pablo neruda

Perché tutto ciò che riguarda Pablo Neruda è stato messo sotto accusa?

Pablo Neruda è stato probabilmente il più importante poeta di lingua spagnola del ventesimo secolo e un simbolo del Cile che soccombette al regime di Pinochet. Morì nel settembre del 1973, dodici giorni dopo il colpo di stato che rovesciò il governo di Salvador Allende, il presidente socialista democraticamente eletto e amico del poeta. Per generazioni, il prestigio di Neruda è sembrato inattaccabile. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua vita e la sua morte sono state sottoposte a un nuovo esame, portando a una revisione della sua opera e della legittimità della sua interpretazione. La difficoltà nel raggiungere un consenso sulla figura del poeta non deriva da contrapposizioni politiche, ma è all’interno della sinistra, a cui Neruda storicamente apparteneva, che si è aperto il dibattito. Da un lato, alcuni cercano di ritrarlo come un carnefice; dall’altro, c’è chi lo dipinge come una vittima. Il primo gruppo è rappresentato dal movimento femminista cileno, mentre il secondo è guidato dal Partito Comunista, di cui Neruda fu a lungo membro.

La vita del poeta si estende per gran parte del ventesimo secolo, e fin da piccolo egli sapeva quale fosse il suo destino. Nato con il nome di Ricardo Eliecer Neftalí Reyes Basoalto il 12 luglio 1904, crebbe a Temuco, nella regione meridionale dell’Araucanía, famosa per le sue magnifiche foreste vergini e per le incessanti piogge, che egli stesso definì, nelle prime pagine delle sue memorie, “l’unica presenza indimenticabile” della sua infanzia. Suo padre, un macchinista, si oppose al suo desiderio di diventare poeta e, secondo Adam Feinstein, biografo di Neruda, lo portò a fare lunghi viaggi in treno attraverso le foreste nel tentativo di distrarlo dalla scrittura. Tuttavia, quei viaggi non fecero altro che alimentare l’amore per la natura, che sarebbe poi diventato un tema centrale della sua opera. Divenne uno scrittore pubblicato a soli tredici anni, quando un giornale locale stampò un suo breve saggio in cui sosteneva che “entusiasmo e perseveranza” sono i motori del progresso. All’età di sedici anni, per nascondere la sua identità al padre, e forse in omaggio allo scrittore e poeta realista ceco Jan Neruda, adottò lo pseudonimo di Pablo Neruda. Il suo primo libro di poesie, Crepusculario, fu pubblicato tre anni dopo. Un mese prima di compiere vent’anni, pubblicò Veinte Poemas de Amor y una Canción Desesperada (“Venti poesie d’amore e una canzone disperata”), una raccolta sul dolore dell’innamoramento, che rimane uno dei libri di poesie più iconici in lingua spagnola.

pablo neruda

Neruda studiò francese e pedagogia all’Università del Cile, a Santiago, ma ben presto si dedicò esclusivamente alla scrittura. Il suo successo letterario iniziale gli conferì “una piccola aura di rispettabilità“, come lui stesso raccontò. Fu proprio questa rispettabilità che, nel 1927, gli permise di ottenere un incarico grazie all’aiuto di un amico influente: il Ministro degli Affari Esteri gli offrì un posto di console nella Birmania coloniale.

Nel 1933, Neruda pubblicò un’opera molto diversa dalle precedenti, intitolata Residencia en la Tierra. Si tratta di una raccolta di poesie surrealiste, alcune delle quali dedicate al paesaggio cileno, che scrisse in parte durante gli anni trascorsi all’estero come console. Dopo la Birmania, fu inviato a Colombo, poi a Giava, dove nel 1930, all’età di ventisei anni, sposò María Antonia Hagenaar, nota come Maruca. Con lei ebbe la sua unica figlia, Malva Marina. Successivamente, il suo percorso diplomatico lo portò a Singapore, Buenos Aires, Barcellona e Madrid.

Neruda si trovava a Madrid quando, nel luglio del 1936, scoppiò la guerra civile spagnola. Poco dopo, nel mese di agosto, il suo amico e poeta Federico García Lorca venne giustiziato da un plotone di esecuzione nazionalista. Questo tragico evento segnò un punto di svolta per il cileno, spingendolo per la prima volta a impegnarsi politicamente attraverso la sua opera. Nel 1937, pubblicò infatti España en el Corazón, un inno antifascista.

