Il 13 marzo 1953, Julius Hlavaty, capo del dipartimento di matematica della prestigiosa Bronx High School of Science, si presentò davanti al Comitato per le operazioni governative del Senato degli Stati Uniti, presieduto dal senatore Joseph McCarthy. Considerato uno dei migliori insegnanti di matematica d’America, Hlavaty si trovò improvvisamente catapultato nel cuore della “Paura Rossa“, il periodo di caccia alle streghe contro presunti comunisti.
Ufficialmente, Hlavaty era stato convocato per discutere del suo contributo a Voice of America, il servizio di informazione sponsorizzato dal governo federale, ma l’audizione si rivelò rapidamente un attacco frontale: McCarthy, con il suo tipico stile inquisitorio, lo incalzò con domande sulla sua appartenenza all’American Labor Party e su un presunto passato comunista. L’insegnante ammise di essere stato iscritto all’ALP, ma rifiutò di rivelare dettagli sul suo passato politico. Il suo destino era già segnato: tre settimane dopo, fu licenziato per “insubordinazione”.
Mi sembra che il mio nome domani sarà diffuso su tutti i giornali del Paese, e quello che ho detto qui, che sarebbe la difesa più forte che avrei, non ci sarà. Quello che sta succedendo qui oggi significa, se non effettivamente, potenzialmente, la fine di una carriera.
La moglie di Hlavaty, Fancille, anch’essa insegnante, subì la stessa sorte. Il giorno del suo licenziamento, disse ai suoi studenti: “Non ho nulla da nascondere, ma le inquisizioni sulle convinzioni private di una persona, in particolare sul suo lontano passato, sono un pericolo“.
Non erano soli. Centinaia di insegnanti furono cacciati dalla professione tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, mentre molti altri furono intimiditi al punto da evitare qualsiasi argomento “controverso”. L’educazione americana divenne un campo di battaglia ideologico, un riflesso della paranoia politica in piena Guerra Fredda.
La Paura Rossa degli anni Cinquanta negli Stati Uniti fu un periodo di isteria collettiva in cui il timore della diffusione del comunismo portò a una massiccia repressione politica e sociale. Alimentata dalla Guerra Fredda e dalle accuse del senatore Joseph McCarthy, questa ondata di sospetti e persecuzioni colpì funzionari governativi, insegnanti, intellettuali, artisti e comuni cittadini, accusati, spesso senza prove, di essere simpatizzanti comunisti o spie sovietiche. Le indagini del Comitato per le attività antiamericane (HUAC) e le liste nere crearono un clima di censura e paura, minando la libertà di parola e segnando profondamente la società americana.
L’educazione come terreno di scontro ideologico
Le scuole sono sempre state strumenti di formazione e trasmissione dei valori nazionali, ma durante il maccartismo divennero un bersaglio privilegiato. La narrativa di McCarthy e dei suoi sostenitori si basava sull’idea che le scuole fossero infiltrate da insegnanti con idee socialiste o comuniste, i quali avrebbero influenzato le giovani menti. Il Chicago Tribune scrisse nel 1951:
La propaganda per il New Deal, il socialismo e lo ‘stato sociale’ viene riversata in dosi massicce tra i ragazzi delle scuole superiori americane.
Per i critici conservatori, l’istruzione pubblica gratuita e finanziata dallo Stato era di per sé un’idea sospetta e, con insegnanti come Julius e Fancille Hlavaty, sembravano aver trovato la prova di una sovversione in atto. Gli insegnanti, specialmente nelle grandi città, erano spesso progressisti, più istruiti e cosmopoliti rispetto alla media degli americani; alcuni avevano avuto simpatie comuniste negli anni Trenta e Quaranta, mentre altri semplicemente insegnavano idee condivise anche dalla sinistra più ampia, come i diritti civili, i diritti delle donne, il lavoro e la politica estera.
New York City fu il cuore della crociata anticomunista. Tra il 1940 e il 1942, due legislatori repubblicani, Herbert Rapp e Frederic Coudert Jr., organizzarono udienze segrete che preannunciarono il modus operandi delle future inchieste di McCarthy: i testimoni venivano costretti a fare nomi e gli informatori potevano restare anonimi. Il Board of Education adottò misure drastiche, licenziando chiunque si rifiutasse di collaborare o fosse identificato come “sovversivo” da almeno due testimoni.
