Raramente un nuovo prodotto riesce a far tremare l’intero mercato tecnologico, ma DeepSeek ci è riuscito. Il modello linguistico sviluppato dalla startup cinese ha fatto crollare l’indice Nasdaq di oltre il 3% e ha spazzato via il 17% della capitalizzazione di mercato di Nvidia, fino a quel momento la società più preziosa del mondo. Ma perché tutto questo panico?
L’effetto DeepSeek: perché Nvidia ha perso miliardi?
Nvidia è il cuore pulsante dell’industria AI. Fornisce i chip GPU che alimentano modelli di intelligenza artificiale come quelli di OpenAI, Microsoft, Meta e Alphabet. Con il boom dell’AI, i suoi profitti sono esplosi, quadruplicando dal 2022. Ma DeepSeek ha fatto vacillare questa certezza.
Il suo modello DeepSeek-R1 è stato addestrato su chip Nvidia, sì, ma su versioni più vecchie, perché le restrizioni statunitensi impediscono alle aziende cinesi di acquistare le GPU più avanzate. Questo significa che è possibile addestrare modelli AI competitivi con hardware meno potente e, soprattutto, meno costoso. Se questa tendenza dovesse continuare, Nvidia potrebbe vedere ridursi drasticamente la domanda per i suoi chip di fascia alta, mettendo a rischio i suoi margini di profitto. Da qui la fuga degli investitori.
Un problema solo per Nvidia? Non proprio
Se DeepSeek-R1 può competere con i giganti dell’AI a un costo inferiore, allora non solo Nvidia, ma anche aziende come OpenAI e Anthropic potrebbero dover rivedere le loro strategie. Finora, la loro scommessa è stata quella di investire miliardi in GPU, nella convinzione che ciò avrebbe permesso di sviluppare modelli sempre più potenti, giustificando così i prezzi elevati. Ma se arriva un concorrente che offre prestazioni simili a un prezzo molto più basso, questa logica inizia a scricchiolare.
L’adozione di DeepSeek è stata rapidissima: oltre 3 milioni di download in pochi giorni, scalando le classifiche degli app store e superando perfino ChatGPT. Il messaggio è chiaro: per gli utenti, il costo del passaggio da un chatbot all’altro è bassissimo. Se domani un altro modello AI offrisse prestazioni simili a un prezzo inferiore, il pubblico potrebbe abbandonare in massa i leader di mercato. Questo rende il settore più instabile di quanto molti investitori avessero previsto.
DeepSeek è una minaccia anche per OpenAI e Google?
Il modello di DeepSeek non solo è efficiente, ma è anche open source. Questo significa che sviluppatori e aziende possono scaricarlo ed eseguirlo autonomamente, riducendo la dipendenza dalle piattaforme AI a pagamento. Un approccio che ricorda la classica “tecnologia dirompente” descritta da Clayton Christensen: un prodotto inizialmente inferiore ai leader di mercato, ma molto più economico, che nel tempo diventa abbastanza buono da conquistare il pubblico.
Meta, Microsoft e Google insistono sul fatto che continueranno a spendere cifre enormi per addestrare modelli AI sempre più avanzati, convinti che la qualità farà la differenza. Ma se DeepSeek dimostra che una buona AI può essere realizzata senza budget astronomici, il rischio è che gli LLM diventino semplici commodities, intercambiabili e con margini di profitto sempre più bassi.
Il caso DeepSeek e la geopolitica dell’AI
DeepSeek non è solo un problema economico, ma anche politico. Alcuni governi hanno già messo nel mirino l’AI cinese. Stati Uniti, Giappone, Italia, Australia e India hanno imposto restrizioni o limiti al suo utilizzo, temendo che il chatbot possa raccogliere dati sensibili per conto del governo cinese.
Il Congresso USA sta valutando un disegno di legge per vietare DeepSeek sui dispositivi governativi, seguendo la stessa strategia usata per TikTok. Secondo un’analisi di Feroot Security, il chatbot conterrebbe un codice nascosto che potrebbe inviare dati di accesso a China Mobile, azienda di telecomunicazioni controllata dal governo cinese. Se queste accuse fossero confermate, si aprirebbe un nuovo fronte nella battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti.
Il futuro dell’AI: chi vincerà la corsa?
DeepSeek ha dimostrato che l’AI può essere potente, economica e accessibile, mettendo in crisi l’attuale modello di business dell’intelligenza artificiale. Se l’open source diventerà lo standard, le grandi aziende dovranno reinventarsi. D’altra parte, le preoccupazioni sulla sicurezza e il rischio di una “AI war” tra USA e Cina potrebbero cambiare le regole del gioco.
Nel frattempo, la domanda rimane: è DeepSeek l’inizio di una rivoluzione o solo un’illusione momentanea? I prossimi mesi saranno decisivi per capire se OpenAI, Google e Meta sapranno rispondere alla sfida o se la nuova ondata AI arriverà direttamente da Pechino.