David Moore, Migrants arriving in Sydney, 1966, purchased 1976 © Lisa, Michael, Matthew and Joshua Moore
David Moore, "Migrants arriving in Sydney", 1966, purchased 1976 © Lisa, Michael, Matthew and Joshua Moore

Addio cugini

Secondo uno studio sulla famiglia pubblicato a dicembre nei Proceedings of the National Academy of Sciences USA, in tutto il mondo le famiglie si stanno riducendo. La ricerca, utilizzando dati demografici internazionali per ogni Paese, prevede che la composizione delle reti familiari cambierà, con nonni e bisnonni che vivranno più a lungo, ma il numero di cugini e nipoti diminuirà. Lo confermano anche le ultime previsioni Istat che prefigurano un calo della popolazione italiana nel 2080 a 45,8 milioni contro gli attuali 59 milioni. Gli over 65 saranno un terzo degli abitanti e le famiglie non supereranno la media dei due componenti per nucleo. Un’Italia e un mondo dunque più vecchi e più solitari.

L’evoluzione della popolazione totale – spiega l’Istat – rispecchia il principio, tipico delle previsioni demografiche, di risultare tanto più incerta quanto più ci si allontana dall’anno base“. Nel giro di venti anni nel nostro Paese si prevede un aumento di oltre 850mila famiglie: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Ma si tratterà di famiglie “sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione“, il cui numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13.

Secondo lo studio, guidato dai ricercatori dell’Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock e dell’Università di Buenos Aires e Hal Caswell dell’Università di Amsterdam, ogni individuo avrà circa il 35% in meno di parenti. Pertanto, nel prossimo futuro il numero di cugini e nipoti diminuirà contrariamente al numero di bisnonni e nonni che registrerà un aumento notevole, andando a modificare drasticamente la struttura della famiglia. I cali maggiori sono previsti in Zimbawe, Cina e India, mentre in Italia e negli Stati Uniti la discesa sarà più lieve perché già è in corso un drammatico calo demografico. Per rendere più chiaro il cambiamento che subirà la struttura familiare, i ricercatori hanno preso ad esempio una donna di 65 anni che nel 1950 (durante il boom economico del dopoguerra) aveva 56 parenti in vita, mentre entro il 2095 si stima che avrà solo 18,3 parenti (con un calo del 67%). Nel Nord America e in Europa, dove le famiglie sono già relativamente piccole, i cambiamenti saranno invece meno pronunciati: se nel 1950 una donna di 65 anni aveva circa 25 parenti in vita, nel 2095 ne avrà solo 15,9.

Come cambia il numero dei parenti per una donna di 65 anni – Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock

Una delle cause di questo fenomeno è il procrastinamento delle coppie a formare una famiglia: fanno sempre meno figli e più avanti con l’età. Questo spiega perché i bambini di oggi non hanno tanti fratelli e sorelle come nelle generazioni precedenti, e di conseguenza cugini. Un trend questo non nuovo. Anzi, come insegnano gli storici, la natalità è da sempre soggetta alle scelte individuali e quindi condizionata da fattori sociali e culturali. Nella società di antico regime, ad esempio, solo le famiglie aristocratiche comprendevano più nuclei conviventi, mentre quelle contadine non raggiungevano mai dimensioni molto ampie, anche a causa della minor durata della vita media, dovuto alle peggiori condizioni sanitarie ed alimentari nella campagne. Come nell’Ancien Régime anche oggi il calo della natalità è dettato da ragioni economiche e sociali. Prima fra tutte, l’incertezza del futuro che porta le coppie a sposarsi e a creare una famiglia sempre più in tarda età rispetto ai genitori; un ritardo che secondo i demografi riduce la fecondità mediamente del 25%. Ed è interessante notare come l’economista Thomas Malthus nel Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società considerava il matrimonio tardivo uno dei più importanti metodi di controllo della natalità durante l’età moderna.

Al contrario, conseguenza tipicamente contemporanea del calo demografico è il divario tra i parenti più giovani e quelli più anziani, che impatterà sulle reti familiari che diventeranno non solo più piccole ma anche più vecchie. In Italia ad esempio, si stima che l’età media della nonna di una donna di 35 anni “passerà dai 77,9 anni del 1950 a 87,7 anni del 2095“. Questo significherà che i nonni non saranno più in grado di offrire assistenza e sostegno ai loro figli e nipoti come in passato, ma piuttosto saranno loro ad averne bisogno. Se le proiezioni si riveleranno corrette, si verificherà uno spostamento verso famiglie più “verticali” con più generazioni e meno membri per ciascuna di esse.

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