Nel 1949, lo Stato di New York approvò la Legge Feinberg, un provvedimento che autorizzava il licenziamento degli insegnanti appartenenti a qualsiasi gruppo dichiarato sovversivo dal procuratore generale degli Stati Uniti. E l’anno successivo, il Consiglio scolastico di New York City avviò una serie di processi interni contro docenti sospettati di simpatie comuniste, intensificando la repressione contro il personale scolastico.
Uno degli insegnanti coinvolti, Irving Adler, decise di non subire passivamente questa ingiustizia e guidò un gruppo di sindacalisti in una battaglia legale contro il Board of Education. Il caso arrivò fino alla Corte Suprema nel 1952, diventando un punto cruciale nella lotta tra sicurezza nazionale e libertà di espressione. Ma con una decisione 6-3, la Corte stabilì che l’insegnamento non era un diritto, ma un privilegio e che l’interesse pubblico a proteggere gli studenti dall’influenza comunista superava i diritti garantiti dal Primo Emendamento. Nel loro feroce dissenso, i giudici Hugo Black e William O. Douglas, noti per la loro difesa delle libertà civili, denunciarono la decisione come una grave minaccia alla democrazia americana; sottolinearono come la legge Feinberg non offrisse alcuna tutela agli insegnanti, che non avevano modo di difendersi né di dimostrare l’eventuale non sediziosità delle organizzazioni di cui facevano parte.
“Qualsiasi organizzazione impegnata in una causa liberale, qualsiasi gruppo organizzato per ribellarsi a una tendenza isterica, qualsiasi comitato lanciato per sponsorizzare un programma impopolare, diventa sospetto ” – scrissero i due giudici – “In questo modo, la libertà di espressione verrà soffocata”.

L’inquisizione si estende ai college
L’ondata repressiva non si fermò alle scuole superiori, ma colpì duramente anche i campus universitari. Negli anni Cinquanta, decine di Stati vietarono ai comunisti di insegnare nei college pubblici, mentre le università private adottarono giuramenti di fedeltà per i loro professori. Harvard divenne un bersaglio particolarmente ambito. L’HUAC (House Un-American Activities Committee) raccolse testimonianze di ex studenti e docenti che affermavano di aver fatto parte di una cellula comunista a Harvard negli anni Trenta. Il fisico Wendell Furry, accusato di non collaborare con l’HUAC, si rifiutò di fare nomi e fu incriminato per oltraggio alla corte.
Nel 1953, l’Associazione delle università americane dichiarò che nessun comunista avrebbe dovuto insegnare nei college e molti presidenti di università, incluso James Conant della Harvard University, seguirono la linea. Come ha osservato la storica Ellen Schrecker:
I college e le università americane avevano dato a Joe McCarthy e all’HUAC voce in capitolo nella selezione delle loro facoltà.
Il ruolo dei gruppi di vigilanza e della censura
Nel settembre del 1949, una scultrice belga laureata a Yale, Suzanne Stevenson, fondò le Minute Women of the USA, un’organizzazione ultraconservatrice che può essere considerata una sorta di precursore degli attuali movimenti come Moms for Liberty. In meno di tre anni, il gruppo dichiarò di contare oltre 500.000 membri e si scagliò contro ogni presunta forma di comunismo, prendendo di mira in particolare il sistema educativo. Le Minute Women si concentrarono sul controllo dell’istruzione, individuando nei libri di testo e nei programmi scolastici una minaccia alla sicurezza nazionale. Stevenson fornì liste dei libri ritenuti sediziosi alle madri di alcuni alunni, esortandole a scandagliare le biblioteche scolastiche per individuare e segnalare qualsiasi testo sospetto. L’elenco delle opere messe all’indice si allargò sempre di più: inizialmente includeva scritti di intellettuali progressisti, ma presto finì per colpire anche autori e testi legati ai diritti civili, alla giustizia sociale e all’istruzione progressista.
L’organizzazione si attivò anche contro figure accademiche considerate pericolose. Ad esempio, la loro sezione di Houston protestò contro un discorso di Rufus Clement, presidente della storica Università di Atlanta, sostenendo che il suo supporto all’uguaglianza razziale fosse un segnale di simpatia comunista. Riuscirono persino a vietare un concorso di scrittura sponsorizzato dalle Nazioni Unite nelle scuole pubbliche di Houston e a far licenziare il vice sovrintendente del distretto, reo di averlo promosso.
