Antonella González

Il ruolo delle donne: il caso Antonella González

Una donna può essere tante cose. Tutti sono d’accordo sul fatto che una donna può essere una moglie, una madre, una figlia, una sorella, un’amica, una compagna. Il gruppo di assenso si riduce notevolmente quando si afferma che una donna può essere un capo, una presidentessa, una manager, una campionessa e così via…

Ma cosa succede se una donna decide di voler più di un appellativo per descrivere se stessa? Ancora troppo spesso le dicotomie incombono inesorabili sulla testa delle donne: famiglia o carriera, successo o affetti, figli o lavoro.

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Ma ci sono donne che decidono di avere entrambi, di non lasciarsi schiacciare dalle dicotomie e dai giudizi, benché per loro il prezzo da pagare sia esageratamente più alto di quello che invece spetta ai loro uomini. Il mondo dello sport non è da meno quando si parla di parità tra uomini e donne, tanto che ancora oggi le categorie femminili di alcuni sport, il calcio su tutti, sono agli occhi della maggior parte del pubblico una sorta di categoria inferiore: un po’ come la squadra dei bambini dilettanti contro gli adulti professionisti. Se il sentimento di disparità generalizzato accomuna tutto il mondo, ci sono alcuni contesti sociali nei quali le donne sono ben lontane dal raggiungere, anche solo nella teoria, l’effettiva parità con il mondo maschile.

Tra questi paesi, l’Argentina risulta in ritardo di diversi anni rispetto a Paesi – tra cui anche l’Italia –dove la situazione sembra muoversi verso un maggiore riconoscimento delle atlete professioniste. Strano ma vero, proprio l’Argentina è stata il set di un evento che ha lanciato con la sua semplicità e naturalezza un messaggio importante a tutto il mondo. Lo sport in questione è il basket, in particolare la partita Rocamera – Velez, che ha visto la vittoria della prima per 61- 44. Protagonista assoluta del match Antonella González, che ha giocato per ben 25 minuti nei quali ha portato a casa 8 punti, 2 rimbalzi e 3 recuperi.

Sarebbe bello pensare che solo per questo la campionessa argentina sia finita su tutti i giornali nazionali e esteri, ma purtroppo il mondo reale è un altro. Dieci anni di carriera nella seconda divisione argentina non sono bastati a risparmiarle la polemica che nelle ultime settimane ha infiammato il web.

Infatti, la González è stata immortalata ad allattare la figlia Madeline di 11 mesi durante un intervallo della partita; un gesto che fa parte della natura stessa degli esseri viventi e che, invece, è stato interpretato come un evento straordinario da commentare e, perché no, condannare. La campionessa è rimasta molto colpita dalla reazione del pubblico; secondo quanto lei stessa afferma, anche la madre era solita farlo con lei.

Più che altro mi stupisco io che ci sia ancora chi si stupisce. Perché essere mamme non impedisce di essere anche atlete.

Da quando è nata la figlia Madeline, Antonella González è riuscita a coniugare perfettamente il ruolo di madre con quello di atleta professionista, tuttavia, la sua è stata una situazione molto più fortunata di quella di tante altre colleghe. Infatti, il Rocamora, piccola isola felice nel mondo dello sport femminile argentino, le ha messo a disposizione un’assistente personale che l’aiuta a prendersi cura della figlia durante le trasferte e nel corso dei match. In generale, il team argentino si è sempre preso cura delle esigenze delle proprie atlete, soprattutto se incinte o madri. Per tante altre donne, la situazione non è per nulla semplice e Antonella ha voluto trarre anche il buono dal caos mediatico generato dal suo gesto:

Sarebbe bello che ci fosse una presa di coscienza diffusa che ci aiuti a fare un passo verso il professionismo e verso condizioni equiparabili a quelle degli uomini.

La strada, però, appare ancora molto lunga e l’episodio di Antonella González lo dimostra. Ancora una volta il ruolo di una donna come campionessa di basket e madre è apparso sotto una strana luce, poiché Antonella con il suo gesto di allattare la sua bambina a bordo campo non ha fatto altro che mettere in luce che le dicotomie non esistono, quando si parla dei ruoli di una donna. Lei, come tante altre donne nel mondo, ha scelto di essere campionessa e madre, insieme a tante altre cose. Perché, probabilmente, il messaggio che va diffuso è che una donna non si può catalogare in un ruolo.

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