ondina valla

Ondina Valla, la donna che fece cambiare idea al Duce

Ci sono donne che hanno cambiato la Storia e poi ci sono donne che silenziosamente sono state il cambiamento, forse senza neanche saperlo. Quella di Ondina, che raccontiamo qui, è una di queste, una di quelle storie che senza far troppo rumore ha cambiato un po’ la Storia o almeno ha mostrato che il Re era nudo, prima che lo potessero vedere tutti. Partiamo dal fatto che Ondina non è il vero nome della nostra protagonista. Il soprannome poetico è frutto dell’errore di un giornalista che invece di chiamarla con il suo vero nome Trebisonda, la chiamò TrebiTonda, da lì tutti per assonanza iniziarono a chiamare quella ragazza Ondina, come se fosse il personaggio di una favola per bambini. Che nome strano, frutto di un padre che si era innamorato dell’omonima città turca. Ondina nasce nel 1916 e non ha il tempo di chiedersi cosa pensa della politica, Ondina è fascista, nata fascista e se qualcuno vuole fare dello sport deve ingraziarsi un regime fascista assai ondivago in termini di scelte riguardanti le donne. Già, perché Benito Mussolini non è certo un retrogrado nell’immaginare uno Stato Fascista, anzi, il suo governo prevede che le donne votino e guarda di buon occhio il vento che dall’estero porta il grande cambiamento del suffragio femminile. Il Duce ci tiene alle “proprie” donne, mica come i suoi avversari politici. Ma Ondina è una bambina a quel tempo e il Duce ha da costruire un impero, fra i due non c’è ancora alcun nesso.

Ondina Valla in allenamento

Ondina ha tredici anni, siamo nel 1929 quando viene chiamata a difendere i colori della propria scuola, la Muzzi, nelle gare fra istituti cittadini a Bologna. Con due risultati straordinari per la sua età, sale sul podio della gara di salto in lungo e salto in alto. Un risultato impressionante che appare anche naïf visto che Ondina non porta scarpe chiodate ma semplicissime scarpe da tennis. Viene notata da tutti, quella ragazzina dall’aria strampalata anche perché guardandola ci si mette poco a capire che è un fenomeno della natura. Ma al terzo posto c’è un’altra enfant prodige dell’atletica italiana, si chiama Claudia Testoni. Tutte e due bolognesi, Ondina e Claudia vivono a poche centinaia di metri una dall’altra, tutte e due allenate dal capitano Costa. Saranno proprio queste due eterne rivali tra qualche anno a contendersi i primati mondiali dell’atletica femminile e a mettere in imbarazzo il fascismo. Nel frattempo, il Podestà di Bologna, Leandro Arpinati, fonda una Bologna sportiva, un’associazione che vuole sostenere e promuovere lo sport nella città in ogni sua disciplina. Ondina diventa ovviamente il fiore all’occhiello della società sportiva che la sostiene vantandone i risultati nelle più alte sfere del Fascismo. Di Ondina si chiacchiera; chiunque la veda gareggiare nel salto in alto, nel salto in lungo o nella corsa non può fare a meno di chiedersi dove arriverà. La ragazzotta ha una caratteristica che fa impazzire i suoi preparatori: in ogni disciplina in cui si cimenta riesce ad essere la migliore. Ondina sembra non avere rivali tanto nel salto in alto quanto nella corsa di velocità, un’atleta completa.

ondina valla e claudia testoni
Le amiche rivali: Claudia Testoni (a sinistra) e Ondina (a destra)

Le gambe di Ondina costringono lo spazio e il tempo anche meglio della appena nata teoria di Albert Einsten; sembra che mentre spicchi il volo il resto del mondo rallenti. Ondina ancora sta planando dall’ultimo salto in alto quando arrivano le Olimpiadi di Los Angeles, siamo nel 1932. La ragazza ha sedici anni e non è più una promessa, è già una risorsa dello sport italiano. Ma nel partito fascista la discussione è aperta sulla questione sport femminile, la stragrande maggioranza dei gerarchi propende perché le donne stiano a casa a fare figli, vera natura, a dir loro, del gentil sesso. Achille Starace, Presidente del CONI, afferma di “essere sempre stato del parere che la donna debba essere eliminata dallo sport agonistico“. Ma Mussolini ha un’opinione differente, sta alla finestra ad osservare, soprattutto si rende conto che all’estero anche le donne servono la propria patria.

Ridicolo che a difendere i colori di una Nazione, potente e civile come la nostra, debba essere chiamato di tanto in tanto un gruppo di donne più o meno interessanti e intelligenti.