Il gruppo ricevette un supporto significativo da organizzazioni nazionali, tra cui il National Council for American Education, fondato da Allen Zoll, un attivista di estrema destra che negli anni Trenta aveva creato un gruppo filofascista e antisemita chiamato American Patriots. Zoll, rifiutato persino dall’esercito americano per le sue idee estremiste, sfruttò l’isteria della Paura Rossa per presentarsi come un difensore dell’istruzione patriottica. Il suo gruppo pubblicò una serie di pamphlet allarmistici con titoli come Quanto sono rosse le scuole? e Vogliono tuo figlio, con l’intento di diffondere il panico e giustificare una vera e propria epurazione degli insegnanti progressisti.
Uno degli strumenti più pericolosi introdotti dalle Minute Women e dal National Council for American Education fu una lista nera degli insegnanti licenziati, che veniva distribuita ai distretti scolastici di tutto il Paese per impedire a chiunque fosse stato accusato di comunismo di trovare un nuovo impiego. Allo stesso modo, le liste di libri da loro marchiati come propagatori di idee comuniste portarono alla rimozione di centinaia di testi dalle biblioteche scolastiche. In alcuni casi, la censura arrivò alla distruzione fisica dei libri: una biblioteca in Oklahoma bruciò interi scaffali di testi ritenuti sovversivi, in una scena che ricordava le peggiori pagine della storia della repressione intellettuale. Anche il libro di geometria di Julius Hlavaty, Review Digest on Solid Geometry, fu incluso nella lista. L’ex insegnante, indignato, scrisse una lettera al New York Times:
Il mio libro consiste esclusivamente di domande e problemi di geometria solida. Tuttavia, si è ritenuto importante notificarne il divieto alle biblioteche all’estero, come se fosse un’opera pericolosa e controversa.
Nel clima di sospetto generale, genitori e studenti furono incoraggiati a fare da delatori e segnalare qualsiasi insegnante o preside sospettato di simpatizzare per il comunismo. In California, il commissario statale per l’istruzione chiese direttamente all’American Legion di raccogliere prove di attività sovversive nelle scuole pubbliche, mentre il governo federale fornì un ulteriore strumento di repressione: l’FBI, attraverso il programma Responsibilities, permetteva agli amministratori scolastici di ottenere informazioni riservate sui candidati sospetti. Secondo lo storico Beverly Gage, nel 1955 l’FBI aveva già soddisfatto oltre 900 richieste di questo tipo, facilitando il licenziamento e l’esclusione dal mondo accademico di centinaia di insegnanti.
Lezioni non ancora imparate
Durante il decennio del maccartismo, tra il 1946 e il 1957, non fu mai dimostrato che un singolo insegnante avesse effettivamente diffuso idee comuniste nelle scuole americane né tantomeno che avesse compiuto atti sovversivi contro il governo. Eppure, questo dato di fatto non servì a fermare l’isteria collettiva: la paranoia anticomunista continuò ad alimentarsi, sostenuta dall’idea che l’influenza sovversiva non agisse in modo palese, ma attraverso forme più sottili e insidiose. Il maccartismo ebbe conseguenze devastanti sull’educazione americana: centinaia di insegnanti persero il lavoro, migliaia furono intimiditi e costretti all’autocensura. Nel 1953, durante un discorso al Dartmouth College, il presidente Dwight Eisenhower, però, condannò la censura: “Non unitevi ai bruciatori di libri. Come sconfiggeremo il comunismo se non sappiamo cos’è, cosa insegna e perché ha un tale fascino per gli uomini?”.
Eppure, le battaglie culturali sull’istruzione non sono finite. Oggi, le controversie sui programmi scolastici, la censura imposta dall’amministrazione Trump e le pressioni ideologiche sugli insegnanti ricordano inquietantemente quel periodo. Le scuole rimangono un campo di battaglia per il controllo della narrativa nazionale, e il rischio di soffocare il pensiero critico e il dibattito aperto è sempre presente.
L’America sembra ancora dover imparare la lezione della sua stessa storia.