Dopo il crollo della Repubblica Spagnola nel 1939, Neruda fu inviato a Parigi, dove assunse un ruolo di primo piano nell’evacuazione di oltre duemila rifugiati spagnoli in Cile, organizzando il loro viaggio a bordo della Winnipeg, una nave cargo francese. Questo atto di solidarietà umana, che Neruda definì in seguito come la sua “poesia più duratura“, rappresenta uno dei momenti più significativi del suo impegno politico.

Nonostante manchino prove concrete che Neruda fosse direttamente coinvolto nell’assassinio di Lev Trotsky, avvenuto il 20 agosto 1940, sembra abbia giocato un ruolo indiretto, sfruttando la sua posizione di diplomatico per aiutare la polizia segreta stalinista. È risaputo che usò le sue credenziali diplomatiche per facilitare la fuga del muralista messicano stalinista David Alfaro Siqueiros dal Messico, dopo che quest’ultimo aveva guidato un gruppo armato in un assalto fallito all’abitazione di Trotsky.

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Dopo un periodo come console in Messico, Neruda tornò in Cile, dove nel 1945 fu eletto senatore e si unì ufficialmente al Partito Comunista. Tuttavia, con l’inizio della Guerra fredda, il presidente cileno Gabriel González Videla, eletto con il sostegno comunista, si spostò verso destra e avviò una dura repressione contro i lavoratori e i membri del partito. In risposta, Neruda denunciò González Videla al Senato, venendo accusato di tradimento e costretto a fuggire, evitando così l’arresto. Dopo essersi nascosto per un anno, riuscì a lasciare il Cile attraversando a cavallo le Ande verso l’Argentina, per poi rifugiarsi in Europa.

Nel 1950, durante il suo esilio, Neruda pubblicò quella che è ampiamente considerata la sua opera magna: Canto General. Questa vasta raccolta di oltre cinquecento pagine e trecentoquaranta poesie traccia una storia epica del Nuovo Mondo e dei suoi popoli indigeni. La scrittrice e critica letteraria Diamela Eltit ha osservato che alcune parti cercano di “rompere con la storia bianca“, evidenziando una prospettiva indigena e anticolonialista.

Neruda tornò in Cile nel 1952, quando il governo di González Videla, ormai travolto dagli scandali, era sul punto di crollare. Da quel momento in poi, ad eccezione dei due anni in cui servì come ambasciatore di Salvador Allende in Francia, Neruda rimase in Cile, continuando a dedicarsi alla scrittura per il resto della sua vita. Nel corso della sua carriera, pubblicò più di cinquanta libri, la maggior parte dei quali raccolte di poesie. Tra i numerosi riconoscimenti, ricevette il Premio Stalin per la pace nel 1953 e il Premio Nobel per la letteratura nel 1971.

Nel 1966, Neruda visitò gli Stati Uniti e fu accolto con grande entusiasmo, tanto che il Times riportò come le sue letture di poesie a New York attirarono folle in estasi. Nel 1972, settantamila persone si radunarono nello stadio nazionale di Santiago per ascoltarlo declamare i suoi versi.

Anche dopo la sua morte, Neruda continuò a essere celebrato e ampiamente letto. Il poeta e romanziere Alejandro Zambra ha ricordato che nel 2004, anno del centenario della nascita del poeta, furono pubblicati decine di nuovi libri su di lui. “Il clima era agiografico: era praticamente un santo“, ha commentato Zambra, sottolineando come il Cile sia “un Paese di poeti” e che Neruda rappresenta una sorta di orgoglio nazionale. Eppure, un sondaggio del 2022 ha rivelato che solo il diciassette percento dei lettori cileni legge poesia. “Neruda è, forse, l’unico poeta che una buona parte del Cile abbia effettivamente letto“. Neruda si erge quindi come un monumento nazionale, una figura iconica che, pur essendo onnipresente, mantiene una certa distanza. I suoi versi adornano le carrozze delle metropolitane e i poster venduti nelle fiere di strada. La Fondazione Pablo Neruda gestisce i musei nelle tre principali case in cui visse il poeta (Santiago, Valparaíso e Isla Negra), che ogni anno attirano più di trecentomila visitatori.

