La storia di Hakim Ziyech è perfetta per raccontare quella della comunità marocchina in Olanda, spesso dimenticata ma di antica origine ed in grado di generare gioielli d’inestimabile valore
Oggi non si inventa il calcio, lo si guarda come un bel film, dove gli attori interpretano (o dovrebbero) se stessi in un mondo fittizio.
Il calcio greco è un disastro. Non da oggi, ma almeno da una decina di anni. Tutto il sistema è marcio, impantanato in una melassa di violenza, corruzione e criminalità. La vittoria della Grecia a Euro 2004 si è rivelata un fuoco di paglia, un intermezzo incantato in una storia altrimenti brutta.
Dopo il cambio di sede della finale Champions 2021-22 da San Pietroburgo a Parigi Saint-Denis , il calcio europeo sembra aver alzato un muro contro la Russia.
"L'Inghilterra è il paradiso dell'individualità, eccentricità, eresia, anomalia, hobby e umorismo" ebbe a dire il grande scrittore spagnolo George Santayana, parlando del popolo britannico.
Talent scout, preparatori, presidenti con la passione del calcio, potrebbero rivelarsi nel tempo un antidoto allo strapotere dei grandi gruppi commerciali, almeno nell’ambito dei risultati.
Pochi lampi, poche giocate da lasciarti a bocca aperta, nulla lasciato alla fantasia ma tutto in mano a fraseggi sterili, giocando di rimessa nell’attesa dell’errore dell’avversario. Siamo, del resto, nell’era del gegenpressing: giocate singole carenti a favore di un’intesa corale soporifera.
Se davanti ad un caffè ci chiedessimo (come realmente capitato) da quali nomi dovremmo cominciare per spiegare i trasferimenti internazionali di oggi, sceglieremmo, senza ripensamenti, queste tre: Hugo Enynnaya, Carlos Tevez e Javier Mascherano. D’altronde, se si vuole capire il mondo e soprattutto, il calcio di oggi, probabilmente un po’ da lontano bisogna partire. Non da lontanissimo, ma almeno dalla fine degli Anni Novanta.
Nell’era delle squadre controllate da governi e agevolate da federazioni ammiccanti, il quadro normativo attuale risulta inadeguato. Serve cambiare approccio perché alla fine deve valere sempre il vecchio assioma che “il calcio appartiene ai tifosi”. Qualunque sia la tua opinione sulla ricchezza del Manchester City, della Juventus o dei proprietari del PSG, servono nuove regole.
Come e perché il calcio si sia fermato, con tutte le polemiche annesse e connesse di cui vi abbiamo tenuti aggiornati nelle scorse settimane, ormai è chiaro se non lapalissiano.
È lampante ora più che mai l'unica verità che il calcio può consegnarci è che nessuna squadra ha un proprio, unico e definito DNA.