoso. Questo racconto malinconico, con il suo piccolo protagonista in visita sulla Terra, divenne un simbolo per la generazione degli anni Sessanta e oltre. Saint-Exupéry rimase, per molti, una figura complessa e contraddittoria, ricordata tanto per la sua vita tormentata quanto per il suo straordinario talento narrativo.

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