Le cose sono iniziate a cambiare nel 2011, quando le proteste degli studenti, che chiedevano una riforma dell’istruzione, hanno dato vita ad alcune delle più grandi manifestazioni di massa in Cile dai tempi della fine dell’era di Pinochet. Questo sovvertimento ha portato all’emergere di una nuova generazione di politici di sinistra, molti dei quali oggi fanno parte dell’amministrazione di Gabriel Boric, e ha alimentato un’importante movimento femminista.

In questo contesto, dettagli personali su Neruda, noti da tempo ma in precedenza poco discussi, sono stati riesaminati in una luce più critica. Tra questi, la sua relazione con la figlia, Malva Marina, nata con idrocefalo, una condizione caratterizzata da un eccesso di liquido nel cervello che può essere fatale. In una lettera a un amico, Neruda descrisse la figlia come “un essere perfettamente ridicolo, una specie di punto e virgola, un vampiro di tre chili”. Nel 1936, con lo scoppio della guerra civile spagnola, Neruda abbandonò la moglie Maruca e la figlia per unirsi a Delia del Carril, un’artista argentina vent’anni più grande di lui, molto attiva nei circoli intellettuali e politici di sinistra in Europa. Maruca, amareggiata, chiese del denaro tramite lettere, e così si consolidò l’immagine di un Neruda crudele, che aveva abbandonato la sua famiglia (Malva Marina morì a soli otto anni).

Dopo vent’anni di matrimonio con Delia del Carril, la lasciò per Matilde Urrutia, una cantante e scrittrice che divenne la sua terza moglie. Era spesso infatuato di altre donne e, verso la fine della sua vita, si innamorò persino della nipote di Matilde. Ancora più grave, fu l’accusa di stupro. Nel suo libro di memorie, Confieso Que He Vivido (“Confesso di aver vissuto”), pubblicato postumo nel 1974, Neruda racconta un episodio accaduto quando aveva quasi trent’anni ed era console a Colombo, in Sri Lanka. Una mattina, scrisse:

Le afferrai forte il polso e la fissai negli occhi. Non c’era una lingua che potessi usare con lei. Senza sorridere, si lasciò portare via e presto fu nuda nel mio letto. La sua vita, così sottile, i suoi fianchi pieni, le coppe ricolme dei suoi seni la rendevano come una delle sculture millenarie del sud dell’India. Era l’unione di un uomo e di una statua.
Teneva gli occhi spalancati per tutto il tempo, completamente indifferente.
Aveva ragione a disprezzarmi. L’esperienza non si è mai più ripetuta.

Un’illustrazione di Neruda accompagnata dalla didascalia Confieso Que He Violado (“Confesso di aver stuprato”), creata dall’artista Carla Moreno Saldías, è diventata virale, scatenando un acceso dibattito. La controversia ha avuto ripercussioni concrete, come l’abbandono da parte del Congresso cileno di un progetto legislativo che avrebbe rinominato l’aeroporto di Santiago in suo onore. Questo processo di demistificazione ha coinvolto anche l’opera del poeta, con alcune odi ora interpretate come sessiste. Un esempio emblematico è Me Gusta Cuando Callas (“Mi piaci quando sei in silenzio”), una delle Venti poesie d’amore. L’indignazione delle donne cilene è stata forte, con manifestazioni in cui venivano esibiti cartelli con la scritta Neruda, Cállate Tú (“Neruda, stai zitto tu”).

Mentre cresceva il dibattito sull’eredità di Neruda, un altro tipo di revisione, molto diverso, si svolgeva in tribunale, questa volta incentrato sulla sua morte. A Neruda era stato diagnosticato un cancro alla prostata e si era sottoposto a cure prima del colpo di stato del 1973. Durante la convalescenza a casa, apprese della morte di Salvador Allende, avvenuta durante l’assalto militare al palazzo presidenziale. Come membro del Partito Comunista, il poeta era un bersaglio ovvio per il nuovo regime di Pinochet. “Era sotto shock. Iniziò a ricevere informazioni dettagliate su come le persone venivano detenute, su come i suoi amici dovevano nascondersi o fuggire. Il suo mondo crollò. Le sue case furono perquisite dai militari“, ha raccontato Mónica González, una nota giornalista investigativa cilena.

