Il calcio greco è un disastro. Non da oggi, ma almeno da una decina di anni. Tutto il sistema è marcio, impantanato in una melassa di violenza, corruzione e criminalità. La vittoria della Grecia a Euro 2004 si è rivelata un fuoco di paglia, un intermezzo incantato in una storia altrimenti brutta.
Pochi lampi, poche giocate da lasciarti a bocca aperta, nulla lasciato alla fantasia ma tutto in mano a fraseggi sterili, giocando di rimessa nell’attesa dell’errore dell’avversario. Siamo, del resto, nell’era del gegenpressing: giocate singole carenti a favore di un’intesa corale soporifera.
Se davanti ad un caffè ci chiedessimo (come realmente capitato) da quali nomi dovremmo cominciare per spiegare i trasferimenti internazionali di oggi, sceglieremmo, senza ripensamenti, queste tre: Hugo Enynnaya, Carlos Tevez e Javier Mascherano. D’altronde, se si vuole capire il mondo e soprattutto, il calcio di oggi, probabilmente un po’ da lontano bisogna partire. Non da lontanissimo, ma almeno dalla fine degli Anni Novanta.
Nell’era delle squadre controllate da governi e agevolate da federazioni ammiccanti, il quadro normativo attuale risulta inadeguato. Serve cambiare approccio perché alla fine deve valere sempre il vecchio assioma che “il calcio appartiene ai tifosi”. Qualunque sia la tua opinione sulla ricchezza del Manchester City, della Juventus o dei proprietari del PSG, servono nuove regole.

About

Zeta è il nostro modo di stare al mondo. Un magazine di sport e cultura; storie e approfondimenti per scoprire cosa si cela dietro le quinte del nostro tempo,