Renato Ricci, responsabile dell’Opera Nazionale Balilla

Quando ormai Ondina, unica donna convocata alle Olimpiadi in un team completamente maschile, è sull’aereo alla volta di Los Angeles arriva il niet del Vaticano. Mussolini ha firmato i Patti Lateranensi tre anni prima, non si oppone alla decisione anche se probabilmente lo fa a denti stretti. Così il governo fascista deve registrare il grande successo delle atlete femminili straniere, portate come esempio di forza dai rispettivi Paesi, e considerare che Ondina se fosse andata a Los Angeles sarebbe stata l’atleta più giovane di sempre ad aver partecipato alle Olimpiadi. Un record che il regime fascista si è fatto strappare dalle mani. Seguono a quella mancata partecipazione anni di risultati altalenanti per Ondina, ma comunque nel 1936 è convocata per partecipare alle Olimpiadi di Berlino. La musica è cambiata anche tra i fascisti che ora vedono la possibilità di affermare attraverso le proprie atlete una superiorità tutta italiana. Usanza quella di usare lo sport femminile come medaglia nazionale, ampiamente utilizzata dagli altri Paesi. Così Ondina diventa il simbolo della sana e robusta costituzione italiana, la stampa impazzisce per lei, e la definisce “il sole in un sorriso. Ma la ragazza apre delle discussioni nella società italiana, addirittura fra i propri genitori pare vi sia una diatriba sull’attività sportiva della figlia. Ma i più in imbarazzo ovviamente sono i gerarchi fascisti. Se pensate che solo qualche anno prima Renato Ricci, responsabile dell’Opera Nazionale Balilla, si era battuto per eliminare la presenza femminile alle Olimpiadi affermando che era: “ridicolo che a difendere i colori di una Nazione, potente e civile come la nostra, debba essere chiamato di tanto in tanto un gruppo di donne più o meno interessanti e intelligenti“. Ma le opinioni cambiano quando si più guadagnare un’affermazione mondiale, ogni mezzo è lecito in guerra, più che in amore, si sa.

Siamo già a Berlino nel 1936, l’Olimpiade per cui il Führer ha speso moltissimi soldi e che vuole sia ricordato come un evento eccezionale, un evento documentato dall’astro nascente della cinematografia tedesca, Leni Riefenstahl. L’Olimpiade del 1936 sarà infatti ricordata come il massimo esempio di sfruttamento politico di un evento sportivo. Hitler vuol fare bella figura con la platea internazionale, arriva addirittura a far cancellare le scritte antisemite sui muri, come gesto di distensione. A volte l’ospitalità cosa arriva a fare. È un Olimpiade confusa quella del 1936 dove si incroceranno tante storie, ma noi seguiamo Ondina e il suo sorriso. Il 5 Agosto del 1936 intorno alle 17.30 tutto è pronto per la sfida degli 80 metri ad ostacoli. Ondina non è in forma e, infatti, parte male, anzi malissimo. Ma dopo un quarto di gara succede qualcosa, Ondina cambia passo, riprende fiato. Corre gli ultimi 60 metri senza minimamente calcolare la posizione delle altre concorrenti che rimangono spiazzate dallo stacco. Ondina accelera, le altre rimangono dietro. Con il risultato di 11″7 è prima e sale sullo scalino più alto del podio. L’Italia fascista conquista grazie alla sua ragazza una medaglia d’oro importante sotto gli occhi ammirati di Adolf Hitler. Ondina, che è fascista, ricambia salendo sul podio con una bella mostra del saluto romano mandando in brodo di giuggiole i due dittatori. Ma c’è un ultima inquadratura che vogliamo portarci via da quella strana Olimpiade. Un po’ defilata rispetto al podio c’è una vecchia conoscenza di Ondina: Claudia Testoni, la rivale di sempre, ancora lì. Ironia della sorte per tutti i tifosi italiani era la favorita per quella gara. È il 1936 ed l’anno in cui Ondina ha ribaltato la scena italiana senza dire una parola, solo correndo. Del resto, sarebbe stato inimmaginabile per una donna poter rivendicare alcunché in quel contesto. Ma forse non le interessa, lei corre. Ma è grazie alla sua vittoria berlinese che il governo fascista compirà un doppio salto carpiato ritenendo ora le donne piena espressione della forza italica. Il 5 settembre del 1936 è il Duce in persona ad invitare Ondina a Palazzo Venezia per celebrare la vittoria azzurra. Ondina a questo punto è addirittura oggetto di propaganda. Achille Starace solo due mesi dopo la vittoria alle Olimpiadi, con una rivoluzione copernicana, arriverà ad affermare che: “Addosso a noi si appuntano gli occhi delle donne fasciste, le quali acquistano con molta facilità una spiccatissima competenza in materia sportiva“. Ondina ce l’ha fatta, il governo fascista si è dovuto piegare alle sue lunghe gambe. Ondina continuerà nella sua attività agonistica per alcuni anni, fra primati e buoni risultati anche se meno simbolici di quella vittoria straordinaria alle Olimpiadi del 1936. Alcune storie cambiano il mondo, altre storie cambiano un pezzo di mondo.

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