ricerca immortalità

Alla ricerca dell’immortalità

Cosa abbiamo imparato da secoli di ricerca sull'immortalità?

L’industria della longevità potrebbe aver appena attraversato il suo periodo di maggiore crescita mai registrato. L’aspettativa di vita per un occidentale, che nel 1900 si aggirava intorno ai 47 anni, è aumentata di circa tre decenni, raggiungendo una media di 78 anni nel 2023. Eppure, per molte persone, anche questa durata non è sufficiente. Un esempio significativo è la Methuselah Foundation, un ente di beneficenza biomedico che ha dichiarato l’intento di “rendere 90 i nuovi 50“. Per di più, alcuni scienziati di aziende biotecnologiche ritengono che, in assenza di malattie, il corpo umano potrebbe potenzialmente raggiungere i 150 anni di età, mentre le stime più audaci suggeriscono una prospettiva di vita che si spingerebbe fino a 1.000 anni.

Qualunque sia il limite massimo della vita umana, la determinazione a scoprirlo è sempre più diffusa, specialmente tra gli uomini, i quali sembrano più propensi a sostenere un’estensione radicale dell’esistenza, persino indefinitamente. Nel 2023, su PubMed, il database di articoli biomedici e scientifici, sono stati pubblicati più di 6.000 studi sulla longevità, un numero quasi cinque volte superiore rispetto a vent’anni fa.

L’interesse crescente si è tradotto nella nascita di numerosi podcast di successo e di una fiorente industria di integratori, oltre a sforzi dedicati alla conservazione degli organi, alla ricerca di diete capaci di prolungare la vita e persino allo studio di metodi per invertire il processo di invecchiamento. Questo fervore scientifico, mescolato a sperimentazioni audaci e consigli spesso discutibili, ha caratterizzato la ricerca dell’eterna giovinezza lungo tutta la storia umana.

Il più antico poema epico conosciuto, l’Epopea di Gilgamesh, narra la storia di un re mesopotamico che intraprese una ricerca destinata a fallire per ottenere l’immortalità. Circa quattro millenni fa, Gilgamesh scoprì una pianta che poteva ripristinare la giovinezza, ma la perse prima di poterla utilizzare. Due millenni dopo, un mago cinese di nome Xu Fu convinse l’imperatore Qin Shi Huang che un elisir della vita eterna esisteva al di là del Mar Giallo. Dopo aver ricevuto navi e 3.000 vergini per la sua ricerca, chiese successivamente un esercito per completare la missione. L’imperatore acconsentì, ma Xu Fu non tornò mai più.

Il sogno della vita eterna ha ispirato anche il re macedone Alessandro Magno e il conquistador spagnolo Juan Ponce de León, entrambi alla ricerca della leggendaria Fonte della Giovinezza, senza successo. Questo non scoraggiò gli alchimisti medievali e nel Rinascimento, il concetto di longevità iniziò a prendere il posto dell’idea di immortalità. Già nel 1500, il termine “longevità” compariva nell’Oxford English Dictionary, insieme ai primi libri dedicati a una vita più lunga e sana. Un esempio emblematico è Luigi Cornaro, un nobile veneziano che, dopo aver constatato gli effetti negativi di uno stile di vita eccessivo, adottò una dieta rigorosa composta da piccole porzioni di uova, latte, brodo e verdure. Visse fino agli 80 anni e scrisse Discorsi sulla vita sobria, un’opera che suggeriva abitudini alimentari più sane, in parte attuali anche oggi. Persino, Isaac Newton, si interessò al tema, al punto da morire credendo che la sua ricerca alchemica fosse destinata a superare in importanza le sue leggi del moto.

Le moderne ricerche scientifiche hanno confermato che la restrizione calorica aumenta la longevità in diverse specie, dai cani ai primati, e un ampio studio suggerisce che possa valere anche per gli esseri umani. Tuttavia, la ricerca della longevità è stata anche caratterizzata da approcci discutibili, come le operazioni del medico di Chicago che nel 1923 trapiantava testicoli di uomini giovani su pazienti anziani, convinto di poter ringiovanire il corpo. Mentre il fisiologo austriaco Eugen Steinach promosse la vasectomia come metodo anti-invecchiamento, un intervento a cui si sottopose anche Sigmund Freud, che morì comunque di cancro a 83 anni.

Nel XIX secolo, guru della longevità e ciarlatani proponevano diete e rimedi improbabili, come evitare il sonno eccessivo, rinunciare all’acqua e persino vietare i romanzi che “avvelenavano la mente pubblica“. Alcuni sostenevano persino che l’etnia influenzasse la longevità: nel 1880, il New York Times riportò che le compagnie di assicurazione londinesi preferivano stipulare polizze per ebrei piuttosto che per cristiani, ritenendoli più longevi. Nel XX secolo, il progresso scientifico ha contribuito a un autentico aumento dell’aspettativa di vita, grazie alla filtrazione dell’acqua, agli antibiotici e ai vaccini. Ma le controversie non sono calate, anzi. Scienziati come Bogomolets, capo dell’Accademia delle Scienze dell’Ucraina, sostenevano che un siero derivato dal midollo osseo e dal sangue di cavallo potesse far vivere fino a 150 anni. Il Nobel Alexis Carrel, invece, affermava di aver mantenuto in vita il tessuto di un cuore di pollo per decenni. E Linus Pauling, una delle figure più importanti della biologia molecolare, promuoveva megadosi di vitamina C per prevenire il cancro e prolungare la vita fino a 150 anni, un’idea screditata alla sua morte nel 1994, a 93 anni.

La storia sembra insegnare che l’immortalità è un’impresa irraggiungibile. Tuttavia, il desiderio umano di allungare la vita persiste. Un’analisi condotta da ricercatori di Harvard e Oxford ha stimato che una scoperta capace di estendere l’aspettativa di vita di un decennio avrebbe un valore economico di 367 trilioni di dollari. Ma anche gli antichi mettevano in guardia dai pericoli di una vita troppo lunga: Plinio il Vecchio raccontava di uomini che vivevano fino a 800 anni, ma, stanchi della vita, finivano per gettarsi in mare.

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