Le scene di sesso nei film stanno tornando, ma con un nuovo volto: più complesse, ambigue e meno orientate all’erotismo tradizionale

Le scene di sesso nel cinema sono tornate, ma sono lontane dall’essere semplici momenti di erotismo gratuito. Il dibattito sulla loro necessità si ripresenta ciclicamente, spesso alimentato dai social media e dalle preferenze di un pubblico più giovane, in particolare della Gen Z, che sembra sempre più restia alla loro presenza sullo schermo. Eppure, le ultime premiazioni, gli Oscar su tutti, raccontano una storia diversa: la sessualità nel cinema è più viva che mai, solo che si manifesta in modi più sfumati e complessi.

Da Anora di Sean Baker a Nosferatu di Robert Eggers, fino a Challengers di Luca Guadagnino, il sesso sullo schermo oggi non è più un veicolo di pura eccitazione, ma una chiave per esplorare le dinamiche di potere, i desideri repressi e i conflitti interiori dei personaggi. In molti casi, le scene intime sono più tese che sensuali, più psicologiche che fisiche, lasciando lo spettatore con più domande che risposte.

Ecco cinque film recenti che usano il sesso in modo narrativamente significativo, ridefinendo il suo ruolo nel cinema contemporaneo.

1. Anora: il sesso come transazione e squilibrio di potere

La prima metà di Anora si sviluppa come una commedia romantica atipica, in cui una prostituta (Mikey Madison) e l’erede di un oligarca russo (Mark Eydelshteyn) si incontrano e, dopo un corteggiamento lampo, si sposano. Ma le scene di sesso tra loro sono tutto fuorché romantiche.

Una delle prime sequenze intime nel film è girata quasi come una gag: il rapporto dura meno di dieci secondi, con Ivan che raggiunge l’orgasmo troppo in fretta mentre Ani trattiene una risata. Il regista Sean Baker usa questa scena per stabilire le dinamiche irregolari tra i due: Ani ha esperienza, ma la ricchezza di Ivan la mette in una posizione di totale subordinazione. Solo nella seconda metà del film capirà quanto poco controllo abbia realmente su di lui.

anora

2. Nosferatu: tra orrore e desiderio

Il finale del Nosferatu di Robert Eggers è stato al centro di numerosi dibattiti sin dalla sua uscita. Ellen (Lily-Rose Depp) comprende che l’unico modo per fermare il regno del terrore del vampiro Orlok (Bill Skarsgård) è sacrificarsi, trattenendolo con sé fino all’alba.

Nel loro ultimo incontro, lei si spoglia e si lascia mordere, ma il modo in cui Eggers filma la scena la rende volutamente ambigua: Ellen è vittima o sta scegliendo volontariamente il proprio destino? La sua espressione mentre Orlok la morde suggerisce estasi più che dolore, e quando il vampiro si rende conto dell’arrivo del sole, lei lo culla teneramente, accettando il loro destino comune.

La sequenza solleva inevitabilmente delle domande: Orlok ha manipolato la mente e il corpo di Ellen, eppure, nel momento cruciale, Eggers sembra suggerire che lei abbia un certo grado di controllo. Il risultato è una scena carica di tensione erotica e macabra bellezza, in perfetta sintonia con il tono gotico del film.

Nosferatu

3. Babygirl: la sessualità come performance e vulnerabilità

In Babygirl, Halina Reijn porta la sessualità su un territorio scomodo e imprevedibile. Quando Romy (Nicole Kidman), una dirigente d’azienda, incontra il giovane dipendente Samuel (Harris Dickinson) in una stanza d’hotel, entrambi si trovano in una situazione che non sanno bene come gestire.

L’inizio della scena è quasi ironico: lui cerca di interpretare il ruolo del dominatore, ma la loro interazione è segnata da una tensione che sfida le dinamiche tradizionali di potere. Reijn si sofferma sul viso di Romy mentre Samuel infila una mano sotto la sua gonna, mostrando un mix di vulnerabilità e controllo.

La scena funziona perché riflette il tema centrale del film: Romy è consapevole della propria posizione di potere su Samuel, ma il loro incontro è tutt’altro che lineare. L’atto di ricevere piacere non la rende solo oggetto del desiderio, ma anche padrona della situazione.

Babygirl

4. Queer: l’asimmetria del desiderio

L’adattamento di Luca Guadagnino del romanzo di William S. Burroughs, Queer, è una meditazione sul desiderio non corrisposto e sulle relazioni sbilanciate. Il primo incontro sessuale tra Lee (Daniel Craig) e Allerton (Drew Starkey) è una delle scene più intense e psicologicamente complesse del film.

Dopo una notte di bevute, Allerton, visibilmente ubriaco, invita Lee a compiere un atto sessuale su di lui. Guadagnino gira la scena con un’intensità quasi sacrale, facendo sembrare Lee un devoto che adora il suo idolo. Allerton, dall’alto, lo osserva con un misto di lussuria e condiscendenza.

Qui il sesso non è un semplice scambio di piacere, ma un campo di battaglia emotivo. Lee è consumato dal desiderio, mentre Allerton è in una posizione di totale controllo, lasciando lo spettatore con una sensazione di disagio più che di eccitazione.

Queer

5. Challengers: il sesso come gioco di potere

Nonostante il marketing promozionale incentrato sulla sensualità, Challengers di Luca Guadagnino è sorprendentemente privo di scene di sesso esplicite. La vera tensione erotica è riservata al campo da tennis, con i personaggi che si affrontano più attraverso il linguaggio del corpo che con il contatto fisico.

L’eccezione è la scena iniziale in cui Tashi (Zendaya), Art (Mike Faist) e Patrick (Josh O’Connor), ancora adolescenti, condividono un momento intimo in una stanza d’albergo durante gli US Open. Tashi bacia entrambi i ragazzi, poi li invita a baciarla contemporaneamente sul collo, giocando con loro come farebbe su un campo da tennis.

La scena definisce il personaggio di Zendaya: il sesso per lei è un gioco, un modo per esercitare il proprio dominio emotivo e strategico. Guadagnino filma il momento con un’inquadratura fissa, lasciando che siano i movimenti dei personaggi a raccontare la loro relazione.

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