Neruda, ormai in cattive condizioni di salute, fu portato in una clinica a Santiago. Il governo messicano aveva inviato un aereo per farlo uscire dal Paese, ma questo piano non si concretizzò mai. Quattro giorni dopo, Neruda morì. Il certificato di morte riportava il cancro come causa ufficiale, ma, la sua morte ha dato vita a una narrazione alternativa, secondo la quale il poeta sarebbe morto di dolore per il destino del suo Paese. Al suo funerale, una folla spontanea si radunò dietro la sua bara, in quello che è stato descritto come il primo atto pubblico di sfida alla dittatura.

Nel 2011, è emersa una nuova teoria riguardante la morte di Pablo Neruda: non sarebbe morto di cancro, ma sarebbe stato assassinato. Questa accusa è stata sollevata da Manuel Araya, l’autista di Neruda e membro anch’egli del Partito Comunista. Araya ha raccontato alla rivista messicana Proceso che, il giorno della morte di Neruda, lui e Matilde tornarono a casa dalla clinica per prendere alcuni effetti personali. Mentre erano a casa, Neruda li chiamò chiedendo loro di tornare immediatamente, poiché un medico gli aveva iniettato una sostanza nello stomaco mentre dormiva. Quando Araya e Matilde arrivarono alla clinica, trovarono una macchia rossa sul suo ventre. Un altro medico poi chiese ad Araya di andare in farmacia per comprare dei medicinali. Lungo la strada, l’autista fu rapito dalle forze militari, torturato e detenuto per settimane. Neruda morì poche ore dopo che Araya lasciò la clinica.

Sulla base di questa testimonianza, il Partito Comunista e alcuni nipoti e pronipoti del poeta hanno richiesto un’indagine. Nell’aprile 2013, i resti di Neruda sono stati riesumati per essere analizzati alla ricerca di tracce di veleno. Da allora, tre commissioni di esperti forensi hanno prodotto diverse conclusioni. Il primo esame, condotto da esperti di Cile, Stati Uniti e Spagna, ha concluso che non c’erano prove di una causa di morte diversa dal cancro metastatico. Il secondo esame, effettuato da altri esperti internazionali, tra cui quelli di Danimarca e Canada, ha trovato tracce di Clostridium botulinum, un batterio potenzialmente mortale, in uno dei molari di Neruda. Ma, non è stato possibile stabilire come e quando il batterio fosse arrivato lì. All’inizio del 2023, il terzo collegio internazionale ha confermato la presenza del batterio nel corpo di Neruda al momento della morte, ma non è riuscito a determinare se fosse stato iniettato e se ne avesse causato la morte.

Coloro che sostengono la teoria dell’avvelenamento citano il caso dell’ex presidente Eduardo Frei, che era diventato un oppositore di Pinochet e morì nel 1982 nella stessa clinica. La morte di Frei fu inizialmente attribuita a complicazioni di una procedura medica, ma nel 2019 un giudice ha stabilito che era stato avvelenato.

Nel 2013, Mónica González ha riferito che il regime di Pinochet aveva effettivamente utilizzato sostanze tossiche, tra cui Clostridium botulinum, contro i suoi oppositori, ma non prima del 1975. La giudice Paola Plaza, che ha assunto la direzione del caso qualche anno fa e ha indagato sulle violazioni dei diritti umani dell’era di Pinochet, ha chiuso l’inchiesta su Neruda lo scorso settembre. Ma per molti, la verità sulla sua morte non dipende da un verdetto giudiziario. “Neruda è stato un martire della dittatura, che sia stato avvelenato o no“, ha affermato Raúl Zurita, un altro grande poeta cileno.

Eppure il modo in cui l’opera di Neruda viene letta è radicalmente cambiato. “La sua vita è ora come un filo nero che scorre accanto alla luminosità della sua opera“, ha affermato Zurita. Isabel Allende, nipote del defunto Presidente e sostenitrice dei diritti delle donne, ha dichiarato al The Guardian:

Come molte giovani femministe in Cile, sono disgustata da alcuni aspetti della vita e della personalità di Neruda. Tuttavia, non possiamo ignorare la sua scrittura.

Zambra spera che il revisionismo avvicini le persone alle poesie di Neruda. (“Leggerlo fuori dal suo mito significa leggerlo meglio“.) Per Zurita, “Neruda è uno dei più grandi poeti spagnoli. Se lo togliamo, ci ritroviamo con un vuoto più grande del bacino del Pacifico“. È convinto che la “parola di Neruda riemergerà“. E se non lo farà, “sarà perché il mondo è finito“.

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