Uno degli effetti più sorprendenti e inaspettati della Brexit è stato che, con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea nel 2020, gli animali hanno perso lo status di “esseri senzienti” nel contesto legale britannico. Quando il Regno Unito faceva parte dell’UE, il Trattato di Lisbona garantiva una tutela speciale agli animali, riconoscendo la loro capacità di provare dolore, fame e paura. Con l’abbandono dell’Unione, questa protezione è venuta meno, aprendo un acceso dibattito tra associazioni animaliste, esperti e politici, e alimentando richieste per una nuova normativa che garantisse i diritti degli animali.
Nel 2021, il governo britannico ha introdotto una legge che riconosceva la sensibilità solo nei vertebrati, escludendo quindi la stragrande maggioranza delle specie animali, come molluschi e insetti. Questo ha sollevato critiche feroci e ha portato a interrogarsi su specie come i polpi, creature straordinarie che hanno catturato l’immaginazione del pubblico grazie a documentari come My Octopus Teacher, e a studi, come quelli citati nel libro The Soul of an Octopus di Sy Montgomery, che raccontano di interazioni che suggeriscono memoria, riconoscimento e persino desiderio di contatto.
Per approfondire la questione scientifica, il governo ha incaricato Jonathan Birch, filosofo della London School of Economics, di condurre un’indagine sulla sensibilità animale. Gli scienziati non possono chiedere direttamente agli animali se provino dolore o emozioni, ma possono analizzare il loro sistema nervoso e i loro comportamenti. Il team di Birch ha definito otto criteri per valutare la sensibilità, raccogliendo prove su come molte specie rispondano a questi criteri. Ad esempio, si è scoperto che i granchi, pur essendo invertebrati, puliscono le proprie ferite e sono disposti a sopportare scosse elettriche per ottenere un guscio migliore, un comportamento che implica una forma di consapevolezza.
Questa ricerca ha contribuito all’approvazione dell’Animal Welfare (Sentience) Act del 2022, che ha riconosciuto la sensibilità nei molluschi cefalopodi, come polpi e calamari, e nei crostacei decapodi, come granchi e aragoste. Tuttavia, l’esclusione degli insetti ha suscitato perplessità, dato che costituiscono il 40% di tutte le specie viventi. Ogni anno, miliardi di insetti vengono allevati e trilioni vengono uccisi dai pesticidi, spesso senza considerare la possibilità che possano provare dolore. La percezione comune degli insetti li considera come semplici automi biologici, ma studi recenti stanno sfidando questa visione.
Tilda Gibbons, una giovane ricercatrice del laboratorio di Lars Chittka alla Queen Mary University di Londra, ha deciso di approfondire questa domanda durante il lockdown del 2020. Con un esperimento condotto nel suo appartamento, Gibbons ha scoperto che le api erano disposte a tollerare il calore intenso per ottenere acqua zuccherata più dolce, dimostrando un comportamento che risponde a uno dei criteri di sensibilità definiti dal team di Birch. Questi risultati suggeriscono che le api bilancino rischi e ricompense in modi che vanno oltre i semplici riflessi.
Altri studi hanno dimostrato che gli insetti possiedono nocicettori, cellule nervose che percepiscono stimoli dannosi, e che il loro sistema nervoso è in grado di integrare queste informazioni per prendere delle decisioni. Le mantidi, ad esempio, hanno geni associati alla percezione del dolore, mentre gli scarafaggi reagiscono in modo diverso a stimoli dolorosi rispetto a quelli neutri, suggerendo che possano distinguere le esperienze sgradevoli. Questo livello di complessità neurobiologica solleva interrogativi etici significativi.
Eppure, nonostante le crescenti prove scientifiche, il dolore degli insetti rimane una questione controversa. Larve di mosche soldato nere, utilizzate come fonte di proteine, vengono spesso eliminate attraverso bollitura, macinatura o altre tecniche dolorose. Alcuni studiosi sostengono che i piccoli cervelli degli insetti non abbiano la complessità necessaria per esperienze soggettive paragonabili a quelle umane. Di contro, altri ribattono che un cervello più piccolo non implica necessariamente capacità ridotte. Immaginate il cervello degli insetti come a un computer compatto ma altamente efficiente, in grado di svolgere funzioni complesse.
Nel 2023, la Dichiarazione di New York sulla coscienza animale ha riconosciuto la possibilità realistica di esperienza cosciente in molti invertebrati, incluse api e moscerini della frutta. Questo documento ha aperto nuovi orizzonti nella comprensione della sensibilità animale, ma ha anche sollevato domande difficili su come bilanciare queste scoperte con le nostre pratiche quotidiane. Cambiare il modo in cui interagiamo con gli insetti e il regno animale potrebbe richiedere una trasformazione culturale profonda.
Siamo circondati da creature che potrebbero avere esperienze sensoriali e soggettive, anche se non possiamo comprendere appieno cosa significhi per loro dolore o piacere. Una prospettiva che non solo sfida le nostre convinzioni scientifiche, ma ci invita a considerare un’etica più inclusiva e rispettosa verso tutte le forme di vita.