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La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Svizzera per le politiche insufficienti per il clima

Un gruppo di anziane donne svizzere riunite in un’associazione, Donne anziane per la protezione del clima, ha ottenuto la prima vittoria assoluta in una causa sul clima presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Le donne, per lo più settantenni, hanno sostenuto che la loro età e il loro sesso le rendono particolarmente vulnerabili agli effetti delle ondate di calore legate ai cambiamenti climatici. La Corte ha dichiarato che gli sforzi della Svizzera per raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni sono stati tragicamente inadeguati. È la prima volta che la potente corte si pronuncia sul riscaldamento globale. Martedì, l’attivista svedese Greta Thunberg si è unita agli attivisti che festeggiavano presso la corte di Strasburgo.

Non riusciamo ancora a crederci. Continuiamo a chiedere ai nostri avvocati: ‘è vero?‘”, ha dichiarato Rosemarie Wydler-Walti, una delle leader delle donne svizzere, all’agenzia Reuters. “E ci dicono che è il massimo che si poteva avere. La più grande vittoria possibile.

Questo è solo l’inizio del contenzioso sul clima“, ha affermato Thunberg. “Ciò significa che dobbiamo lottare ancora di più, poiché questo è solo l’inizio. Perché in un’emergenza climatica è in gioco tutto.

Foto: Reuters

La sentenza non avrà conseguenze pratiche immediate: l’Ufficio federale di giustizia svizzero ha detto che la studierà per stabilire quali azioni debbano essere prese dalla Svizzera per il futuro, e intanto la Corte ha ordinato allo stato svizzero di pagare 80mila euro per coprire le spese legali dell’associazione. I Paesi che riconoscono la Corte europea per i diritti dell’uomo sono impegnati a dare esecuzione alle sue decisioni, ma la Corte lascia generalmente ampia libertà nella scelta delle misure da attuare. Nonostante questo, la decisione è stata comunque definita “storica”. Non solo è la prima in cui il tribunale internazionale dà ragione ai ricorrenti sul cambiamento climatico, ma influenzerà anche gli approcci adottati da altri tribunali internazionali e dai tribunali nazionali dei singoli Paesi europei su casi analoghi, che negli ultimi anni sono diventati piuttosto frequenti come forma di attivismo climatico.

Secondo Reuters, la presidente svizzera, Viola Amherd, ha dichiarato di aver bisogno di leggere attentamente la sentenza prima di commentare. Ha affermato: “La sostenibilità è molto importante per la Svizzera, la biodiversità è molto importante per la Svizzera, l’obiettivo zero emissioni è molto importante per la Svizzera“.

La CEDU ha giudicato che contrastare gli effetti del cambiamento climatico rientri tra i doveri degli Stati per garantire il “diritto al rispetto della vita privata e familiare“. Ha riconosciuto che la Svizzera non ha onorato questo dovere perché non ha ancora quantificato come ridurrà le proprie emissioni di gas serra, e perché in passato non aveva rispettato alcuni impegni che si era presa in questo senso. I governi di tutto il mondo si sono impegnati a ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, ma scienziati e attivisti affermano che i progressi sono troppo lenti, e che il mondo non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo cruciale di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C. Il più grande partito svizzero di destra, l’UDC, ha condannato la sentenza, definendola uno scandalo e minacciando di lasciare il Consiglio d’Europa.

La corte ha respinto altri due casi simili, presentati da sei giovani portoghesi e da un ex sindaco francese. Entrambi sostenevano che i governi europei non fossero intervenuti abbastanza rapidamente sul cambiamento climatico, violando così i loro diritti. I primi, di età compresa tra 12 e 24 anni, avevano sostenuto che le ondate di caldo e gli incendi sempre più estremi li avevano resi incapaci di uscire per giocare, andare a scuola, causando anche attacchi di ansia climatica. Ma la CEDU ha affermato che il caso doveva essere deciso prima in Portogallo. Sofia Oliveira, attivista di 19 anni, ha dichiarato alla BBC di essere delusa ma che la vittoria delle donne svizzere “è una vittoria anche per noi e una vittoria per tutti“. L’ex sindaco transalpino di Grande-Synthe, invece, sosteneva che l’inerzia del governo francese avrebbe rischiato di sommergere la sua città nel Mare del Nord. L’accusa è stata respinta perché l’uomo non viveva più in Francia, e per le regole della CEDU i ricorrenti devono dimostrare di essere vittime dirette di violazioni dei diritti umani.

Il verdetto sui tre casi menzionati dimostra “l’importanza crescente delle cosiddette climate litigation (o cause climatiche). I pronunciamenti della Grande camera della Cedu potrebbero avere ripercussioni significative sulla giurisprudenza in materia di clima e diritti umani: si prevede infatti una sentenza di principio, alla quale tutti gli Stati del Consiglio d’Europa, Italia inclusa, dovranno fare riferimento“, ha dichiarato Greenpeace.

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